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22 giu 2012

Il Senato taglia i deputati da 630 a 508 E per essere eletti basterà avere 21 anni


Duecentododice sì, 11 no e 27 astenuti. A Palazza Madama via libera alla modifica dell'art. 56 della Costituzione. All'inizio della seduta, scontro tra Anna Finocchiaro (Pd) e il presidente Schifani

ROMA - Via libera dell'aula del Senato alla riduzione del numero dei deputati. Un sì quasi unanime. L'assemblea di Palazzo Madama ha approvato con 212 sì, 11 no e 27 astenuti il primo articolo delle riforme costituzionali, che prevede che il numero dei deputati scenda dagli attuali 630 a 508, otto dei quali eletti nella circoscrizione estero. Hanno votato a favore Pdl, Pd, Udc, Idv, Coesione Nazionale e Api-Fli. Si sono astenuti i senatori della Lega Nord. In dissenso dai rispettivi gruppi hanno votato contro l'esponente radicale Donatella Poretti, Luigi Li Gotti (Idv) e Mario Baldassarri (Fli).

ECCO COME CAMBIANO GLI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE 1

L'art. 1 del ddl sulle riforme interviene sull'art.56 della Costituzione: ad essere modificato, oltre al numero dei deputati, anche i requisiti anagrafici per l'elettorato passivo. La nuova norma prevede che siano eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i 21 anni di età, invece degli attuali 25. La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall'ultimo censimento generale della popolazione, per cinquecento e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione.

L'articolo due del testo per la riforma costituzionale, che prevede la riduzione del numero dei senatori, sarà esaminato a Palazzo Madama nella giornata di mercoledì. 

Scontro Schifani-Finocchiaro. In avvio di seduta, tensione in aula tra il capogruppo Pd Anna Finocchiaro e il presidente del Senato Renato Schifani. La senatrice del Pd lamentava la dichiarazione di ammissibilità operata da Schifani per gli emendamenti sul semipresidenzialismo del Pdl, che avrebbero "violato" il patto politico che ha portato all'intesa in commissione: "Lei non è stato né garante politico né garante 'notarile'". Schifani, pur riservandosi una risposta nel merito al momento in cui arriveranno al voto quegli emendamenti, ha sottolineato: "Non sono il segretario politico" di un partito, "non impongo scelte politiche che non mi competono", e le cariche istituzionali possono svolgere "solo moral suasion". Del resto, ha concluso, "i miei predecessori, di qualunque parte politica, hanno riconosciuto alla sovranità dell'aula il diritto di esprimersi".

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