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2 mag 2014

Pelù: «Renzi boy scout di Gelli» Un milione in piazza San Giovanni Il rocker attacca il premier: «Fa elemosine da 80 euro: noi però abbiamo bisogno di lavoro». L’affondo a Berlusconi: «...Che pena i servizi sociali».

ROMA - «Non vogliamo elemosine da 80 euro, vogliamo lavoro». L’attacco di Piero Pelù in piazza San Giovanni a Matteo Renzi è diretto: «Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Il nemico è dentro di noi, forse siamo noi stessi. Gli unici cannoni che ammetto sono quelli che dovrebbe fumarsi Giovanardi». Questa è solo una delle “posizioni forti” manifestate dal palco del Primo Maggio, il concertone organizzato dai sindacati confederali, davanti a una folla che ha riempito piazza San Giovanni già dalla tarda mattinata. (Alle 21 c’era una platea di 700mila persone, e un’ora dopo erano già un milione). Uno dei momenti più toccanti ha avuto come protagonisti gli Statuto, che hanno ricordato le vittime della Thyssen Krupp e chiesto «un applauso per Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi. Per il coraggio con cui sta affrontando il suo dolore». I Modena City Ramblers hanno ricordato Enrico Berlinguer e Dario Vergassola ha divertito con le sue battute.
Piero Pelù contro Renzi: «Meno elemosine, più lavoro»
Il più clamoroso è l’intervento di Piero Pelù. Che non ha risparmiato Berlusconi: «...maledette toghe rosse, ai servizi sociali l’avete mandato: giù le mani da Silvio e giù le mani da Marcellino Dell’Utri... Ti prego Marcellino torna in Italia ti aspettiamo a braccia aperte». Il rocker fiorentino sale sul palco chiedendo un minuto di silenzio per i morti sul lavoro, per i disoccupati, per i lavoratori di Piombino, di Porto Marghera, del Sulcis, dell’Ilva, e per Mancini: quel poliziotto morto per fare veramente il suo dovere e per scoprire nelle terre dei fuochi quali erano i veleni che venivano interrati». Appena tornato in camerino, Pelù spiega le sue dichiarazioni sul palco: «Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro». E aggiunge con ironia: «Stasera non ho detto nulla, ero posseduto dal ribelle che è dentro di me e comunque la cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato “hai detto tutto bene”»
Un quarto di secolo
Il Primo Maggio compie un quarto di secolo e Vergassola che presenta la maratona rock con Edoardo Leo e Francesca Barra, attacca: «Anche il web compie 25 anni e Grillo per festeggiare ha stappato due senatori». Il concertone è partito alle tre del pomeriggio con le esibizioni dei gruppi emergenti Crifiu, Bastian Contrario, Disco Socks, Kutso, L’Orage. L’anteprima è chiusa dalla Tammuriata rock di Capuano. Sul palco sfilano Piotta, Agricantus, Statuto, la cantautrice Levante .Tocca al combat folk dei Modena City Ramblers aprire la diretta tv su Raitre. E la band chiude il suo set con «I funerali di Berlinguer» raccogliendo il primo applauso della piazza. La band emiliana è protagonista di un altro momento importante della giornata. Ai Modena, infatti, è affidata anche l’apertura della seconda parte della serata. «Una e indivisibile, è arrivata con la resistenza», dicono prima di suonare l’Inno di Mameli che però, dopo pochi minuti, si trasforma in Bella ciao , il canto partigiano accolto dalla folla con cori, balli e mani al cielo. La piazza balla, finalmente.

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