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11 mag 2010

Ciancimino: "Per mio padre Berlusconi fu vittima della mafia"

Ciancimino jr: «Per mio padre Berlusconi 
era la più grossa vittima della mafia»

«Mi disse che certa gente si era accreditata con forza
alla sua corte per poi condizionarne le scelte»


Massimo Ciancimino
Massimo Ciancimino
ROMA
 - «Per mio padre Silvio Berlusconi è la più grossa vittima della mafia». Lo ha dichiarato Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito (condannato per mafia e morto nel 2002), nel corso della presentazione a Roma del libro 'Don Vito', scritto insieme al giornalista Francesco La Licata. Su Berlusconi, spiega Ciancimino jr, «non ho mai cambiato versione. Quando mio padre mi parla di lui, è il 22 luglio 1998. Sono io stesso a sollecitarlo, perché quel giorno si leggeva di Umberto Bossi che diceva che Berlusconi è mafioso e che viene a Milano con i soldi mafiosi. Mio padre mi dice a quel punto che Berlusconi è la più grossa vittima della mafia, ma - aggiunge - soggetti vicini a lui sono a conoscenza di situazioni antecedenti alla sua discesa in campo e riescono ad influenzarne le scelte». «Io - sottolinea ancora il figlio di Ciancimino - non ho mai sentito dire da mio padre che Berlusconi avesse frequentazioni con mafiosi: lui ha sempre detto che certa gente si era accreditata con la forza alla sua corte per poterne poi condizionare le scelte». 

IL SIGNOR FRANCO - Ciancimino jr parla anche del cosiddetto "signor Franco", «l'uomo dei servizi sempre vicino a mio padre», «il burattinaio sfuggente e occulto dell'intera attività politica e imprenditoriale» dell'ex sindaco di Palermo. «Io so chi è - afferma - ma è rischioso raccontare cose di cui non si hanno supporti cartacei. Di cose ne so tante, che non ho scritto sul libro, su Franco e anche su altri illustri personaggi, ma quando tocchi livelli così alti devi avere una documentazione a supporto. Il rischio è quello di lasciare a mio figlio, in caso contrario, l'eredità di un padre mitomane». Quello stesso figlio «al quale devo spiegare perché mi arrivano cinque proiettili di kalashnikov» e perché «continuano ad arrivarmi nuove minacce ogni giorno». 

«MIO PADRE AMMAZZATO» - A proposito della morte del padre, Ciancimino jr afferma di avere «la certezza che sia stato ammazzato». «Mio padre, dopo aver fatto un verbale con il dottore Ingroia e il dottor Caselli - ricorda - su mia sollecitazione, non credendo alla concretezza delle istituzioni della lotta alla mafia, disse proprio a Caselli: 'io sono famoso per il mio cognome, e perché mantengo quello che dico: quando le riuscirà a condannare anche il senatore Andreotti anche a un solo giorno di carcere, dopo 24-48 ore mi chiami e cominceremo a parlare del terzo livello. Andreotti - conclude Ciancimino - fu condannato a Perugia il 18 novembre del 2002, mio padre morì il giorno dopo, non ha avuto nemmeno 24 ore. E io che gli avevo parlato la sera e l'avevo trovato tranquillo, l'ho ritrovato il giorno dopo in un sacco di juta, con la casa chiusa e l'autopsia già eseguita».

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