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30 apr 2012

Il relitto della Concordia spacca Livorno


L'azienda degli yacht: se arriva qui, perdiamo commesse
Ma il sindaco: può essere un'occasione per tutti

La nave Costa Concordia dopo il naufragio (Ansa)La nave Costa Concordia dopo il naufragio (Ansa)
LIVORNO – Davanti al mare degli antichi Cantieri Orlando, oggi quartier generale di Azimut-Benetti, azienda costruttrice di mega-yacht, c'è chi guarda l'orizzonte a Sud, verso l'invisibile Isola del Giglio, e spera che il destino non si compia. «Il relitto della Concordia non deve venire, sarebbe una disdetta», dice Roberto, tessera Fiom, carpentiere navale. Una volta ogni tanto Roberto è d'accordo con il suo padrone, il cavaliere (del lavoro) Paolo Vitelli, imprenditore torinese, un fuoriclasse assurto alla gloria livornese per aver salvato, con un colpo di magia, i decotti cantieri Orlando, tutelato seicento posti di lavoro e fondato (o meglio potenziato) un piccolo impero. Vitelli, quando ha saputo del progetto smantellamento, ha avvertito che se quelle 114 tonnellate di ferraglie fossero rimaste nei bacini del cantiere per più di un anno e mezzo, lui avrebbe chiuso baracca e burattini e lasciato Livorno. Minaccia rabbrividente e per niente campata in aria: il Cavaliere degli Yacht è anche un condottiero leale dall'unica parola (come il suo omonimo cavaliere di Montone vissuto a fine Quattrocento), come accadde pochi anni fa quando decise di abbandonare Viareggio per sbarcare a Livorno.

ALTRE REAZIONI - Non troppo distante, nella sede della Cna, c'è aria invece di alisei buoni. Perché, al di là della tragedia che tutti si ricordano senza ipocrisie, l'arrivo del fantasma della Concordia porterebbe benefici importati a una serie di piccole e medie aziende demolitrici. E si fa festa pure a Piombino (anche tra i quadri e le maestranze delle acciaierie Lucchini in crisi nera) e ai Nuovi cantieri apuani di Carrara. Anche il Palazzo, inevitabilmente, si divide. Distanze trasversali con la Cgil contro le decisioni dei compagni del Pd (ex Ds e Pci) che a loro volta si dividono tra favorevoli, contrari e perplessi, Sel (che è in maggioranza) a favore dei Grandi Lavori e il sindaco Alessandro Cosimi (sinistra del Pd) che raccomanda unità: «Non dite di no a priori: il relitto può essere un'occasione importante per tutti».

NO ALLA MIGRAZIONE - Si parla di un business da 250 milioni di euro (solo per la demolizione) che Livorno spartirebbe con Piombino (che diventerebbe la base logistica delle operazioni) e i Nuovi cantieri Apuani di Carrara che costruirebbero i mega cassoni capaci di risollevare la nave dal fondo roccioso del Giglio come da progetto approvato dell'americana Titan e dall'emiliana Micoperi. Anche il governatore della Toscana, Enrico Rossi, si è battuto come un leone affinché il relitto non emigrasse a Palermo o a Genova convincendo anche il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, che in un'intervista al Tg1 ha detto chiaro e tondo: «Preferirei Livorno, per la demolizione: è il porto più vicino e più attrezzato».

DUBBI - E allora perché tanta avversità alla pioggia di soldi che tanto aiuterebbero le asfittiche finanze toscane? Semplice: il relitto impegnerebbe i bacini, (che oltretutto devono essere potenziati e servono 20 milioni) e si rischierebbe di perdere le commesse di almeno un paio di maxi yacht. «Oltretutto bisogna stare attenti anche all'inquinamento, perché demolire una nave così non è un esercizio tecnico qualunque», dice il potente segretario provinciale della Cgil di Livorno, Maurizio Strazzullo. A far soffiare il libeccio del malumore, c'è anche uno studio del Rina (il Registro navale) che mette a confronto il guadagno derivante dalla demolizione con quello della costruzione di yacht. Bene, il rapporto è di 4-1 a favore dei costruttori. E in più i demolitori, si sottolinea, inquinano molto di più.

I POLITICI - Lamberto Giannini, Sel, è favorevole all'arrivo della Concordia e tira le orecchie ad Azimut-Benetti: «Ben venga il relitto se porta benefici alla nostra economia come dimostrato. Non si possono tutelare interesse precostituiti. Azimut-Benetti dà lavoro alla città, non ha mai mandato nessuno in cassa integrazione, però non è l'imperatore del porto». Più prudente Paolo Gangemi (Rifondazione). «Il bacino bacino di carenaggio è abbandonato da tempo e devono essere realizzati lavori di ristrutturazione. Se ciò avviene, il relitto potrebbe portare occupazione e un po' di ricchezza ai lavoratori. Altrimenti, bisogna stare molto attenti». Il sindaco Cosimi promette bonaccia e naturalmente garanzie. «Il relitto non resterà in porto più di un anno – dice – e a livello ambientale non ci sono problemi». E intanto, insieme ai milioni, si calcolano i posti di lavoro in più: almeno 300 solo a Livorno e poi altri 200 tra Piombino e Carrara. Non solo. Nella partita finale entrerebbero, forse, quei venti milioni per ristrutturare i bacini del porto livornese per un nuovo rilancio.

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