L'Fbi e gli infiltrati
"Erano le spie della porta accanto"
"Erano le spie della porta accanto"
La Guerra Fredda è viva e vegeta all'incrocio fra la 47ª Strada e l'Ottava Avenue.
Nel piccolo Starbucks a due isolati da Times Square, Anna Chapman, 28 anni e un corpo da modella, si sedeva con il laptop scambiandosi messaggi con uno 007 di Mosca sul lato opposto della strada, vicino al «New York Sightseeing» da dove partono i bus per turisti che fanno il giro della città. La cameriera ispanica che le serviva «small cappuccino» sorride nel ricordare la «Red Head Lady» (signorina dalla testa rossa) che «veniva spesso» e si faceva notare perché «voleva sedersi davanti alla vetrata sulla avenue» forse per guardare dove era l'agente del Svr, l'erede del Kgb che dal 2000 ha gestito la rete di 11 spie «americanizzate» scoperta dall'Fbi, i cui verbali ricostruiscono i fatti che qui di seguito riportiamo.
Soldi sepolti nel bosco
A gestire il network di 5 coppie di russi con false identità americane in New Jersey, Virginia, a Boston, New York e Seattle è l'agente di 54 anni con il nome di un canadese morto: Christopher Robert Metsos. Riceve informazioni, fa da tramite con Mosca e distribuisce soldi. Nel 2004 seppellisce migliaia di dollari nel bosco di Wurtsboro, a Nord di New York, e due anni dopo vi manda le spie di Seattle, Michael Zottoli detto l'«italiano» e Patricia Mills, a prelevare.
«Lo Zio Sam ti ama»
Il 16 maggio del 2004 Metsos va alla stazione della Long Island Rail Road di Forrest Hills, nel Queens, con una borsa arancione, sulle scale si incrocia con uno 007 russo che ne ha una identica ma zeppa di dollari, se le scambiano in una frazione di secondo, come in un film. Poco dopo Metsos entra al vicino ristorante «Sunnyside» e la consegna a Richard Murphy, residente con moglie nell'elegante sobborgo di Montclair, New Jersey, dicendogli: «Una parte è per te, gli altri sono per l'altro, quando lo vedi digli che lo Zio Sam lo ama».
La spia sexy
Anna Chapman è una divorziata, poliglotta, laureata in Economia, titolare di un'agenzia immobiliare online con un appartamento vicino a Wall Street e un look molto sexy. Ogni mercoledì passa informazioni ai russi. Allo Starbucks sull'Ottava Avenue o in una libreria «Barnes & Noble» all'angolo fra Warren Street e Greenwich Street. Apre il portatile e aspetta che lo 007 nelle vicinanze attivi un wireless privato attraverso il quale chattare. Quando l'agente chiede «Sei pronta per il prossimo passo?» ovvero portare passaporti falsi in California, lei è entusiasta: «Che diavolo, certo!».
Busta rossa a Columbus Circle
La stazione della metro di Columbus Circle è fra le più affollate di Manhattan, Murphy e Zottoli vi si incontrano il 20 giugno 2004 davanti alle pile di free press, passandosi una busta rossa con il timbro di un museo. Poi vanno entrambi a passeggiare a Central Park ma facendo strade diverse.
Le ortensie di Mrs Murphy
La moglie di Richard Murphy, Cynthia, è una casalinga modello a Montclair. Le vicine la chiamano la «signora delle ortensie» per lodarne il giardino. Ma tanto lei che il marito sono scontenti di come Mosca ripaga i servizi resi e si lamentano: «Ci avete dato apparecchiature difettose, sapete in che condizioni lavoriamo?». I Murphy chiedono soldi per comprarsi casa: «Se volete che ci americanizziamo dobbiamo avere una casa, qui la proprietà è un valore radicato, a Roma bisogna essere romani».
Il «Moscow Center»
È la centrale che dà istruzioni alle spie. Adopera il web, mandando messaggi criptati nascosti in foto digitali, oppure recapita attraverso Metsos testi scritti con inchiostro invisibile. Il «Moscow Center» scrive: «Vi abbiamo mandato in America per una missione di lungo termine: sviluppare rapporti in circoli politici e inviarci intelligence». Le richieste sono specifiche: dalla posizione Usa sul nucleare iraniano a cosa Obama vuole ottenere dal summit di Mosca del 2009. Le spie di Boston, Donald Heathfield e Tracey Foley, vantano i maggiori successi: i legami con un ex legale del Congresso, i colloqui con esperti nucleari e di bombe anti-bunker, le analisi dettagliate sulle elezioni 2008.
Missione romana
Richard Murphy viene mandato a Roma per ottenere un falso passaporto irlandese così da poter volare a Mosca e sostituire il suo vecchio pc con uno pieno di programmi spionistici. Le due degli Yonkers, la giornalista di «El Diario» Viky Pelaez e il convivente, vanno in Sud America per ricevere 80 mila dollari: ne useranno 8 mila per pagare le tasse.
La cattura
L'Fbi segue gli agenti con gps, cimici e droni ma domenica scorsa qualcosa va storto. Lo 007 federale che si finge russo dà appuntamento a Chapman allo Starbucks sull'Ottava Avenue ma lei non si presenta, va in un negozio Verizon, acquista un cellulare dando come identità «Irine Kutsov» residente al 99 di «Fake Street» (Falsa strada) e chiama gli altri. L'Fbi fa scattare gli arresti ma Metsos riesce a fuggire. Raggiunge Cipro, da dove tenta ieri di imbarcarsi per Budapest ma viene arrestato. I ciprioti lo rilasciano in cambio di una cauzione di 20 mila dollari, ma Washington ne chiede l'estradizione.
Il Cremlino nega tutto
La reazione di Mosca arriva dal ministro degli Esteri Sergey Lavrov: «Sono arresti senza fondamento, gli americani sono vittime della passione per la Guerra Fredda, il momento degli arresti è stato scelto con cura». Come dire: l'intento è sabotare il rilancio dei rapporti bilaterali. Dietro le parole di Lavrov c'è anche l'irritazione del presidente Medvedev: giovedì Obama lo ha portato a mangiare il cheeseburger in un fast food di Arlington, dove vivevano tre spie russe. Quasi una beffa. Per Oleg Gordievsky, ex vicecapo del Kgb in America, «è stata un'operazione in grande stile, alla Vladimir Putin, e vi sono almeno altre 40 coppie di agenti "americanizzati" in giro».
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