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24 giu 2014

Università, Verona e Trento le migliori d’Italia

Anche il politecnico di Milano sul podio. Tra le non statali
primeggiano San Raffaele, Bocconi (ottava per i Master in finance del
Ft) e Luiss. Male gli atenei meridionali



Qualità di didattica e ricerca? Per trovare l'eccellenza in Italia
bisogna andare a Verona o a Trento: a pari merito, sono le università
migliori, secondo la classifica aggiornata del Sole 24 Ore. Una
graduatoria che mette in fila gli atenei italiani analizzando 12
parametri - nove relativi alla didattica generale (dalla struttura
docente, alla puntualità degli iscritti rispetto al piano di studi,
alle opportunità di stage) e tre basati sui progetti di ricerca e
sull'alta formazione - tra i più utilizzati a livello internazionale.
Le due voci - didattica e ricerca - pesano ciascuna per il 50%. E se
Trento stacca tutti per qualità dell'insegnamento e Verona eccelle
principalmente per la ricerca (mentre è settima in didattica),
combinando i due parametri i due atenei si ritrovano appaiati sul
podio, con 84 punti, davanti al Politecnico di Milano (79), all'Alma
Mater di Bologna(78), all'università di Padova (76). Palma d'oro delle
università non statali, l'Università San Raffaele di Milano (87
punti), seguita da Luiss (Roma) e Bocconi (Milano), a pari merito: 81.
Sempre la Bocconi - che ha appena rinnovato l'incarico di rettore,
fino al 31 ottobre 2016, ad Andrea Sironi - si posiziona all'ottavo
posto nella classifica dei Global Masters in Finance, pubblicata dal
Financial Times, con il proprio Corso di laurea specialistica,
scalando ben 12 posizioni rispetto alla graduatoria precedente e
posizionandosi davanti ad atenei come il Mit di Boston.

Trento: «Un primato ricorrente»

«Un risultato che ci rende molo felici, anche se siamo consapevoli
della relatività di queste classificazioni», dice la rettrice di
Unitrento, Daria de Pretis. Che aggiunge: «Un giorno dovremo
incontrarci tutti, per studiare dei criteri comuni». «Quello che ci
conforta e valorizza la quantità di lavoro, di impegno e di
investimento, però, è il fatto che questo riconoscimento ricorre in un
numero sempre crescente di classifiche: lo scorso anno la nostra è
risultata l'unica università italiana tra le migliori 220 del mondo
nel rankingThe-Times Higher Education». Quali i punti di forza
dell'ateneo? «La formazione, intesa come didattica tradizionale, ma
anche come investimento sulle "soft skill": e cioè la possibilità di
fare esperienze all'estero, i corsi di lingua, l'incontro con il mondo
del lavoro, attraverso stage e tirocini, il lavoro sulle attitudini,
attraverso il coaching e i consigli per presentarsi o per stendere il
curriculum». Ma il valore del piccolo ateneo (16mila iscritti - di cui
mille stranieri - 10 dipartimenti, 25 corsi di laurea e 29 di laurea
magistrale), nato poco più di mezzo secolo fa, sta soprattutto,
sostiene la rettrice, nella consapevolezza che «non esiste università
senza integrazione di didattica e ricerca»: «La ricerca svolta
nell'università - dice - non è fine a se stessa, ma è funzionalmente
intrecciata alla trasmissione del sapere. L'esperienza didattica non è
una mera presentazione di contenuti, ma uno stimolo e una condivisione
della ricerca: solo così è possibile formare studenti capaci di
muoversi efficacemente sul mercato de lavoro e di portare
innovazione». E poi, protagonisti gli studenti; dialogo tra saperi («È
questo il futuro, combinare scienze dure e materie umanistiche,
filosofia e matematica, diritto e informatica», dice de Pretis);
apertura internazionale («abbiamo già dei corsi in inglese alle lauree
biennali, stiamo pensando di introdurne altri sulle triennali»)».



«Splendida notizia», il piazzamento al vertice della classifica, anche
perNicola Sartor, rettore dell'università di Verona. «Siamo i primi
assoluti sul fronte della ricerca e tra i migliori per la didattica.
Sono convinto che proprio la buona ricerca possa portare anche
importanti riscontri in quest'ultimo ambito. Nel 2012, sulla base
della stessa classifica, Verona aveva ottenuto il 25° posto. Questo
salto di qualità è molto importante in quanto rende visibili e premia
gli sforzi realizzati negli ultimi anni. Tali risultati– ha continuato
Sartor – offrono una maggiore visibilità nazionale al nostro ateneo
che potrebbe tradursi in una crescita dei nostri iscritti, da fuori
regione e dall'estero. Credo, infatti, che la compresenza di studenti
con esperienze e provenienze diverse sia un arricchimento per tutti».

Male il Sud

I nove indicatori di qualità della didattica (attrattività,
sostenibilità, stage, mobilità internazionale, borse di studio,
dispersione, efficacia, soddisfazione, occupazione, ricerca, fondi
esterni, alta formazione) premiano dunque Verona e Trento. Il
piazzamento peggiore, invece, ancora una volta lo registra
l'Università Napoli Parthenope; penultima, l'Università di Palermo. Ma
per trovare tracce di sud, nella classifica del quotidiano di
Confindustria, bisogna scendere fino alla 22esima posizione, dove si
piazzaSalerno, insieme a Roma «Foro Italico». Poco lusinghieri anche
gli altri risultati della capitale: La Sapienza è al 28esimo posto,
Roma Tre al 37esimo e Tor Vergata al 42esimo.

Grandi, medie, piccole

Verona e Trento svettavano già nella classifica pubblicata l'estate
scorsa dall'Anvur (l'agenzia nazionale di valutazione del sistema
universitario e della ricerca) sulla qualità della ricerca negli
Atenei italiani: Verona risultava terza, subito dopo Padova e la
Bicocca di Milano, fra le grandi università; Trento era capolista fra
le medie, a dimostrazione che i due parametri (ricerca e didattica)
non si contraddicono ma viaggiano in parallelo.

Studenti eccellenti

L'università di Romeo e Giulietta, in particolare, era recentemente
balzata in cima a un'altra classifica, quella che prendeva in esame -
a fine 2013 - i laureati: quelli della città scaligera sono risultati
più regolari negli studi, si laureano in tempi più brevi rispetto ai
colleghi degli altri atenei italiani, frequentano con maggior costanza
le lezioni, hanno un maggiore contatto con il mondo del lavoro, grazie
a stage e tirocini, e vanno all'estero per esperienze di studio e
lavoro con più frequenza rispetto alla media nazionale. L'identikit
dei laureati triennali, magistrali e a ciclo unico all'università di
Verona nel 2013 era contenuto nel XVI rapporto sul profilo dei
laureati condotto dal Consorzio interuniversitario Almalaurea:
un'indagine che ha coinvolto 230 mila laureati del 2013 di 64 atenei
aderenti al Consorzio interuniversitario.

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