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17 mag 2012

La sincerità di Nicole: "Io in Regione perché è la prima idea che gli è venuta"


Una lunga telefonata tra la Minetti e la sua assistente in Regione. Dove lei minaccia di non aver più intenzione di "coprire il culo" a Berlusconi, dove sembra rendersi conto (ma fino a un certo punto, della situazione in cui si è messa. E la minaccia sembra dare effetti: la sparata pro Minetti del premier contro l'Infedele di Gad Lerner

E' la Nicole Minetti forse più "vera" quella che emerge da questa lunga telefonata (una ventina di minuti in tutto) con la sua assistente in Regione, Clotilde Strada. Una Minetti inferocita con "Papi", che ha deciso di non "coprirgli più il culo", che ha capito che lui sarebbe capace di qualunque cosa "pur di salvarsi il suo culo flaccido", una Minetti bellicosa e tendente al turpiloquio (33 parolacce lungo tutta la telefonata al ritmo di una ogni trenta secondi circa), una ragazza decisa a fargli arrivare messaggi pesanti e (quasi) definitivi.

ASCOLTA LA TELEFONATA: NICOLE E CLOTILDE STRADA

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"O intervieni e mi riabiliti - è il senso del discorso che Nicole sta indirettamente facendo a Berlusconi - o io ti mollo, parlo, racconto, comincio a pensare a me stessa piuttosto che a te". E' il 22 gennaio del 2011 e la telefonata, in qualche modo, raggiungerà il suo scopo. Il 25 sera, praticamente a freddo, Berlusconi interverrà all'Infedele di Gad Lerner, insulterà pesantemente le signore presenti e si lancerà in una filippica a favore di Nicole, che è una brava ragazza "migliore di tutte le presenti", che si è fatta da sola ha studiato e sa le lingue... Lì per lì Berlusconi sembrerà aver riconquistato il terreno perduto con la bella consigliera regionale di origini riminesi, ma è chiaro che proprio in questi giorni, il loro rapporto comincia a incrinarsi. Da lì in avanti e sempre di più, fino al processo, la Minetti apparirà decisa a pensare a se stessa anche a discapito di "Papi".

Nicole ha la netta sensazione di essere stata un po' usata (ma no?) e in un passaggio di grande sincerità, afferma: "Ho realizzato che lui mi ha dato quel ruolo (di consigliere regionale; ndr), non perché ero adatta, ma perché è la prima cosa che gli è venuta in mente... Che l'avrebbe dato a qualunque altra...". E, sempre con parole di verità, la Minetti racconta di un banale episodio di qualche giorno prima in cui, per motivi che Nicole non precisa ma che definisce assolutamente futili, lui ha mentito per la gola. E' come se lei, per la prima volta, si fosse resa conto di avere a che fare con un bugiardo patologico:  "Gli ho detto, Silvio sei un bugiardo... Chi vuoi prendere per culo...? Che cazzo stai dicendo?".

Insomma, il re è nudo e Nicole se ne accorge. Ma nelle altre occasioni (vedi bunga bunga) in cui era altrettanto nudo, o si comportava come se lo fosse, o spogliava le ragazze, è come se la Minetti non fosse mai riuscita a guardare e a vedere al di là del suo naso... e del suo portafoglio.

Storia vecchia, si dirà. Di una ragazza che ha scelto la scorciatoia che passa attraverso lo scannatoio (alias bunga bunga) del vecchio benestante per farsi largo nella vita e che non sembra ammetterlo neppure con se stessa. E neppure la brava Clotilde (che pure sembra una giovane sveglia e, che, se non altro per questioni estetiche, non ha mai potuto godere dei vantaggi di Nicole) sembra saperle cantare le cose come stanno. Anche Clotilde (che scorciatoie non ne ha avute) finisce per cadere nella logica minettiana: "Dovresti chiarirgli la situazione... Fagli capire tre cose: 1) che tu sei una ragazza intelligente, molto più intelligente delle altre; 2) Che lui sarà eternamente in debito con te e che sarebbe l'ora che cominciasse a dimostrarlo (veramente, dice " a muovere il culo"; ndr); 3) Che sei consigliere regionale e che hai una dignità".

Vero e giusto, ma sempre nella logica che tutto questo sia in qualche modo normale. E Minetti non riesce a uscire da quella logica. Eppure, si è molto preoccupata e offesa quando ha trovato in libreria "Mignottocrazia" di Guzzanti e si è resa conto che c'era un intero capitolo che la riguardava. E, mentre, da una parte, sembra comprendere come mai si è trovata catapultata (da igienista dentale) in Consiglio Regionale, dall'altra, sembra mancarle qualche passaggio per arrivare a capire che nella "Mignottocrazia" guzzantiana, purtroppo, lei si è trovata immersa fino al collo.

Adesso s'arrabbia, la Minetti e grida "cazzo" e "culo"; ma neanche dall'innegabile sincerità di una parte di questa lunga telefonata emerge il desiderio di buttare tutto all'aria. "Non mi vergogno neanche un po'... Che c'è da vergognarsi?" ha detto l'altro giorno ai margini del processo di Milano. Appunto, se un seggio in Regione (e, a volte, in Parlamento) è la giusta ricompensa per aver allietato le notti del "capo"... Se questa è la logica, la morale, se questo è il berlusconismo che doveva dominare, che c'è da vergognarsi? 

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