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15 lug 2014

Cardinali milionari: la mappa delle proprietà private del clero

Appartamenti, ville, vigneti, uliveti, boschi. I risultati di mesi di
ricerche catastali sui patrimoni personali di oltre cento alti
prelati: una collezione di fortune private (regolarmente dichiarate al
fisco), alla faccia dell'umiltà e alla modestia di Papa Francesco


Beati i poveri, perché di essi è il regno dei cieli, insegnava Gesù di
Nazareth nel Discorso della Montagna. Dopo duemila anni di
predicazioni nel nome di Cristo, però, sulla terra continuano a
passarsela meglio i ricchi. Non solo i laici, agnostici o miscredenti.
Anche tra i cattolici più devoti c'è chi ostenta patrimoni
invidiabili. E perfino tra gli alti prelati di Santa Romana Chiesa ora
spunta una specie di club dei milionari: cardinali e vescovi che sono
proprietari di grandi fortune private. Palazzi, appartamenti,
monolocali, fabbricati rurali, capannoni, cantine, fattorie, agrumeti,
uliveti, frutteti, boschi e pascoli sterminati.

Si tratta di ricchezze assolutamente lecite, spesso frutto di lasciti
testamentari o eredità familiari, che non si possono in alcun modo
accostare alle fortune illegali accumulate da quelle pecore nere che,
ieri come oggi, non sono mai mancate neppure nelle greggi cattoliche.
Dopo l'avvento di Papa Bergoglio, il pontefice che ha scelto di
ispirarsi già dal nome a San Francesco d'Assisi e che non perde
occasione per richiamarsi alla «Chiesa dei poveri», ammonire che «San
Pietro non aveva il conto in banca», scagliarsi contro «il peccato
della corruzione» e «certi preti untuosi, sontuosi e presuntuosi» che
sfoggiano «macchine di lusso», però, anche in Vaticano c'è chi
comincia a chiedersi quante ricchezze personali possiedano i prelati
più potenti. Chi riuscirà a passare dall'evangelica cruna dell'ago?

A regalare le prime risposte documentate è il nuovo libro-inchiesta di
Mario Guarino ("Vaticash", ed. Koinè), il giornalista investigativo
che più di vent'anni fa svelò molti segreti di Silvio Berlusconi
quando era solo "il signor tv". Dopo aver ripercorso i vecchi e nuovi
intrighi ecclesiastici, dall'Ambrosiano allo Ior, dalle collusioni
mafiose alle cricche edilizie e finanziarie, Guarino espone i
risultati di mesi di ricerche catastali sui patrimoni personali di
oltre cento alti prelati, con dati aggiornati all'aprile 2014. Una
collezione di fortune private regolarmente dichiarate al fisco, che
non ha nulla a che fare, dunque, con le polemiche sulle leggi di
favore per le istituzioni religiose o sull'esenzione dalle tasse
riservata ai beni degli enti ecclesiastici. Nessuno scandalo
giudiziario, insomma: solo un viaggio ragionato, tra citazioni dei
vangeli e appelli all'umiltà e alla modestia di Papa Francesco, alla
scoperta delle fortune immobiliari, schedate nei pubblici registri del
catasto italiano, che fanno capo alle persone fisiche di cardinali e
vescovi. Un'inchiesta giornalistica che sfata e riserva parecchie
sorprese.

Monsignor Liberio Andreatta è da molti anni il responsabile dell'Opera
romana pellegrinaggi (Orp), l'agenzia vaticana per il turismo
religioso, che organizza i viaggi di milioni di pellegrini verso mete
di culto come Assisi, Fatima o Medjugorje. Nato nel 1941 in provincia
di Treviso, il religioso proviene da una famiglia molto in vista e
oggi risulta titolare di un notevolissimo patrimonio personale: a suo
nome, il catasto italiano rilascia ben 38 fogli di visure immobiliari.
Monsignor Andreatta infatti possiede a titolo personale svariate
centinaia di ettari di terreni, coltivati a uliveti, frutteti, boschi
da taglio e castagneti, sparsi tra la Maremma e le campagne di
Treviso. Nella provincia natia, precisamente a Crespano del Grappa,
possiede anche un edificio di 1432 metri quadrati e, insieme ad alcuni
parenti, ha altri tre immobili in usufrutto. Inoltre risulta
proprietario di una serie di fabbricati rurali tra Fibbianello e
Semproniano, sulle colline toscane attorno a Saturnia. Stando ai
registri catastali, ha accresciuto il suo patrimonio anche in tempi
recenti, acquistando tra il 2008 e il 2011 altre centinaia di ettari
di uliveti in Maremma.

Grande possidente, specializzato però nell'edilizia residenziale, è
anche l'attuale arcivescovo di Palermo, ilcardinale Paolo Romeo, nato
nel 1938 ad Acireale: nella sua cittadina d'origine risulta aver
acquistato, dal 1995 al 2013, otto appartamenti e quattro monolocali
in via Felice Paradiso, oltre ad alcune abitazioni per complessivi 22
vani e altri due monolocali in corso Italia. Le visure catastali,
inoltre, attribuiscono all'arcivescovo la proprietà di altri nove
appartamenti (più un monolocale) in otto diversi stabili in via
Giuliani; tre abitazioni e due monolocali in via Kennedy; altri cinque
appartamenti (il più grande di 15 vani) in via San Carlo; un altro
edificio residenziale e tre monolocali in altre strade sempre di
Acireale, dove è intestatario di un ulteriore appartamento in via
Miracoli. Nella stesso comune siciliano, il cardinale possiede anche
decine di ettari di terreni seminativi, oltre a un vastissimo agrumeto
che però è in comproprietà con alcuni familiari.

Più diversificato il patrimonio personale del cardinale Camillo Ruini:
l'ex presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), nato a
Sassuolo nel 1931, è proprietario di tre appartamenti e tre monolocali
a Modena, in via Fratelli Rosselli. A Reggio Emilia possiede un
ulteriore appartamento, più un monolocale e un seminterrato. Insieme a
una sorella, inoltre, è cointestatario di un'abitazione (con
pertinenze immobiliari) nella natia Sassuolo. Il catasto infine
attribuisce all'ex rappresentante dei vescovi italiani la proprietà di
altri tre appartamenti e un monolocale a Verona.

Il cardinale Fiorenzo Angelini, nato a Roma nel 1916, storico sponsor
di Giulio Andreotti ed ex responsabile della sanità vaticana, si
accontenta invece della proprietà di due appartamenti su due piani a
Roma, per complessivi 16,5 vani, in via Anneo Lucano, zona Monte
Mario.

Molto meglio se la passano alcuni prelati che hanno assunto cariche
importanti negli ultimi anni. L'arcivescovo ciellino Ettore
Balestrero, nato a Genova nel 1966, che si schierò al fianco del
cardinale Tarcisio Bertone nella contesa sullo Ior, è un poliglotta
che ha girato il mondo e ora è nunzio apostolico in Colombia. Eppure
conserva numerose proprietà in Italia, tra cui una residenza di dieci
vani a Roma, in via Lucio Afranio, alle spalle dell'Hotel Hilton
Cavalieri, altre quattro unità immobiliari a Genova tra le vie
Tassorelli e Pirandello (la più grande è di 9,5 vani) e un
appartamento in nuda proprietà a Stazzano, nell'Alessandrino, dove
però possiede anche molti terreni agricoli e boschi da taglio.

Monsignor Carlo Maria Viganò, nato a Varese nel 1941, che sotto papa
Ratzinger si era conquistato la fama di incorruttibile moralizzatore,
proviene da una famiglia più che benestante: insieme a un familiare è
comproprietario di circa mille ettari di terreni a Cassina de' Pecchi,
vicino a Milano. Nello stesso comune possiede inoltre quattro
appartamenti e tre fabbricati.

Anche il vescovo Giorgio Corbellini, nato a Travo (Piacenza) nel 1947,
attuale presidente dell'Autorità d'informazione finanziaria (Aif, cioè
l'antiriciclaggio) dopo le dimissioni di Attilio Nicora, appartiene a
una famiglia ricca. Con alcuni parenti è comproprietario, sulle
colline di Bettola (Piacenza), di circa 500 ettari di boschi, due
fabbricati e altre centinaia di ettari di pascoli e terreni
seminativi. Inoltre possiede tre appartamenti e un fabbricato nel suo
paese natale.

Il cardinale Domenico Calcagno, nato a Parodi Ligure (Alessandria) nel
1943, ha dovuto lasciare in gennaio la commissione di vigilanza sullo
Ior, mentre mantiene dal 2011 la carica di presidente dell'Apsa,
l'ente che amministra gli immobili dello Stato vaticano. Ma anche il
suo patrimonio privato non è trascurabile: il catasto italiano gli
attribuisce, tra l'altro, un appartamento di 6,5 vani in via della
Stazione di San Pietro e altri quattro edifici residenziali nel suo
paese natale. Inoltre, insieme a due parenti, è comproprietario di
oltre 70 ettari di campi e vigneti in Piemonte.

I terreni agricoli sono un bene-rifugio molto apprezzato anche da
altri prelati. L'arcivescovo Michele Castoro, presidente dal 2010
della fondazione che controlla tra l'altro il grande ospedale di San
Giovanni Rotondo, possiede 43 ettari di terreni a Gravina di Puglia,
oltre a vari fabbricati rurali e a due appartamenti (il più grande di
12,5 vani). Ad Altamura, dove è nato nel 1952, risulta inoltre
comproprietario, con cinque familiari, di altri 63 ettari di vigneti.
Mentre l'ex decano dei cerimonieri pontificali, monsignor Paolo
Camaldo, possiede insieme a due parenti nella natia Basilicata, tra
Lagonegro e Rivello, un totale di 281 ettari di campi e vigneti.

Il libro di Guarino riporta correttamente che decine di cardinali
italiani anche con ruoli di prim'ordine, come Angelo Bagnasco, Pio
Laghi, Giovan Battista Re o Angelo Sodano, non hanno alcuna proprietà
immobiliare.

Nullatenente risulta, come molti altri, anche l'ex segretario di
Stato, Tarcisio Bertone, criticato però per la scelta di una lussuosa
abitazione intestata al Vaticano: un attico di circa 700 metri
quadrati a Palazzo San Carlo, ricavato dall'accorpamento di due
residenze (la prima di un monsignore morto nel 2013, l'altra di una
vedova convinta a sgomberare). Va ricordato che Papa Francesco vive in
un semplice bilocale di 70 metri quadrati, così come monsignor Pietro
Parolin, il nuovo segretario di Stato vaticano.

Gli archivi del catasto gettano nuova luce anche sulle ricchezze
personali di alcuni dei personaggi più controversi della Chiesa
siciliana. Monsignor Salvatore Cassisa, l'ex vescovo di Monreale più
volte inquisito dai magistrati di Palermo ma sempre assolto in
Cassazione, risulta tuttora contitolare, insieme a una parente, di due
immobili per complessivi 18 vani a Palermo. Con altri familiari,
inoltre, ha un appartamento in comproprietà e tre in usufrutto a
Erice, che si aggiungono a 26 ettari di terreni e 14 unità immobiliari
(per complessivi 54 vani) a Trapani.

Un vero mistero (errore della burocrazia o qualcosa di peggio?)
riguarda don Agostino Coppola, l'ex parroco di Carini che fu arrestato
e condannato come complice dei mafiosi corleonesi di Luciano Liggio
nella sanguinosa stagione dei sequestri di persona. Gettata la tonaca
e sposatosi, si era visto sequestrare tutti i beni scoperti dai
giudici di Palermo e Milano, tra cui una villa da un miliardo di lire,
prima di morire nel 1995. Eppure l'ex sacerdote, che celebrò le nozze
in latitanza di Totò Riina, compare tuttora come proprietario di 83
ettari di uliveti e 14 di agrumeti a Carini. A nome del defunto e dei
suoi familiari è registrato pure il possesso perpetuo (con l'antico
sistema dell'enfiteusi) di altri 49 ettari di campagne e due
fabbricati a Partinico. Terreni concessi al prete mafioso, stando ai
dati del catasto siciliano, da due proprietari istituzionali: il
Demanio statale e l'Amministrazione del fondo per il culto.

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