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23 lug 2014

La Nasa oltre la fantascienza: "Tra 20 anni troveremo vita aliena"

Grazie ai progressi scientifici e tecnologici degli ultimi anni, la scoperta della vita sui pianeti extrasolari potrebbe davvero essere dietro l'angolo. E' quanto emerge da un recente incontro fra diversi esperti dell'agenzia spaziale americana.
La Nasa oltre la fantascienza: "Tra 20 anni troveremo vita aliena"
SIAMO SOLI nell'Universo? Alzi la mano chi non se l'è chiesto almeno una volta nella vita. Una domanda importante, che secondo gli scienziati della NASA potrebbe presto avere una risposta. La ricerca di vita su altri pianeti ha infatti costituito il tema centrale di un incontro organizzato lunedì scorso a Washington, nel quartier generale dell'agenzia spaziale americana. L'incontro ha visto la partecipazione di un panel di esperti di cui fa parte anche Charles Bolden, ex astronauta e attuale amministratore della NASA. Alla luce delle nuove scoperte dei telescopi a terra e nello spazio, gli scienziati credono di essere molto vicini a scoprire le prove della vita extraterrestre. Potrebbe anche non trattarsi di vita intelligente come la conosciamo, ma anche se si trattasse di forme più semplici sarebbe comunque una scoperta rivoluzionaria per tutta l'umanità.

Astronauti e scienziati. Tutti i partecipanti si sono dimostrati ottimisti sull'argomento, a partire dallo stesso Bolden, che pensa di far parte di quegli scienziati che "sono convinti che sia altamente improbabile che noi umani siamo soli nella sconfinata vastità dell'Universo". Un'affermazione certamente cauta, ma che lascia trapelare un chiaro entusiasmo. Oltre a Bolden, che nello spazio c'è stato di persona, hanno partecipato alla discussione altri importanti personaggi dell'agenzia spaziale americana, come John Grunsfeld, ex astronauta e amministratore associato dell'agenzia spaziale, ed Ellen Stofan chief scientist alla NASA. Non sono mancati scienziati di primo piano come John Mather, Premio Nobel per la Fisica nel 2006 e attuale project scientist del telescopio spaziale James Webb, destinato a diventare il successore di Hubble. Sebbene la NASA stia cercando tracce di vita nel Sistema Solare, ad esempio su Marte, la discussione si è concentrata sulla ricerca della vita sui pianeti extrasolari.

Non più fantascienza. L'entusiasmo degli scienziati, che può apparire esagerato, appare ragionevole alla luce delle più recenti scoperte nel settore. Considerato che i primi pianeti extrasolari sono stati scoperti solo negli anni Novanta, gli scienziati hanno fatto passi da gigante. "Sappiamo già che la nostra Galassia ha almeno 100 miliardi di pianeti, e questo non lo sapevano cinque anni fa", ricorda Matt Mountain, Direttore dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, anch'esso presente all'appuntamento. Gran parte di questi progressi si devono a Kepler, il telescopio spaziale "cacciatore di pianeti" lanciato dalla NASA nel 2009. Grazie a sofisticati strumenti, Kepler ha condotto alla scoperta di quasi un migliaio di pianeti e fornito una lista di circa 3000 nuovi candidati planetari. Kepler ha svelato una moltitudine di pianeti estremamente diversi fra loro, fra cui oggetti grandi come la Terra o che si trovano nella fascia di abitabilità, ovvero a una distanza dalla stella tale da poter ospitare acqua allo stato liquido. Nei prossimi anni, sostengono gli esperti della NASA, i telescopi di nuova generazione potranno non solo scovare un vero gemello della Terra, ma persino trovare le prove che sul quel pianeta ospita la vita.
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L'erede di Hubble. Un protagonista di questa affascinante ricerca sarà senza dubbio il telescopio spaziale James Webb, che la NASA prevede di lanciare nel 2018. Il successore di Hubble avrà uno specchio principale di sei metri e mezzo e si troverà in un punto di osservazione privilegiato. Non orbiterà infatti intorno alla Terra come Hubble, ma verrà inviato a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, in un punto che gli scienziati chiamano punto Lagrangiano L2. Oltre ad essere un punto di equilibrio gravitazionale nel sistema Terra-Sole, L2 ha la particolarità di trovarsi quasi nel cono d'ombra della Terra. Di conseguenza, il telescopio spaziale sarà quasi del tutto schermato dalla luce del Sole.

Con un po' di fortuna. Secondo gli scienziati, gli strumenti del James Webb saranno così sofisticati da poter analizzare l'atmosfera dei pianeti extrasolari, evidenziando le impronte chimiche della vita, ovvero la presenza di quei gas che possono solo essere prodotti da organismi viventi. Con il James Webb abbiamo le prime capacità di trovare la vita su altri pianeti, ma dobbiamo essere fortunati ricorda Sara Seager, planetologa del Massachusetts Institute of Technology. Scovare pianeti piccoli come la Terra è infatti una grande sfida, soprattutto perché la loro luce è immersa nell'alone della stella principale. Ma gli scienziati si stanno già attrezzando, con lo sviluppo di opportuni sistemi per schermare la luce delle stelle. Crediamo di essere molto vicini, in termini di scienza e tecnologia, a scoprire un'altra Terra e i segni di vita su altri pianeti ha aggiunto Seager. Insomma, secondo gli scienziati la fatidica scoperta arriverà prima o poi. E grazie a un lontano cugino della Terra, potremo forse sentirci meno soli nel cosmo.

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