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4 set 2012

Facebook, ecco il colpevole del disastro a Wall Street


Sono passati più di tre mesi dal debutto in borsa dell'azienda di Mark Zuckerberg e il New York Times punta il dito contro il possibile responsabile del fallimento: David Ebersman, direttore finanziaro di Facebook

04 settembre 2012

È un giorno che Mark Zuckerberg non dimenticherà mai. E non è quello felice del suo matrimonio conPriscilla Chen, ma quello terribile che lo ha preceduto di poco. È il 18 maggio  2012: quello del disastroso debutto di Facebook a Wall Street, quello in cui una delle Ipo più ricche di soldi e aspettative della storia, si è trasformata in una delle più catastrofiche. E l'incubo non è ancora finito: il valore delle azioni ha continuato a scendere negli scorsi mesi, raggiungendo il prezzo di poco più di 18 dollari dai 38 di partenza, e l'azienda ha perso più di 50 miliardi di dollari in valore di mercato. Dopo oltre 90 giorni è giunto il momento di trovare un colpevole. 

E il New York Times in proposito non ha dubbi: la colpa è tutta (quasi tutta) di David Ebersman, il poco noto al di fuori dell'ambiente direttore finanziario di Facebook. Certo, parte ella responsabilità va alle banche di Wall Street che hanno condotto l'asta e ai black-out di Nasdaq, ma è stato lui, spiega il quotidiano statunitense, ad approvare l'aumento dell'ultimo minuto del costo delle azioni (inizialmente doveva essere tra i 29 e i 34 dollari). Ed è stato sempre lui a decidere per un aumento del 25% del flusso di azioni a disposizione del mercato. 

Per quanto riguarda il prezzo delle azioni, Ebersman è stato mal consigliato dalle banche che lo seguivano nelle operazioni, tutte interessate a vendere il maggior numero di azioni possibili: Morgan Stanley era favorevole a un prezzo di partenza così alto, JPMorgan Chase lo voleva anche più alto, mentre soloGoldman Sachs si sarebbe accontentata di qualcosa di meno, anche se è stata molto felice della decisione finale del direttore finanziario. L'errore di David & Co è stato prendere per vere le indicazioni di acquisto fornite dagli investitori. Queste sempre più alte rispetto al numero reale di intenzione che si vogliono comprare.  Ma in questo caso, temendo una forte domanda, sono state molto più alte, anche di tre o quattro volte. Cifre tanto alte hanno dato al 41enne ex Direttore finanziario della Genentech il coraggio di provare a spingere al massimo l'Ipo. 

Certo dopo tutto questo tempo, qualche testa sarebbe dovuta saltare. Invece tutti i banchieri sono ancora al loro posto e lo stesso David Ebersman non sembra destinato a fare le valige a breve. E il motivo è semplice: nonostante questa  défaillance, è molto bravo e con questo disastro ha pur sempre fatto guadagnare a Facebook 10 miliardi di dollari. 

E poi, forse, è anche presto per conclusioni e decisioni drastiche. È vero, come ricorda  Richard Petersondi Capital Iq, che la maggior parte delle aziende i cui titoli hanno perso molto rispetto al prezzo iniziale dopo 90 giorni, sono solitamente nella stessa situazione dopo un anno,  ma ci sono anche eccezioni eccellenti. Per esempio Amazon: nel giorno della sua quotazione è scesa ben al di sotto del prezzo di Ipo ma oggi il titolo ha ha guadagnato più del mille per cento del proprio valore. 

 

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