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15 mag 2010

Falcone: nuovi indagati per il fallito agguato dell'89

Attentato dell'Addaura contro Falcone,
dopo 21 anni ci sono cinque nuovi indagati

Sono appartenenti al clan Madonia. Ordinato il prelievo del Dna dalle mute dei sub che piazzarono il tritolo

Giovanni Falcone in una foto d'archivio
Giovanni Falcone in una foto d'archivio
PALERMO
 - Cinque indagati nell'ambito del nuovo troncone di indagine sul fallito attentato dell'Addaura al giudice Giovanni Falcone, avvenuto il 20 giugno del 1989. Sono tutti appartenenti al clan mafioso Madonia, che controllava la zona occidentale della città. Oltre al boss Salvino Madonia sono indagati Gaetano Scotto, Raffaele Galatolo, suo nipote Angelo Galatolo, di 50 anni, e il collaboratore di giustizia Angelo Fontana. Un sesto indagato, Pino Galatolo, fratello di Raffaele, è deceduto. Sarebbe stato affidato a lui il compito di procurare il telecomando utilizzato per il fallito attentato.

L'INCHIESTA - La Procura della Repubblica di Caltanissetta, che conduce l'inchiesta, ha ordinato il prelievo delle tracce di Dna dalla muta, dalle pinne e dagli occhiali adoperati da sub che piazzarono una borsa con 20 chili di esplosivo sulla scogliera nella quale si affacciava la villa di Falcone sul lungomare dell'Addaura. I magistrati indagano anche sui rapporti tra Cosa nostra e i servizi segreti. All'interno della sede della Dia di Caltanissetta si sarebbe introdotto un uomo dell'intelligence che collegandosi ad un computer avrebbe controllato le vari fasi delle indagini sull'attentato all'Addaura. Una talpa avrebbe anche informato coloro che piazzarono l'esplosivo alla villa di Falcone che il magistrato si sarebbe recato all'Addaura con i magistrati svizzeri per andare a fare un bagno. 

I PENTITI - Gli ultimi sviluppi dell'inchiesta sarebbero orientati dal contributo di due collaboratori: Angelo Fontana e Vito Lo Forte. Il primo è legato al clan di Raffaele Galatolo e si sarebbe autoaccusato di avere avuto un ruolo nella preparazione e nella collocazione dell'esplosivo sulla scogliera davanti alla villa del magistrato. Lo Forte sarebbe invece collegato al giro di spaccio e di traffico che faceva capo alla cosca di Gaetano Fidanzati , recentemente arrestato a Milano. Proprio Lo Forte avrebbe parlato della contrapposizione tra «buoni» e «cattivi»: le due anime dei servizi segreti schierate una a protezione di Falcone e l'altra contro. Dalla parte dei «buoni» si sarebbero ritrovati l'agente Antonino Agostino, ucciso insieme con la moglie, ed Emanuele Piazza, sequestrato e strangolato. Proprio per confermare questo ruolo positivo di Agostino e di Piazza è stato deciso di confrontare il Dna delle vittime con le tracce biologiche lasciate dagli attentatori nelle attrezzature da sub abbandonate tra gli scogli.

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