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8 mar 2012

TEMPI DURI PER GLI ESPERTI DI FINANZA E il supercomputer trova lavoro a Wall Street



«Watson», il cervellone della Ibm, assunto dal colosso bancario Citigroup per valutare i rischi finanziari

Watson (subito in vantaggio) durante la sfida al quiz show «Jeopardy»
MILANO – Non bastava la crisi economica, le banche in difficoltà e l'incubo del default della Grecia. A dare il benservito ad analisti e esperti di finanza ora potrebbe essere un (super)computer, appena assunto dal colosso bancario Citigroup. Il cervellone prenderà il posto, si presume, di uno stuolo di teste d'uovo e avrà il compito di valutare i rischi finanziari e il grado di affidabilità dei clienti delle aziende di credito.

LA CREATURA - Il computer in questione, a dire la verità, non è un agglomerato di chip e circuiti qualsiasi: ha addirittura un nome proprio - "Watson" - e, volendo, persino un cognome (Ibm). Si tratta della macchina più evoluta in fatto di «intelligenza artificiale». Watson ha delle abilità sorprendenti: è in grado di comprendere e processare il linguaggio umano, risolve problemi complessi, analizza in nanosecondi immense quantità di informazioni e dati non strutturati (può «leggere», immagazzinare e analizzare 200 milioni di pagine in 3 secondi). Doti anche più che umane, visto che non si ammala mai, non ha problemi sentimentali e di umore che lo distraggano, lavora 24 ore al giorno (senza pause caffè) e «non sbaglia mai», come assicurano gli ingegneri dell'Ibm che l'hanno creato.

LA PROFEZIA - Watson (il nome è mutuato dal prezioso assistente di Sherlock Holmes) è stato lanciato con grande clamore mediatico poco più di un anno fa… in tv, quando era riuscito a sbaragliare i battaglieri concorrenti del quiz show americano Jeopardy, dimostrando disarmanti doti di "intelligenza" e rapidità. E ora che il supercervello ha persino trovato lavoro a Wall Street sembra essere entrato nella fase della piena maturità. In un certo senso, «Big Blue» ha realizzato la profezia onirica dello scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke - e del capolavoro cinematografico di Stanley Kubrick tratto dal suo romanzo, 2001: Odissea nello Spazio – che 45 anni fa aveva descritto un computer quasi onnisciente e onnipotente. L'antenato letterario di Watson si chiamava «Hal», diminutivo di Henry ma nome tutt'altro che casuale visto che, andando avanti di una lettera nell'alfabeto, da H-A-L risulta la sigla I-B-M. Nella finzione cinematografica, Hal non fece una bella fine: disattivato dall'equipaggio dell'astronave per aver commesso un errore tecnico, il cervellone reagisce prendendo possesso della nave e uccidendo a uno a uno i membri dell'equipaggio, tranne uno che poi riesce ad avere il sopravvento sulla macchina. In pratica, aveva dimostrato non solo intelligenza ma anche sentimenti umani: la paura di morire.

IL CURRICULUM - Watson promette di tenere a freno le proprie pulsioni. Citigroup l'ha "assunto" con un compito rilevante: assistere i manager del gruppo nelle scelte di investimento e di elargizione del credito ai clienti. Avrà anche il compito di sviluppare e personalizzare i servizi di digital banking, rendendoli ancor più auutomatizzati. Di questi tempi non sarà un compito semplice, ma Watson non è alle prime armi. A parte l'exploit televisivo, il supercomputer vanta un curriculum già importante: ha lavorato per giganti del settore della salute come WellPoint e Seton Health Family, ma è all'esordio nel delicato settore finanziario. Grazie alle attività gestite da Watson, Big Blue ritiene di poter raccogliere ricavi valutati in «miliardi di dollari» (2,65 secondo un analista del settore citato dall'agenzia Bloomberg) a partire dal 2015. Il settore dell'information technology legato alle banche ha sviluppato un fatturato di 400 miliardi di dollari nel solo 2011. Insomma, Ibm vuole papparsi una bella fetta di questa torta. Ecco perché nei mesi scorsi, gli esperti dell'azienda hanno "insegnato" alla loro creatura il linguaggio spesso ostico della finanza: «Oggi – assicurano – Watson sa leggere articoli di giornale, comunicati ufficiali, documenti, prospetti. E persino monitorare Facebook e gli altri social network. E trarre un senso da tutte queste informazioni confuse e frammentarie». Ne conoscete uno più bravo? In verità, ha anche dei limiti: capisce solo una lingua, l'inglese,e ha bisogno di continui corsi di aggiornamento. Ma si sa, nessuno è perfetto.

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