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21 mag 2014

Truffe per 600 milioni, arrestato il «Madoff» della Bocconi

 

In manette Alberto Micalizzi. In tutto sono 15 le ordinanze di custodia cautelare notificate dalla Gdf, di cui otto in carcere

di Redazione Milano online

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Alberto Micalizzi, 45 anni, docente di finanza aziendale (sospeso dall’ateneo) e ribattezzato il «Madoff» della Bocconi, è stato arrestato su ordinanza del gip di Milano Stefania Pepe con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata ad una serie di truffe attraverso operazioni finanziarie ai danni di importanti società, tra cui anche Snam, Jp Morgan, Pirelli, la filiale di Ubs di Monaco, Ubi Banca e Simgest. L’entità delle truffe è di oltre 600 milioni di euro. Da quanto si è saputo, l’ex professore di Finanza aziendale sarebbe riuscito a movimentare falsi bond per miliardi di dollari. La Gdf, sempre nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm Tiziana Siciliano, ha notificato 15 ordinanze di custodia cautelare, di cui otto in carcere.
Le truffe
Micalizzi avrebbe «promosso» due associazioni per delinquere finalizzate a una serie di truffe. Con il primo «sodalizio» criminale, a cui avrebbero preso parte anche cittadini russi e turchi, avrebbe fatto girare falsi bond raggirando per diversi milioni di euro investitori come Ubi Banca e Simgest. Con il secondo, invece, avrebbe realizzato una serie di truffe con false fideiussioni a banche estere, società e finanziarie americane come Jp Morgan, Pirelli spa, Ubs di Monaco e Snam. Nell’inchiesta sono indagate una cinquantina di persone.
Le altre ordinanze
Oltre che ad Alberto Micalizzi, l’ordinanza è stata notificata a David Andrew Spargo, Presidente della società americana Asseterra inc, Daniele Palla, Director delle società australiane di Pacific Global Oil Australia PTY e Nexus Management. E ancora, Vincenzo Nocera, «pluripregiudicato deputato al reperimento delle false fideiussioni utilizzate dall’associazione, nonché all’apertura dei conti correnti esteri sui quali far confluire le somme di denaro illecitamente acquisite, Walter Primo Zandrini, «avvocato svizzero, amministratore della società lussemburghese Aurora Capital Management Sarl, società appartenente al Gruppo Aurora Capital, nonché di numerose società aventi sede nel Regno Unito e negli Emirati Arabi», Giovanni Vittore, amministratore del Gruppo Aurora Capital, nonché referente in nome e per conto di Ernesto Cavallini di numerose società di diritto lussemburghese, Claudio Manfredi, «soggetto deputato alla predisposizione di falsa documentazione bancaria, nonché all’apertura dei conti correnti esteri sui quali far confluire le somme di denaro illecitamente acquisite». Tre indagati sono stati messi ai domiciliari: Merve Paksoy, «già analista presso Dynamics Decisions Capital Management Ltd», Ernesto Cavallini, «beneficiario economico di numerose società di diritto lussemburghese e svizzero, nonché promotore del Gruppo Aurora Capital», Ermanno Orsi, «soggetto di riferimento del trust Smeraldo». È stato infine disposto l’obbligo di presentazione trisettimanale alla Polizia Giudiziaria nei confronti di Ali Can Acundas e Andrea Galvam «già analisti presso Dynamic Decisions Capital Management», Mario Gregio, «avvocato italiano in rapporti d’affari con Micalizzi», Giovanni Michelini, «manager del Gruppo Aurora Capital, gravato da numerosi precedenti penali».
I precedenti
Già nel febbraio 2013 Micalizzi - la cui figura ricorda quella di Bernard Madoff, il finanziere americano condannato negli Stati Uniti a 150 anni di carcere - era finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta di Torino perché avrebbe promesso interessi da capogiro, fino al 6% giornaliero, sul capitale investito. L’indagine era partita dopo la denuncia della titolare della società «Borio Giacomo srl». Nel novembre del 2011, invece, Micalizzi era già stato indagato e perquisito dalla Procura di Milanocon l’accusa di truffa aggravata per oltre 500 milioni di dollari di hedge found (fondi speculativi) denominati «Decision Dynamic», lanciati e gestiti da Micalizzi, finiti in default a seguito dello scandalo Madoff e messi in liquidazione da una Corte delle Isole Cayman. I fondi erano scomparsi nel nulla, dopo la promessa di farli miracolosamente lievitare.

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