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8 apr 2014

Dall'US Navy il carburante prodotto dall'acqua di mare

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Trasformare l'acqua del mare in carburante. Il sogno di tutti i
moderni Re Mida che a quanto pare la marina degli Stati Uniti sta
facendo diventare realtà. Lo scopo dell'US Navy non è propriamente
esaltante: rifornire le navi da guerra. Ma almeno il fine ultimo va
premiato: diminuire radicalmente l'uso di petroliere in mare aperto.

Gli scienziati americani del Naval Research Laboratory della Marina
degli Stati Uniti un' idea buona l'hanno avuta: creare un mix di
anidride carbonica e gas idrogeno dell'acqua di mare e realizzare una
sorta di benzina che rifornisca le navi da guerra e con la quale, con
molta probabilità, si azzereranno i rischi di sversamento nelle acque.

Un po' di conti - Nel 2011, la US Navy, la Marina militare americana,
ha consumato quasi due milioni di tonnellate di carburante. Secondo i
ricercatori, al lavoro sul progetto da nove anni, utilizzare l'acqua
di mare potrebbe costare tra i 3 e i 6 dollari al gallone (3,8 litri).
"Per la prima volta - ha commentato la ricercatrice Heather Willauer -
siamo stati capaci di mettere a punto una tecnologia per catturare in
modo simultaneo la Co2 e l'idrogeno contenuti nell'acqua di mare,
facendone un carburante liquido. È un passaggio molto importante".

Il carburante ottenuto ha molte caratteristiche simili al cherosene
convenzionale, tra cui anche l'odore, e già può essere usato con i
motori di navi e aerei attualmente in commercio.

Ma di cosa si tratta nello specifico? Gli studiosi sono partiti da
un'idea di fondo secondo la quale gli idrocarburi sono composti da
carbonio e idrogeno e sono presenti in grosse quantità nelle acque
marine. Hanno così usato un trasformatore catalitico, convertendo le
sostanze gassose ottenute dall'acqua in un liquido. Per cui,
catturando il biossido di carbonio e l'idrogeno contenuti nell'oceano,
hanno prodotto un cherosene utilizzabile nei motori di navi, ma
l'obiettivo è anche quello di poter utilizzare questa tecnologia sugli
aerei da combattimento.

Per ora gli studiosi dell'NRL hanno dimostrato la fattibilità del
progetto facendo volare con questo nuovo tipo di carburante un
aeromodello. Una tappa importante, se si considera che in questo modo
i rischi di sversamento si riducono a zero e meno saranno i carburanti
da utilizzare. Oggi, infatti, la Marina militare a stelle e strisce
utilizza ben 15 petroliere per i rifornimenti in mare aperto, da
effettuare spesso con manovre pericolose e con tutti i rischi
ecologici del caso.

Il nuovo carburante per adesso è prodotto in piccole quantità e solo
in laboratorio, ma si mira a produrre scorte di carburante
direttamente in mare, riducendo gli oneri dei trasporti e rafforzando
di conseguenza la sicurezza. Detto fatto? Non proprio, i ricercatori
affermano che serviranno almeno altri dieci anni prima che le navi
americane siano in grado di produrre a bordo il carburante di cui
hanno bisogno.

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