Si conferma che per Michele essere perseguitato si è rivelato un ottimo investimento". Il velenoso commento di Bruno Vespa all'accordo consensuale tra Michele Santoro e la Rai per la fine del raporto di lavoro dipendente precede di poche ore la pioggia inarrestabile di reazioni: fanno discutere le cifre dell'intesa approvate dal Cda Rai.
Il Consiglio di amministrazione dell'azienda ha approvato con 7 voti favorevoli e 2 contrari l'accordo per la cessazione del rapporto di lavoro in atto con Michele Santoro, che secondo alcune indiscrezioni comporta il riconoscimento di una buona uscita da 2,5 - 2,7 milioni di euro. Santoro tuttavia ha anche ottenuto l'impegno dell'Azienda ad acquistare - con ogni probabilità da una società di produzione nata ad hoc - una serie di docu-fiction da cinque puntate ognuna che verranno inserite nel palinsesto autunno 2010-primavera 2011, in prima sertaa, su RaiDue. Ogni puntata verrà pagata da Rai un milione di euro ciascuna. Altre due puntate finirebbero su RaiTre, in prima serata. Da qui le cifre che azzardano oggi alcuni giornali: l'addio di Santoro è un'operazione da 10 milioni di euro.
Risalite morali
Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, l'uscita di Michele Santoro dalla Rai con una
incentivazione milionaria "è un'ingiustizia e una contraddizione". "Ci aspetta una stagione di rigore - ha aggiunto - ma questo senza equità non ha senso. E' una contraddizione. E in un clima cosi' - ha concluso Bonanni - non si riesce a fare le risalite: che non sono solo economiche, ma anche morali".
Sarcasmo radicale
"Saluto l'ingresso di Michele Santoro nel mondo dorato delle partite iva Rai, in cui più si riscuote più ci si proclama vittime di - anche inesistenti - censure. Naturalmente a pagare siamo tutti noi, contribuenti, abbonati", ironizza Marco Beltrandi, radicale, componente della commissione di Vigilanza sulla Rai.
"Con l`occasione - aggiunge - constato anche il fallimento del coraggioso proposito con cui Mauro Masi al momento del suo primo intervento in Commissione di Vigilanza Rai, in veste di neo direttore generale, disse di voler smantellare le aziende che si
sono costituite per fini economici all`interno dell'azienda Rai; gli italiani hanno a che dolersene".
Ci dica qualcosa Tremonti
Il caso Santoro approda anche in Aula alla Camera. Ce lo porta Roberto Rao (Udc), per il quale Rai dovrà corrispondere una "inspiegabile buonuscita" a Michele Santoro che "spesso ci fa la morale". In questo modo è stato "violato il portafoglio dei contribuenti" che "dal giorno alla notte si vedono privati di una trasmissione di
grande ascolto" e dovranno anche 'sborsare' dei soldi per il giornalista. "Parliamo -sottolinea il deputato dell'Udc- di 10 milioni di euro, una cifra esorbitante". Su questo "chiediamo che il ministro dell'Economia venga in aula" a riferire, perché c'è un "dovere di chiarezza e trasparenza".
Ma mi faccia il piacere
"Se le notizie diffuse dai giornali sull'accordo Rai-Santoro rispondono al vero, ci troviamo di fronte a una pagina buia e triste per la credibilità, la serietà e la
trasparenza del servizio pubblico nel nostro paese - attacca Giorgio Merlo, parlamentaredel Pd e vice presidente della commissione di Vigilanza Rai - Il compenso dorato di cui si parla per Santoro è semplicemente un'offesa per chi paga regolarmente il canone, per gli italiani che vivono in una difficile situazione economica e finanziaria e per tutti coloro che di fronte a queste cifre milionarie provano un profondo disgusto morale e civile. Sarebbe questo il prezzo che Santoro deve pagare per garantire il pluralismo nel nostro paese? Verrebbe voglia di citare il grande Toto': 'ma ci faccia il piacere' ".
Denaro gettato
"La notizia che la Rai avrebbe versato 10 milioni di euro per rescindere il contratto con Michele Santoro è di straordinaria gravità e immoralità", denuncia il presidente dei deputati di Italia dei valori, Massimo Donadi. "Che i vertici della Rai gettino denaro pubblico al solo scopo - sostiene l'esponente dipietrista - di stare tranquilli ed evitare che giungano loro le puntuali telefonate di Berlusconi per fermare Annozero, sostituendolo con un giornalista più malleabile e rispettoso degli ordini di scuderia, risponde solo agli interessi politici di questa maggioranza e non a quelli
giornalistici ed economici della Rai".
"Quanto a Santoro - aggiunge Donadi - comprendiamo le ragioni del giornalista, che avrà fatto le sue opportune valutazioni personali ed economiche. Ci rammarica profondamente, però, che da settembre si spegnerà una delle ultime voci di pluralismo dell`informazione in questo Paese".
Il denaro non conta
Il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti non bada alle cifre ma punta il dito proprio sullo spegnimento di Anno Zero: "Non ci interessano - dice -le ragioni che
hanno portato alla separazione piu o meno consensuale tra la Rai e Santoro, peraltro preceduta da un'intensa campagna di mobbing e di aggressione nei confronti del programma Anno Zero. L'unica cosa che ci preme, come cittadini che ancora pagano il canone, è di poter continuare a vedere programmi come Anno Zero che ci hanno consentito di conoscere temi, realtà e protagonisti altrove cancellati, in un panorama sempre più dominato dal conflitto di interessi".
Dopo Anno Zero
Lui, Michele Santoro, si dice soddisfatto dell'intesa con la Rai. Una scelta, commenta, presa "ancora una volta nell'interesse del pubblico". "Avrei preferito che solo ad accordo sottoscritto se ne fosse data notizia - dice Santoro - anche per concludere serenamente una stagione televisiva caratterizzata da straordinari risultati.
Tuttavia - prosegue - prendo atto con soddisfazione delle decisioni che mi riguardano, proposte dal direttore generale e assunte di fatto all'unanimit… dal consiglio di amministrazione della Rai, che mi potranno consentire di sperimentare nuovi formati televisivi". E le cifre dell'accordo? "Fornirò nelle prossime settimane - afferma ancora Santoro - la necessaria collaborazione per arrivare rapidamente alla completa definizione in ogni sua parte dell'intesa. A conclusione della stagione, e solo a firma avvenuta, risponderò a tutte le domande sul carattere dell'accordo e sul mio futuro professionale, convinto come sono di aver agito ancora una volta nell'interesse del pubblico".
Il Consiglio di amministrazione dell'azienda ha approvato con 7 voti favorevoli e 2 contrari l'accordo per la cessazione del rapporto di lavoro in atto con Michele Santoro, che secondo alcune indiscrezioni comporta il riconoscimento di una buona uscita da 2,5 - 2,7 milioni di euro. Santoro tuttavia ha anche ottenuto l'impegno dell'Azienda ad acquistare - con ogni probabilità da una società di produzione nata ad hoc - una serie di docu-fiction da cinque puntate ognuna che verranno inserite nel palinsesto autunno 2010-primavera 2011, in prima sertaa, su RaiDue. Ogni puntata verrà pagata da Rai un milione di euro ciascuna. Altre due puntate finirebbero su RaiTre, in prima serata. Da qui le cifre che azzardano oggi alcuni giornali: l'addio di Santoro è un'operazione da 10 milioni di euro.
Risalite morali
Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, l'uscita di Michele Santoro dalla Rai con una
incentivazione milionaria "è un'ingiustizia e una contraddizione". "Ci aspetta una stagione di rigore - ha aggiunto - ma questo senza equità non ha senso. E' una contraddizione. E in un clima cosi' - ha concluso Bonanni - non si riesce a fare le risalite: che non sono solo economiche, ma anche morali".
Sarcasmo radicale
"Saluto l'ingresso di Michele Santoro nel mondo dorato delle partite iva Rai, in cui più si riscuote più ci si proclama vittime di - anche inesistenti - censure. Naturalmente a pagare siamo tutti noi, contribuenti, abbonati", ironizza Marco Beltrandi, radicale, componente della commissione di Vigilanza sulla Rai.
"Con l`occasione - aggiunge - constato anche il fallimento del coraggioso proposito con cui Mauro Masi al momento del suo primo intervento in Commissione di Vigilanza Rai, in veste di neo direttore generale, disse di voler smantellare le aziende che si
sono costituite per fini economici all`interno dell'azienda Rai; gli italiani hanno a che dolersene".
Ci dica qualcosa Tremonti
Il caso Santoro approda anche in Aula alla Camera. Ce lo porta Roberto Rao (Udc), per il quale Rai dovrà corrispondere una "inspiegabile buonuscita" a Michele Santoro che "spesso ci fa la morale". In questo modo è stato "violato il portafoglio dei contribuenti" che "dal giorno alla notte si vedono privati di una trasmissione di
grande ascolto" e dovranno anche 'sborsare' dei soldi per il giornalista. "Parliamo -sottolinea il deputato dell'Udc- di 10 milioni di euro, una cifra esorbitante". Su questo "chiediamo che il ministro dell'Economia venga in aula" a riferire, perché c'è un "dovere di chiarezza e trasparenza".
Ma mi faccia il piacere
"Se le notizie diffuse dai giornali sull'accordo Rai-Santoro rispondono al vero, ci troviamo di fronte a una pagina buia e triste per la credibilità, la serietà e la
trasparenza del servizio pubblico nel nostro paese - attacca Giorgio Merlo, parlamentaredel Pd e vice presidente della commissione di Vigilanza Rai - Il compenso dorato di cui si parla per Santoro è semplicemente un'offesa per chi paga regolarmente il canone, per gli italiani che vivono in una difficile situazione economica e finanziaria e per tutti coloro che di fronte a queste cifre milionarie provano un profondo disgusto morale e civile. Sarebbe questo il prezzo che Santoro deve pagare per garantire il pluralismo nel nostro paese? Verrebbe voglia di citare il grande Toto': 'ma ci faccia il piacere' ".
Denaro gettato
"La notizia che la Rai avrebbe versato 10 milioni di euro per rescindere il contratto con Michele Santoro è di straordinaria gravità e immoralità", denuncia il presidente dei deputati di Italia dei valori, Massimo Donadi. "Che i vertici della Rai gettino denaro pubblico al solo scopo - sostiene l'esponente dipietrista - di stare tranquilli ed evitare che giungano loro le puntuali telefonate di Berlusconi per fermare Annozero, sostituendolo con un giornalista più malleabile e rispettoso degli ordini di scuderia, risponde solo agli interessi politici di questa maggioranza e non a quelli
giornalistici ed economici della Rai".
"Quanto a Santoro - aggiunge Donadi - comprendiamo le ragioni del giornalista, che avrà fatto le sue opportune valutazioni personali ed economiche. Ci rammarica profondamente, però, che da settembre si spegnerà una delle ultime voci di pluralismo dell`informazione in questo Paese".
Il denaro non conta
Il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti non bada alle cifre ma punta il dito proprio sullo spegnimento di Anno Zero: "Non ci interessano - dice -le ragioni che
hanno portato alla separazione piu o meno consensuale tra la Rai e Santoro, peraltro preceduta da un'intensa campagna di mobbing e di aggressione nei confronti del programma Anno Zero. L'unica cosa che ci preme, come cittadini che ancora pagano il canone, è di poter continuare a vedere programmi come Anno Zero che ci hanno consentito di conoscere temi, realtà e protagonisti altrove cancellati, in un panorama sempre più dominato dal conflitto di interessi".
Dopo Anno Zero
Lui, Michele Santoro, si dice soddisfatto dell'intesa con la Rai. Una scelta, commenta, presa "ancora una volta nell'interesse del pubblico". "Avrei preferito che solo ad accordo sottoscritto se ne fosse data notizia - dice Santoro - anche per concludere serenamente una stagione televisiva caratterizzata da straordinari risultati.
Tuttavia - prosegue - prendo atto con soddisfazione delle decisioni che mi riguardano, proposte dal direttore generale e assunte di fatto all'unanimit… dal consiglio di amministrazione della Rai, che mi potranno consentire di sperimentare nuovi formati televisivi". E le cifre dell'accordo? "Fornirò nelle prossime settimane - afferma ancora Santoro - la necessaria collaborazione per arrivare rapidamente alla completa definizione in ogni sua parte dell'intesa. A conclusione della stagione, e solo a firma avvenuta, risponderò a tutte le domande sul carattere dell'accordo e sul mio futuro professionale, convinto come sono di aver agito ancora una volta nell'interesse del pubblico".
Nessun commento:
Posta un commento