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13 mag 2012

UN'ONDA ALTA 24 METRI AL LARGO DEL PORTOGALLO La lotta tra il surfista e la Natura


La foto racconta chi siamo: la scia lasciata dall'uomo è l'impronta della sua vittoria

Nella pratica, è una foto di sport: racconta il vincitore di una gara di surf più azzardata e spettacolare del solito, perché è fatta contro le onde più grandi che si possano vedere. Nella sostanza, questa foto è la rappresentazione del mondo così com'è. Con le proporzioni che in fondo - o in teoria - conserva. Quello che si vede è un'onda mastodontica, che sta per arrotolarsi su se stessa, o lo farà tra poco, al largo del Portogallo. Non si sa se sia nel punto più alto, ma i nostri occhi, la nostra abitudine all'epica, la potenza del fermo immagine, lasciano pensare così. Tra un attimo infinitesimale l'onda alta 24 metri si schianterà nel resto dell'acqua, da dove era risalita fino a lassù. Lo racconta la schiuma che avanza con impeto, incapace di tenersi a freno. 

Al centro, minuscolo, tanto che si percepisce appena, c'è un essere umano, Garrett McNamara, 44 anni. Un omino che in quel mondo gigantesco sa starci e muoversi senza paura e anzi ci va apposta, si diverte. È la sua sapienza che conta. In verità, l'omino si vede soltanto facendovi attenzione. Ma non c'è bisogno. C'è qualcos'altro che fa capire che quello è un essere umano e cosa sta facendo: non è tanto la concentrazione su di lui, ma la scia che ha lasciato ancora impressa sull'onda. È la scia l'impronta di quell'uomo, della sua vittoria sulla Natura. Quella scia è nitida e quasi commovente, perché riesce a tenere in una foto, che è un solo istante, tutta la traccia del passato. Quello che è già accaduto: il percorso che ha fatto mentre l'onda lo aggrediva. E il vincitore, tra l'onda gigantesca e l'omino minuscolo, è quest'ultimo. Era lui che aveva il compito di domarla, di scivolarci sopra come un bambino in un parco giochi. Lo ha fatto. Si vede. Anzi, quasi non si vede, ma basta aver visto una volta nella vita, dal vivo o in tv o solo in una foto, la postura, il movimento, le gambe piegate e il resto del corpo che si muove per toccare il momento giusto e poi lasciarsi andare come se di quell'onda l'omino facesse parte.

Ma la cosa che vale di più è che, appunto, questa foto racconta con armonica semplicità il rapporto tra l'uomo e la Natura, ora, così com'è, dopo che ce ne siamo occupati per millenni. Nel senso che quell'omino minuscolo si sta limitando; perché avrebbe abbastanza forza non solo per governarla l'onda, ma anche per modificarla, straziarla, deviarla. È per questo motivo, forse, che la natura ingigantisce quasi a diventare mostruosa. In fondo, è proprio il contrario di quello che accadde tra la Natura e i dinosauri: gli animali erano enormi e potenti, fatti apposta per combattere contro la natura feroce, e furono annientati dal processo. 

Adesso una grandissima quantità di esseri minuscoli, che continuano a moltiplicarsi senza soluzione, tengono a bada la natura, la fanno ritrarre. La addomesticano esattamente come quest'omino ha addomesticato l'onda gigantesca: imparando a stare in equilibrio, a prendere il tempo giusto, a puntare i piedi nel punto giusto sopra una tavoletta di dimensioni quasi irrilevanti. La tavoletta è stata inventata e costruita per scivolare sull'acqua anche quando diventa impetuosa - soprattutto. L'uomo governa l'onda e la tavola e quanto più il percorso è difficile, tanto più si diverte. La natura starebbe lì apposta per tenere a bada la vita animata, e schiacciare gli esseri umani, come a mostrare l'impossibilità della gara. E poi un essere umano minuscolo, a sorpresa, la governa. Ed entra nel Guinness dei Primati per averlo fatto. Non più di una medaglia e una gloria passeggera. Ma è come se la Natura con il tempo non avesse imparato un modo per sopraffare l'uomo; e l'uomo avesse imparato tutti i modi per governare la Natura. Tutta roba che i dinosauri, evidentemente, non erano riusciti ancora a immaginare.

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