Il Financial Times ha intervistato il nipote di Gianni Agnelli, Lapo Elkann, per farsi raccontare lo stile della sua dimora milanese a Porta Ticinese, che ha arredato scegliendo pezzo per pezzo da solo.
Lapo sostiene di essersi costruito un regno del tutto personale in questa casa, che ha definito il suo "parco giochi", un rimando a una dimensione ludica che di fatto traduce la sua voglia di godersi i piaceri della vita e di circondarsi quindi non solo di cose preziose, ma anche di ricordi e di passioni. 400 metri quadrati in un tipico palazzo milanese del 19esimo secolo, arredati con uno stile che mescola classicismo, modernismo e tecnologia; la casa cambia continuamente aspetto a seconda dell'umore di Lapo, che può permettersi decorazioni e accessori diversi ogni giorno.
Quasi come in una galleria d'arte e di ricordi, Lapo colleziona in questa casa pezzi d'arredo unici, ricavati dalle componenti delle sue amate automobili, i giochi di quando era bambino (un Barbapapà gigante, Topolino, dinosauri vari, ET), divani racchiusi in una vecchia Fiat 500, i gadget della Juventus, un casco di Valentino Rossi in una teca, e opere d'arte, firmate da Robert Indiana, Roy Lichtenstein, Andy Warhol e Maurizio Galimberti, così come fotografie scattate da Helmut Newton, Wayne Maser e Bob Krieger.
La sua stanza preferita è la cucina, il luogo per eccellenza votato alla convivialità, cui segue il garage, naturalmente, dove Lapo tiene le sue macchine. Camini in pietra, una sala-cinema, un'illuminazione in fibra ottica che può cambiare continuamente i colori d'atmosfera e tanta luce naturale, completano il quadro di una casa viva, pulsante, profondamente eclettica e costruita sui desideri del suo proprietario, che forse la preferisce addirittura al suo appartamento di lusso a New York, più metropolitano, ma forse più impersonale rispetto a questo "regno" milanese.
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