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6 mar 2012

L'impero di Caltagirone Bellavista


Dall'immobiliare alla finanza, dal turismo al residenziale. Ma anche porti e aeroporti. Gli affari di Francesco Caltagirone Bellavista fanno capo a una rete di società offshore e spesso sono finiti sotto i fari dei magistrati

di WALTER GALBIATI
MILANO - Immobiliarista e affarista, ma anche grande mediatore tra pubblico e privato. Francesco Caltagirone Bellavista, cugino di Francesco Gaetano Caltagirone, è al vertice di un impero economico controllato da un gruppo di società offshore (da ultimo un trust maltese) che portano i loro tentacoli in Italia attraverso la holding Acqua Pia Antica Marcia, una vecchia immobiliare rilevata nel '94 e delistata dalla Borsa una decina di anni dopo. I settori in cui opera sono fondamentalmente due, l'immobiliare e i grandi hub, dai porti agli aeroporti, senza disdegnare alcune incursioni nel mondo finanziario. E i suoi affari sono stati spesso oggetto di interesse da parte delle procure di mezza Italia. 

Il primo settore va dalla gestione di grandi alberghi allo sviluppo residenziale. A Milano, per esempio, il gruppo si è occupato di un quartiere da 1.300 appartamenti, con asili e residenze per disabili bloccato dai magistrati, perché secondo l'accusa, sarebbe stato costruito su una montagna di immondizia. Una discarica che starebbe tuttora inquinando la falda acquifera con «metalli tossici, idrocarburi, pesticidi, diossine e solventi». Il progetto di urbanizzazione ideato dalle aziende «Acqua Pia Marcia» (di proprietà di Francesco Caltagirone Bellavista) e «Residenze Parchi Bisceglie» (gruppo Borio Mangiarotti) si trova alla periferia Est di Milano. Nel ramo alberghiero, Caltagirone Bellavista è a capo di alcuni dei più lussuosi alberghi della Sicilia, rilevati dal Banco di Sicilia (Villa Igiea e Des Palmes di Palermo, San Domenico a Taormina, Des Etrangers a Siracusa e i due Excelsior di Catania e Palermo), mentre a Venezia possiede il cinque stelle Molino Stucky.

Il business dei servizi portuali e aeroportuali vede il gruppo impegnato a Malpensa, Linate e nello scalo privato Ata a Milano, ma anche a Bologna, Venezia e Catania. I principali porti turistici in cui opera, invece, sono Imperia, Fiumicino, Siracusa, Civitavecchia. E dalla Liguria sono arrivati gli ultimi guai finanziari che hanno portato al fermo dell'imprenditore. 

Le sue incursioni finanziarie più note risalgono ai tempi dei furbetti del quartierino, quando Bellavista Caltagirone si era legato alla Hopa di Emilio Gnutti e finanziariamente alla Popolare di Lodi dell'allora amministratore delegato, Gianpiero Fiorani. Ora le finanze del gruppo non versano in ottime condizioni tanto che la holding ha chiesto una moratoria sui debiti alle banche. Il gruppo è esposto per circa un miliardo ed è stato costretto dai creditori a un piano di dismissioni: le linee essenziali prevedono la cessione del settore turistico-alberghiero e aeroportuale. 

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