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27 set 2010

Licio Gelli e l'inchiesta sulla P3 «La nostra P2 era una cosa seria»

«Noi contavamo su ministri, generali, economia

ed editoria. Volevano fare il bene del Paese»

Licio Gelli (Ansa)
Licio Gelli (Ansa)
MILANO - «La P3? Qualcuno ha cercato di superarmi, senza riuscirci. Mi pare si tratti di reati comuni e non di cospirazione». A parlare è Licio Gelli. In un'intervista che il quotidiano L'Unione Sarda anticipa e che sarà in edicola domenica l'ex Venerabile della loggia massonica P2 liquida con poche parole l'inchiesta della Procura di Roma che ha portato in carcere Flavio Carboni. «Come si fa a paragonare un'associazione massonica, e dunque seria, com'era la P2 a un sodalizio tra affaristi, finalizzato solo a fare soldi? Noi potevamo contare - spiega Gelli al giornalista del quotidiano cagliaritano - su sei ministri, un'ottantina di generali, il mondo dell'economia e dell'editoria. Tutti legati da un'idealità: fare il bene del Paese e cercare di regalargli istituzioni più forti. Eravamo legati dall'anti-comunismo, non dalla voglia di fare affari. Carboni? Mai conosciuto». (Fonte Ansa)


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