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18 mag 2010

Primo sì in Senato alla legge bavaglio sulle intercettazioni

Intercettazioni, sì all'emendamento del governo . Ma è scontro in Commissione

La norma approvata prevede, fra l'altro, che per intercettare debbano sussistere «gravi indizi di reato»

Primo sì in Senato alla legge bavaglio sulle intercettazioni

MILANO - Tra polemiche, insulti e accese discussioni, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato lunedì a tarda serata l'emendamento del governo al disegno di legge sulle intercettazioni che di fatto riscrive tutta la procedura necessaria ad ottenere l'autorizzazione per il controllo delle utenze. Prima di arrivare al voto della norma, il dibattito in Commissione è stato estremamente acceso, con il responsabile giustizia dell'Idv, Luigi Ligotti, che ha contestato con forza il sottosegretario Giacomo Caliendo, sostenendo addirittura che quest'ultimo avesse bisogno «di una perizia psichiatrica». Gli esponenti del Pd e dell'Idv hanno fatto ostruzionismo in Commissione, intervenendo più volte sui singoli emendamenti e parlando anche in dissenso per conquistare più tempo a disposizione. «La vera vergogna - ha detto il senatore del Pd Felice Casson - è che vengono respinte tutte le nostre proposte di modifica. La maggior parte delle quali punta a migliorare il provvedimento in maniera sensibile visto che si tratta di un ddl scritto male e lacunoso. Ora, ad esempio, hanno appena finito di bocciare tutti gli emendamenti che avevamo presentato per quanto riguarda la tutela alla riservatezza dei dati relativi al traffico telefonico. È un'assurdità, ma la maggioranza non vuole ascoltare niente e nessuno».

COME CAMBIA LA NORMA - La norma che ha ottenuto il via libera della Commissione è quella che prevede che per intercettare debbano sussistere «gravi indizi di reato»; che le intercettazioni vadano eseguite sulle utenze degli indagati o di terzi che, «sulla base di specifici atti di indagine», risultino a conoscenza dei fatti per i quali si procede; che le intercettazioni siano assolutamente indispensabili ai fini della prosecuzione delle indagini. Nell'emendamento del governo si stabilisce che anche le riprese visive vengano effettuate in luoghi che appartengono agli indagati o a soggetti che, sempre «sulla base di specifici atti di indagine», risultino a conoscenza dei fatti per i quali si procede e, in più, sussistano «concreti elementi per ritenere che le relative condotte siano direttamente attinenti ai medesimi fatti». Nella stessa norma si dice anche che il magistrato dovrà chiedere l'autorizzazione ad intercettare al tribunale del capoluogo del distretto in composizione collegiale. Ma nella proposta di modifica si impone anche al pm l'obbligo di applicare le stesse disposizioni che servono nella valutazione della prova. Il che, in estrema sintesi, significa che prima di ascoltare quanto sostenuto da un collaboratore di giustizia, sempre ai fini dell'intercettazione, si dovrà compiere una indagine sulla sua attendibilità.

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