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15 lug 2010

Assalto all'Appia antica ecco la piscina mimetizzata

Assalto all'Appia antica
ecco la piscina mimetizzata

Abuso edilizio con il trucco a Roma: un clic e la struttura si nasconde con il prato finto. Undici metri per sei. Il proprietario denunciato per violazioneAssalto all'Appia antica ecco la piscina mimetizzata

ROMA - La struttura è da accampamento militare. Una copertura metallica, rivestita con un praticello in erba sintetica e ornata da vasi con vere piante rigogliose, che, a un clic di telecomando, scorre sui binari e svela ai bagnanti ciò che perfettamente mimetizzava nel verde di Roma: una piscina da 11 metri per 6 scavata nel terreno inviolabile dell'Appia Antica. Siamo al civico 219/a della "Regina viarum", che dal dopoguerra è (sarebbe) l'area archeologica più vincolata d'Italia. Invece il Parco è continuamente violato da costruzioni illegali e attraversato da 2000 macchine l'ora nelle ore di punta.

A scoprire il nuovo abuso nella villa privata, dopo le piscine dei circoli sportivi scovate e sequestrate due anni fa a via Appia nuova (Sporting Palace) e in via dell'Almone (Circolo tennis Acquasanta), sono stati gli archeologi della Soprintendenza statale. Oltre la recinzione della proprietà di Filippo Guani affacciata su uno dei punti più importanti di via Appia Antica, il tratto compreso tra i sepolcri romani di Claudio Secondo e quello della famiglia Rabiri, ecco brillare il blu di una vasca piena d'acqua. Ed è partita la denuncia alla procura per violazione dell'area protetta.

I padroni dei terreni (il 95% dei 3500 ettari del Parco è in mano ai privati) sono obbligati a chiedere il permesso anche per un gazebo estivo. O per una festa che preveda l'accensione delle fiaccole, visto il pericolo incombente di roghi. La proprietà della mega villa con piscina, nel 2008 aveva chiesto il permesso proprio per una cisterna interrata, utile "contro eventuali incendi". Permesso accordato. Ma invece del pozzo d'acqua piovana ecco una piscina. Di espedienti come questo sono piene le carte nelle migliaia di domande di sanatoria che ancora aspettano di essere respinte. Inoltre, l'Ufficio condono del Comune è paralizzato (la società che lo mandava avanti è fallita e ha lasciato a casa 300 dipendenti). E ci ha pensato l'XI circoscrizione, presieduta da Andrea Catarci (Sel), con la Regione (durante la giunta di centrosinistra), a mettere a segno demolizioni nelle proprietà di Gaucci o del costruttore Scarpellini (un parcheggio accanto alla villa che fu della Mangano), mentre si attende di intervenire contro gli edifici illegali della "Posta del Borgo" nella tenuta della Farnesiana.

"E' assurdo, sono ancora in piedi domande dei condoni dell'85, del '95 e del 2003" ha denunciato il sottosegretario Francesco Giro. E mancano i soldi per arricchire le proprietà demaniali e mettere così l'Appia al riparo degli abusi, anche recentissimi: costruzioni illegali favorite dalle voci di un "condono dei condoni" nella manovra finanziaria o dalla facilità offerta adesso dalla "Scia" ("Segnalazione certificato inizio attività", al posto della vecchia "Via"), nonostante proprio ieri il ministro Bondi abbia assicurato che l'articolo 49 "prevede l'esclusione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali". "La soluzione è nell'articolo 31 del testo unico  -  spiega Massimo Miglio, protagonista di molte battaglie contro l'abusivismo al servizio del Comune e della Regione durante le giunte di centrosinistra  -  che prevede l'acquisizione del fabbricato illegale. Con la proprietà di Cavicchi davanti all'Acquedotto dei Quintili l'acquisizione è già avvenuta. E in questo modo si fa soprattutto una convincente azione deterrent

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