La genialità e lo studio non riempiono il portafogli. Il sito inglese Ancestry.co.uk ha pubblicato oltre sei milioni di testamenti di età vittoriana e della prima metà del XX secolo. Svelati così alcuni dubbi. Chi l'avrebbe mai detto, ad esempio, che Charles Dickens, uno dei più importanti romanzieri britannici, che tanto nelle sue opere ha descritto le condizioni di indigenza della classe operaia, lasciò una somma pari a 7milioni di sterline attuali?
Dickens poté ritenersi infatti molto fortunato, al contrario di molti contemporanei, la ricchezza gli arrise in vita. Meglio ancora fece Charles Darwin il cui patrimonio varrebbe, oggi, 13 milioni di sterline. L'elenco del sito inglese annovera anche uno dei più importanti economisti della storia del secolo scorso, Karl Marx, che a differenza di Dickens, visse di stenti. I suoi eredi infatti di poco potranno "giovare" dell'eredità dell'intellettuale tedesco che fu alquanto esigua.
Rimanendo nel campo della scrittura, Arthur Conan Doyle scriveva i racconti di Sherlock Holmes fra un paziente e l'altro: lo studio medico non gli dava di che vivere ma la penna sì, tanto da passare agli eredi l'equivalente di tre milioni di sterline. Peggio andò a Lewis Carroll (l'autore di Alice nel Paese delle Meraviglie) e D. H. Lawrence (che ha scritto L'amante di Lady Chatterley ), con un patrimonio di poche centinaia di migliaia di sterline.
Nonostante la storia lo additi come totale fallimento politico, il premier britannico Neville Chamberlain accumulò oltre 4 milioni di sterline; al contrario, Marx ne lasciò 250 dell'epoca - circa novemila di oggi - alla figlia Eleanor. Mentre l'ironico Oscar Wilde: "Non ho altro con me se non il mio genio", disse, e aveva quasi ragione. Morto a Parigi nel 1900, lasciò ai posteri un patrimonio di appena 19mila sterline e, naturalmente, il genio.
Nessun commento:
Posta un commento