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17 set 2012

IL «RE DELLE TAPPARELLE» MORÌ NEL 2006 IN UN INCIDENTE CON L'ELICOTTERO Crolla l'impero del «Berlusconi del Nordest»


Senza stipendio da tre mesi i 120 operai
Sciopero a oltranza contro gli eredi di Panto

Giorgio Panto, morto in un incidente con l'elicotteroGiorgio Panto, morto in un incidente con l'elicottero
Quando con il suo Progetto Nordest «rubò» 90 mila voti alla Casa delle Libertà, l'allora governatore del Veneto Giancarlo Galan andò su tutte le furie: «Mai avrei pensato di perdere per colpa di un falegname qualsiasi...». Giorgio Panto replicò con una bella risata: «Io costruisco infissi in teak, legno durissimo fatto apposta per rompere i denti ai pescecani».

Era l'estate del 2006. Oggi il «falegname qualsiasi» non c'è più (morì in un incidente aereo a novembre di quell'anno) e anche i suoi infissi in teak rischiano di sparire per sempre dal mercato e trascinare sul lastrico 120 operai, in sciopero da più di una settimana e senza stipendio ormai da tre mesi. I conti della Panto sono in caduta libera: voci non ufficiali e non confermate parlano di un buco finanziario di oltre 15 milioni di euro e di un fatturato che dai 13 milioni del 2011 sarebbe ridotto ora a meno di 10. Davanti ai suoi cancelli, a San Biagio di Callalta (una quindicina di chilometri da Treviso) i picchetti dei lavoratori ricordano ai passanti che i rischi di una chiusura o di un drastico ridimensionamento sono reali, mentre sindacati e amministratori cercano di mettere a fuoco una via d'uscita dalla crisi e un piano di rilancio dell'azienda. Con un pensiero sullo sfondo: se Giorgio Panto fosse ancora qui forse....

Era un uomo originale, il re delle tapparelle. Uno di quelli che non passano inosservati, che hanno il raro dono di scovare risorse anche dove altri non andrebbero nemmeno a cercarle. Aveva fatto volare quella fabbrichetta d'infissi nata nel 1910 (affidata agli eredi dopo la sua morte), nelle sue mani gli affari lievitavano. Estroverso fino a permettersi negli anni Ottanta di sponsorizzare «Colpo Grosso», trasmissione di una tivù privata che proponeva striptease di vallette davanti alle telecamere, sotto la guida di Umberto Smaila.

Esuberante, Panto. Tanto da comprare (era il 1993) intere pagine di giornali per chiedere alle medie e piccole industrie di fare come lui: sbattere la «finestra in faccia» alla Confindustria dell'era Abete e passare alla sua Carta d'Impresa. Imprenditore, sì, ma con il pallino dell'editoria televisiva, proprio come Berlusconi che diventò il suo nomignolo. Il «Berlusconi del Nordest» nel 1994 fu nominato amministratore delegato di Antenna 3 dopodiché comprò un gruppo di altri emittenti locali. La popolarità, a quel punto, era abbastanza grande da convincerlo a giocarsi la chance della politica con la lista Progetto Nordest che tanto avrebbe disturbato la Casa delle Libertà. Non prese abbastanza voti per andare in Parlamento ma si guadagnò le invettive di molti, soprattutto i leghisti, ai quali sembrava essersi ispirato. «Ho idee vicino alla Lega? Sono loro che la pensano come me» ripeteva lui. Alla fine divenne inviso anche al Cavaliere che lo aveva corteggiato inutilmente e che dopo le elezioni gli addebitò parte della responsabilità per la vittoria di Romano Prodi.

Il 26 novembre del 2006 Giorgio Panto stava volteggiando al largo della Laguna di Venezia con il suo Robinson 44. Sorvolava l'isolotto di Crevan che si era appena comprato (vicino a Burano), in compagnia di un amico. Un volo a quota troppo bassa o forse una virata troppo stretta e l'elicottero si è schiantato nelle acque della Laguna. Panto respirava ancora quando un pescatore l'ha portato a riva, è morto poco dopo in ospedale (l'amico si è salvato). Un incidente aereo gli era già successo un'altra volta: nel 1989 il suo Piper Cheyenne «atterrò», diciamo così, su un albero per via della nebbia. «Ho avuto una paura fottuta ma sono qui» era il suo modo di raccontarla. Il futuro quel giorno gli aveva concesso un prestito. Uno solo.

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