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9 lug 2014

Shopping Express, Google pronto a sfidare Amazon 500 milioni di dollari per lanciare il neonato servizio di ecommerce. Un modello rapido e leggero basato su negozi ed esercizi locali a cui ordinare ciò che serve. L'obiettico di Big G: la leadership pubblicitaria anche nel mondo dello shopping online

AMAZON è nel mirino da tempo. Perché rappresenta - in particolare
negli Stati Uniti - quell'unico tassello nel quale Google non è il
porto prediletto da cui salpano le nostre navigazioni: l'ecommerce. O
meglio, le ricerche sui prodotti collegate all'acquisto immediato. Il
negozio del mondo, l'everything store, è ormai da anni il colosso di
Seattle fondato da Jeff Bezos. Non c'è dubbio. È da lì che milioni di
acquirenti passano ogni giorno per cercare e farsi spedire a casa (o
scaricare, nel caso di e-book, musica, app e altri servizi digitali)
qualsiasi cosa: dalle scarpe agli hard disk passando per il set di
pentole. Una centralità che toglie business pubblicitario online a Big
G nel comparto eshopping e che, a quanto pare, non può che essere
riconquistata a suon di ordini e consegne.

Secondo una fonte a cui fa riferimento il web magazine Re/Code, il
gigante delle ricerche avrebbe dunque deciso di fare sul serio. I
precedenti, d'altronde, erano stati notevoli. Per esempio Google
Wallet, il sistema di pagamento via Nfc lanciato nel 2011. Oppure
Google Offers per sconti e couponing. O ancora l'acquisizione, l'anno
scorso, di Channel Intelligence, la piattaforma di eshopping usata da
marchi come Target e Best Buy. A quanto pare, Mountain View darà
seguito al nuovo piano puntando 500 milioni di dollari (ma è una cifra
di massima né ufficializzata, e d'altronde Google non ha certo
problemi di risorse) nello sviluppo del progetto lanciato pochi mesi
fa: Google Shopping Express. Se sulla precisa scommessa economica vige
riserbo, non sembrano invece esserci segreti sulle ambizioni del
servizio: "Potete aspettarvi che ci spenderemo un sacco di soldi e
siamo ansiosi di portare avanti questo investimento nel tempo", ha
commentato Tom Fallows, capo di Shopping Express.

In cosa consiste? In un modello completamente diverso di ecommerce.
Quello di Amazon è basato - a parte le possibilità date ai singoli
venditori esterni - nell'immagazzinamento dei prodotti in colossali
centri di distribuzione e nella loro successiva spedizione. L'ultimo
hub italiano è stato inaugurato poco tempo fa a Castel San Giovanni,
Piacenza. La parola d'ordine di Google è invece intermediazione. In
sostanza, il servizio consente agli acquirenti di fare spese online
dai negozi locali e da alcune catene nazionali proponendosi come
intermediario: Big G prende in carico tutta la gestione della filiera,
consegna porta a porta compresa e garantita nel giro del giorno stesso
o, al massimo, di quello successivo.

Al momento Shopping Express è allo stato embrionale, attivo a New
York, West Los Angeles e San Francisco ma l'investimento appena
svelato riguarda appunto un suo allargamento agli Stati Uniti e poi
all'estero. Grazie a un'organizzazione leggera, meno costosa e che
consentirebbe al chiavistello indiscusso delle ricerche online di
strappare ai giganti come Amazon, eBay e al cinese Alibaba la
leadership nel cosiddetto product search e nella ricca torta
pubblicitaria su Google.com e, con la preventivabile espansione del
servizio, nelle sue versioni internazionali.

"Per cinque anni abbiamo mostrato agli acquirenti elenchi di prodotti
disponibili in zona", ha aggiunto Fallows alludendo a un altro
servizio quasi omonimo,Google Shopping, disponibile anche in Italia,
"e nel corso di questo periodo chi compra online ci ha inviato
feedback interessanti tipo 'Grazie Google, ma non ci stai aiutando ad
acquistare rapidamente questo prodotto'". Uno degli assi nella manica
potrebbe per esempio essere un sistema di avvisi per cui, quando un
prodotto è tornato disponibile nella propria zona, lo si può
acquistare e ricevere nell'arco di tre-quattro ore. L'oggetto non
parte dunque da magazzini e capannoni ma passa dal rivenditore al
dettaglio ai furgoni e alle auto di Big G che arrivano dritte a casa
nostra. Una sfida ad Amazon, è vero. Ma anche, come fanno notare
alcuni osservatori, una potenziale posizione di alleato.

Mentre Jeff Bezos e i suoi lanciano il telefonino tridimensionale per
trasformare ogni dubbio e desiderio in un acquisto, e pensano, fra il
serio e il provocatorio, alle consegne via drone, l'abbonamento al
servizio di consegna veloce Amazon Prime è salito e gli è stata
dedicata una specifica campagna promozionale. Segno che qualcosa sta
cambiando. Certo, i numeri sul piatto sono importanti: Seattle ha
investito quasi 14 miliardi di dollari per i suoi depositi
semiautomatizzati, finiti oltre tutto al centro di diverse
contestazioni sindacali. L'obiettivo è sempre stato quello di disporre
del maggior numero di oggetti da stoccare il più vicino possibile al
più alto numero di persone, in luoghi strategici per consegne veloci.

Nulla di paragonabile, quanto alle dimensioni finanziarie, al nuovo
piano di Google. Che tuttavia ha appunto risposto rivoluzionando il
modello e alleandosi con marchi come Costco, Whole Foods, Walgreens,
Staples e Target. Ne esce una sorta di "magazzino frammentato sul
territorio" a cui attingere rapidamente con le sue squadre di commessi
dediti a impacchettare le ordinazioni effettuate via sito o via app e
fattorini-autisti che caricano e consegnano. Acquistare costerà 4,99
dollari per ogni rifornitore dal quale il mezzo dovrà recuperare il
vostro ordine. Ma secondo Fallows potranno essere messe in campo
soluzioni alla Prime, cioè consegne gratuite per un canone annuo
inferiore ai cento dollari. "Sul lungo periodo è un tipo di sfida al
quale Amazon non ha mai pensato a pieno", ha scritto Mark Rogowsky su
Forbes. "Google, da parte sua, non aveva necessariamente bisogno di
infilarsi nel mercato dei beni ma vuole la sua fetta in quello delle
ricerche. Shopping Express è una tipica soluzione googlesca". Rispetto
alla quale Big G ha tempo, risorse e idee da investire. Carte in grado
di movimentare non poco i sonni di Bezos

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