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19 mar 2012

La tesi del ricercatore Bainbridge: il cervello della mezza età è la macchina pensante più potente e flessibile che ci sia

LA TESI - L'ELOGIO DELLA MEZZA ETÀ IN UN LIBRO INGLESE: PIÙ LUCIDI E SODDISFATTI

Se la felicità arriva dopo i 40


David Bainbridge
Un po' più grigi, un po' più lenti e più rugosi. Ma anche più stabili emotivamente, più felici e più intelligenti che in ogni altro periodo della nostra vita. Questo nuovo glorioso inno alla mezza età viene innalzato da David Bainbridge 42 anni, studioso di veterinaria all'università di Cambridge che con ardito salto di campo si è ora interessato agli umani, e precedendo con tecnica evolutiva ha concluso che il picco di soddisfazione e di capacità di analisi si trova proprio fra i 40 e i 60 anni, lontano dagli alti e bassi della gioventù e dai declini della vecchiaia. Bainbridge nel suo libro Middle Age definisce i protagonisti della mezza età «naturalmente resistenti», presi come sono fra figli teen ager, i genitori che invecchiano e il lavoro, capaci nonostante tutto di rimanere efficienti e pieni di energia, modello le protagoniste di Sex and The City. Insomma, «che bella età la mezza età, tranquillità, serenità» come cantava con spiriti preveggenti, al debutto degli anni Sessanta, Marcello Marchesi, paroliere e umorista di genio: a lui si deve l'immarcescibile «Anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano». E nuova musica per le orecchie di quella generazione di baby boomers che non vuole invecchiare e che ora che si trova proprio in quel passaggio della vita. 

La copertina del libro di Bainbridge
Punto di riferimento per loro potrebbe diventare proprio questo libro dove Bainbridge prende di petto, rincuorando continuamente, la grande questione dell'età (sesso, menopausa, andropausa), ma soprattutto è di conforto quando affronta le nuove scoperte sul cervello e conferma che invecchiando si acquista in visione d'insieme quello che si perde in sveltezza, e si diventa abili a usare entrambi gli emisferi del cervello, destro e sinistro, operazione che ai giovani riesce meno bene. Non solo, anche se le ricerche sono ancora in corso, Bainbridge si dice convinto che il cervello della mezza età stia diventando «la macchina pensante più potente e flessibile dell'universo». Eventualità che aprirebbe grandi possibilità di affermazione in tempi imprevisti, se non tardivi, della vita. Potrebbero così diventare la norma quelli che finora erano stati considerati casi limite.

Non sarebbe più considerato un outsider da zonacesarini lo scrittore Andrea Camilleri che, dopo una vita di fine ma oscuro sceneggiatore, è esploso con il personaggio di Montalbano: nel 2000 un'astrologa, Grazia Bordoni tentò di spiegare le bizzarrie del destino con un «Saturno seduto sull'ascendente» (Camilleri è Vergine ascendente Scorpione) ma lui, nella sua pagina Facebook, accetta con filosofia questo ritardo: «Tutto è arrivato tardi nella mia vita, e questa è una fortuna. Il successo fa venire in prima linea l'imbecillità». Come Camilleri, anche Giorgio Faletti è diventato scrittore da milioni di copie a 50 anni, dopo aver sperimentato mestieri vari. E così è stato per Toni Servillo, Mara Venier, Luciana Littizzetto, Sharon Stone e persino per Hillary Clinton, a lungo dietro le quinte prima di brillare di luce propria fra i 50 e i 60 anni. 
Mentre il premio Nobel Luc Montagnier, è protagonista, in terza età, di un'inedita fuga dei cervelli, dall'Europa a Shanghai, dove ora insegna all'Università Jiao Tong.
Un grande futuro davanti a sé potrebbero averlo anche i Bamboccioni, generazione emersa negli anni Dieci del Duemila e finora sacrificata fra la crisi economica e gli egoismi dei genitori: chissà che non sboccino tardivamente.

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