I reportage del 23enne tedesco su Twitter, Facebook e Vimeo sono seguiti da oltre 5 mila utenti. In breve è diventato una voce e una fonte preziosa anche per France 24, Der Spiegel e Cnn
I suoi reportage da Bangkok sono stati presi e apparsi su France 24, Der Spiegel e sulla Cnn, per citarne alcuni. Ma vivono di vita propria e mettendo a rischio la vita di Florian. La sua guerra da vicino sta facendo il giro del mondo, ma la Rete non lo protegge. Non vuole farlo. Witulski s'infila nelle situazioni più pericolose, entra nel mezzo dell'azione e della guerriglia appena ne ha l'occasione. E' stato messo in carcere in Iran, gli hanno sparato in Thailandia, è stato ricercato dai servizi segreti come spia. Lui è semplicemente un blogger d'assalto.
A Teheran c'era andato per studiare il movimento artistico underground. Un giorno qualsiasi un tassista qualsiasi sbagliò strada e finì per cambiare anche quella di Witulski. La macchina si trovò circondata e in mezzo a una violenta protesta. "Ripensando a quei giorni", scrive Witulski, "forse avrei dovuto capire che qualcosa stava succedendo nel Paese". L'inesperienza. "Una volta che la nostra macchina era stata bloccata, io ho solo pensato di scattare qualche foto". Certo. A chi non verrebbe in mente di fare la stessa cosa mentre si trova a bordo di un taxi, circondato in Iran durante una protesta.
Un attimo dopo i servizi segreti iraniani ruppero il finestrino, gli coprirono la testa con un passamontagna, distrussero la macchina fotografica e lo portarono in prigione dove per due giorni di seguito sottoposero lo studente a interrogatori. Uno ogni ora senza dormire e senza mangiare. Forrest Gump del giornalismo d'assalto, a Witulski fu concesso di tenere il suo iPhone. Per i servizi segreti era solo un lettore Mp3 e lui, imperterrito, continuò a fare foto dalla cella. "Pensavano fossi una spia, e che il centro dove lavoravo a Laos si occupasse di armi nucleari", ha descritto sul suo blog una volta fuori la prigione. "Un'assurdità", ha continuato a scrivere quasi divertito. Ma un'assurdità abbastanza snervante da farlo optare per una vacanza. In Afghanistan.
Inutile pensare a un'incontrollata passione per la notizia, quella di Witulski è anche più semplicemente una dipendenza da adrenalina ben controllata. I suoi interessi sono i viaggi, la cucina italiana e quella thai, la musica electro e tutto ciò che ha a che fare con art/design e cinema. Seguendo le sue orme sul blog, Florian, per tutti più conosciuto come @Vaitor, è arrivato a Khok Wua il 10 aprile, dove è stato colpito da un proiettile al braccio e poi operato (ovviamente tutto è filmato e documentato), il 17 maggio era a Daeng e il 19 maggio a Rajaprasong. Il suo viso da studente tedesco con la pelle bianca latte, le guance rosse e i bermuda da turista lo fanno passare attraverso varchi dove chiunque altro, anche se munito di tesserino e testata giornalistica, non passerebbe. O non avrebbe voglia di passare.
Nato in un paesino nelle vicinanze di Hanover, Florian non scrive solo di guerra. Propone idee e notizie diverse, cose che lo colpiscono. E' un blogger normale. Che ha ben presente i rischi che corre. I suoi articoli sono precisi e rispettano le regole di un giornalismo online che ormai ha connotati ben delineati. Testo in prima persona, punti di vista senza commenti, descrizioni di particolari annodati in un quadro più generale da dedurre facendo scorrere i post uno dopo l'altro. Giorni di guerra al di là del diario. Titoli brevi, date, foto, video al posto delle parole. E commenti aperti. Ai quali spesso @Vaitor non risponde. E' la linea di demarcazione della leggenda. E la guerra diventa un evento a puntate dove l'eroe è un semplice studente che dice: "puoi essere perfettamente al sicuro perfino in mezzo a una sparatoria se sai cosa sta succedendo intorno a te". A volte. Altre volte no. E così un video girato dentro la protesta in una piazza, finisce con il rumore di uno sparo e poi il nero improvviso. E chi guarda ha l'impressione di essere sul posto. Il post subito dopo mostra la ferita. Poi l'operazione. Il gesso. E alla fine tutto comincia da capo senza sigla e senza effetti speciali.
Florian Witulski ha intenzione di smettere con i suoi reportage, dopo Bangkok. Dice di voler tornare al suo progetto originale nel campo di Laos fondato insieme all'amica Nok Saliyavong. Green-gathering.com si occupa infatti di creare nuove opportunità, creative e artistiche, per i giovani del luogo. Ha anche intenzione di tornare a studiare e finire il master. Mentre un Università canadese si è già offerta di mantenerlo in viaggio per due anni e permettergli di terminare il suo progetto. Chi lo segue seduto dalla cameretta lo incita a non smettere. Gli chiedono di continuare a filmare la guerra. Di raccontarla. In giro ce n'è tanta. C'è il Darfur, c'è l'Iraq. E i giornali, le righe di testo da inviati non bastano più. Ora bisogna essere in grado di stare in mezzo alle bombe. Sperando che ci sia campo. E una connessione in grado di superare il rumore degli spari.
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