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16 lug 2014

I mariti delle donne che “ce l’hanno fatta” sono affezionati ai loro cognomi


Samantha Power è l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite. È la terza donna a occupare una posizione cruciale nel sistema di politica estera degli Stati Uniti. Prima di lei, ci sono state Madeleine Albright e Susan Rice, entrambe nei primi quattro anni rispettivamente di Bill Clinton e Barack Obama. Power è una donna di grandi passioni politiche. Ex giornalista, inviata del Washington Post in Bosnia, attualmente in aspettativa da Harvard dove insegna diritti umani, l'intellettuale di origine irlandese ha legato il suo nome a A Problem from Hell: America in the Age of Genocide, drammatico j'accuse contro l'indifferenza degli Stati Uniti di fronte al genocidio in Ruanda.

In quanto ambasciatore all'Onu, Samantha Power vive nella residenza ufficiale da sempre riservata agli inviati americani a Palazzo di Vetro, un intero piano del prestigioso Waldorf Astoria, dove si è trasferita insieme ai figli (Declan, 5 anni e Rian, 2) e al marito Cass Sunstein, celebre professore di legge ad Harvard. Molto di più, Sunstein è considerato l'ideologo di Obama, è stato infatti la mente giuridica dell'Amministrazione, responsabile nel primo mandato di verificare che leggi e ordini esecutivi rispecchiassero e promuovessero le posizioni politiche del Presidente.

Dopo sette mesi di vita al Waldorf Astoria, stanco di essere regolarmente chiamato dal portiere Mr. Power, il professor Sunstein una mattina gli si è avvicinato e gli ha detto: «Il mio nome è Cass. Ma se mi vuole chiamare Professor Sunstein, per me va bene lo stesso».

Il portiere a quel punto ha scosso la testa stupito e gli ha risposto: «È incredibile, lei è identico a Mr. Power». L'anneddoto lo ha raccontato con ironica leggerezza Samantha Power in un'intervista che appare nel numero di agosto di Vanity Fair. Viene da commentare: donne che ce l'hanno fatta.

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