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26 mag 2010

Santoro minaccia: basta, resto in Rai


Contro il cda per la fuga di notizie Ma l'agente continua a trattare. Garimberti: vorrei che restasse

E ora cosa accadrà? Michele Santoro resterà a condurre «Annozero», così come ha annunciato ieri dopo lo stop all'intesa, o tornerà a sedersi con il suo «procuratore» Lucio Presta al tavolo della trattativa? Certamente, dopo il clamore di ieri mattina per quelle che Santoro ha definito «le continue fughe di notizie», questa volta relative al suo compenso, documentate dagli stralci dell'accordo (2 milioni 799 mila euro e ferie e 10 puntate di docufiction più due miniserie tv da due puntate per il valore di un milione di euro ciascuna) per l'addio a viale Mazzini, il suo «agente» ha incontrato nel pomeriggio di ieri il direttore generale Mauro Masi. 

Segno che, al di là delle tensioni, la trattativa è tutt'ora in piedi, e non è escluso che torni presto a ripartire, magari, con una bozza di contratto «rivista» e l'assenza pure di quella clausola di «non concorrenza» che tanto non gradiva il giornalista. Non foss'altro perché il direttore generale nell'intesa ci ha messo la faccia e il cda, lo scorso 18 maggio, aveva dato il suo assenso, e non può averlo fatto senza che lo stesso Santoro ne fosse a conoscenza. E poi, come sostiene qualcuno ai piani alti della tv pubblica, «le carte ci sono e sono state approvate. Certo, un dipendente ha il diritto a tirarsi indietro, ma se così fosse, dopo questa vicenda, Santoro rischierebbe di restare in Rai come una papera senz'acqua». Anche se per la verità qualcun altro fa notare che la «decisione di Santoro non stupisce, visto che già due volte ha fatto saltare il tavolo». 

La prima volta con l'ex dg Flavio Cattaneo e più recentemente con Claudio Cappon al timone di viale Mazzini. Insomma, solo per la teoria non c'è due senza tre, il banco rischia di saltare. Nonostante sul tavolo ci siano, non solo questioni economiche (forse le meno importanti, perché Santoro porta a casa la liquidazione che gli spetta, la buonuscita come molti altri dirigenti - forse meno soldi rispetto a altri - e un contratto di volume come tanti altri produttori esterni) ma anche politiche e, soprattutto, professionali, visto che da tempo il conduttore ipotizzava cambiamenti. Ipotesi, che ora però secondo quanto sottolineato dallo stesso conduttore non sarebbero più praticabili. Perché, spiega Santoro, «si è violato l'impegno di riservatezza indispensabile per un possibile accordo con la Rai favorendo interpretazioni fantasiose, lesive della mia immagine». 

Insomma, alla radice dello stop ci sarebbe le fuga di notizie. Del resto, in Rai è stato sempre così, tanto che l'ex direttore di Raidue Massimo Fichera teorizzava che «se stai da solo al centro della tua stanza, lontano da tutti e pensi intensamente ad una cosa, appena esci lo sa almeno tutto viale Mazzini». Come dire: fa parte del gioco, tanto che la evocata fuga di notizie non trova consenso nemmeno in rete e sul blog de «l'Espresso» si legge: «Bravo Michele! Sei il primo giornalista che si lamenta per una fuga di notizie». E quindi, Gaetano Quagliariello del Pdl: «Spero che Santoro si sia reso conto dell'involontaria ironia delle sue parole, visto il momento politico in cui vengono pronunciate e i temi che in questi giorni occupano il dibattito politico». 

Nel batti e ribatti di giornata, interviene il presidente della Rai, Paolo Garimberti: «Santoro è una risorsa per la Rai e deve restare in ogni caso». Poi aggiunge: «La firma a questo punto dipende solo da lui, noi aspettiamo le sue decisioni. La vicenda, comunque, deve tornare in consiglio perché è di sua competenza». Come e quando non è certo, ma il dg Mauro Masi non vuol mollare la presa e ieri, proprio sul contratto, ha spiegato che «la direzione si era puntualmente attenuta alla clausola di riservatezza». Forse ha ragione Marco Travaglio: «Ora la situazione si fa divertente».

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