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10 feb 2014

Dossier a puntate: i primi passi di Berlusconi

ntanto permettetemi di elogiare l’ottimo lavoro di questi due giornalisti che, scavando nel passato del nostro Premier, hanno cercato di capire chi si cela dietro la maschera, di Silvio Berlusconi.
 
Silvio Berlusconi nasce a Milano il 29 settembre del 1936. Il padre Luigi è impiegato di banca, la madreRosa Bossi – nessuna parentela con l’Umberto – casalinga. Primi passi in uno stabile appena dignitoso in via Volturno, periferia, nebbia e cemento. A 12 armi collegio dai Salesiani. I successivi sette anni Silvio Berlusconi li trascorre tra le mura antiche e freddine del convitto di via Copernico, che ha una meritata fama di grande severità: sveglia alle 7, colazione a pane e latte, messa e lezioni. Alle 12 pranzo frugale, rosario e lezioni. Alle 9 a nanna, grandi stanzoni da 50 letti, sorveglianti che girano a turno cercando movimenti sospetti sotto le coperte. Un regime che, se non ti ammazza, ti prepara alla vita. Il giovaneSilvio si adatta bene. I compagni lo chiamano Mandrake, come il mago dei fumetti famoso per astuzia e trucchi magici. B gioca male a pallone e a pallavolo, ma si fa rispettare quando c’è da fare a botte.«Durante le preghiere si distraeva – racconta un ex compagno di scuola, Giulio Colombo – muoveva le labbra a vuoto e pensava ad altro».
 
L’intelligenza inquieta del Berlusconi giovane ha già altro a cui applicarsi: «Faceva i suoi compiti in fretta– ricorda Colombo – e poi aiutava i compagni in cambio di caramelle e monete da 50 lire». Non manca – tra i segni premonitori – anche una esperienza nel campo della comunicazione: la domenica ai Salesianisi trasmette un film e il piccolo Berlusconi si propone – e viene scelto – come aiutante dell’operatore. Ed è sempre Berlusconi a presentare gli spettacolini del doposcuola.

Dopo la maturità, il giovanotto si iscrive a Giurisprudenza; – e nel frattempo trova impiego come rappresentante di aspirapolvere e fotografa matrimoni e funerali. Ma è solo l’inizio: a 21 anni viene assunto da una ditta di costruzioni, e nei mesi estivi si imbarca sulle navi della compagnia “Costa“: racconta barzellette ai passeggeri, canta motivi confidenziali, si fa accompagnare al piano da Fedele Confalonieri, il suo migliore amico, che lo seguirà nella scalata ai vertici dell’imprenditoria italiana.
 
La laurea arriva nel 1961. 110 e lode con una tesi sugli aspetti giuridici della pubblicità. Vocazione? Sicuro, ma anche senso degli affari: la Manzoni, rinomata agenzia pubblicitaria, aveva infatti messo in palio un premio di 2 milioni di lire sull’argomento. Il laureando fa un figurone e intasca pure il premio.
A 25 anni Silvio Berlusconi ha una laurea in tasca e un mondo intero da scalare. Siamo negli Anni ‘60, boom economico, edilizia in espansione. Quando Carlo Rasini, proprietario della Banca in cui lavora il padre, gli offre un posto da cassiere, Berlusconi junior ringrazia e svicola. Suo padre è stato per trent’anni un funzionario modello, uno che prima di dare agli impiegati una matita nuova si fa restituire il mozzicone della vecchia e quando esce fa il giro degli uffici per spegnere tutte le luci. E’ ricco di stima e considerazione, ma la famiglia vive ancora nell’anonima dignità di via Volturno, e a Silvio questo non sta bene. A Carlo Rasini il figlio del ragionier Berlusconi ha altro da chiedere: una fideiussione per l’acquisto di un terreno in via Alciati, in una zona di Milano dove la campagna sta cedendo spazio ai palazzoni degli immigrati. Nell’affare l’aspirante costruttore cerca di tirar dentro Pietro Canali, personaggio già conosciuto nel campo dell’edilizia. Insieme fondano la Cantieri riuniti milanesi; nella società Berlusconimette dieci milioni (circa 170 milioni di oggi), in parte raccattati con le crociere e gli aspirapolvere, in parte regalatigli dal padre. Il terreno, costo 190 milioni, viene acquistato con la fideiussione della Banca Rasini. Racconterà lo stesso Berlusconi a Capital in una intervista del 1981: «Canali avrebbe voluto darmi una piccola partecipazione in questa società. Io però avevo trovato il terreno adatto, ottenuto le dilazioni di pagamento, curato la pratica per la licenza edilizia e conseguito la fideiussione. Mi sembrava giusto avere di più. Così un giorno mi armai di coraggio e andai da lui: “Per via Alciati mi sembrerebbe equo fare 50 e 50.” Canali mi guardò come se fossi matto e mi rispose che anche lui doveva essere matto a mettersi in società alla pari con un ragazzino. Ma aggiunse che se riuscivo a essere così sfrontato era probabile che ci sapessi davvero fare. E accettò».

Con questo episodio da nuova frontiera Silvio Berlusconi inizia la sua strabiliante carriera. Se in quegli anni ‘60 il termine “yuppie” fosse già noto, lui lo calzerebbe alla perfezione: indossa giacche doppiopetto con bottoni dorati, scarpe inglesi, cravatte di seta. Arriva in cantiere sempre cinque minuti prima del guardiano, e ha la parlantina sciolta che serve a convincere gli acquirenti di case che per il momento sono solo nella sua fantasia. I soldi per costruire infatti non ci sono; per piazzare i primi mattoni la Cantieri riuniti milanesi deve vendere le case sulla carta e intascare gli anticipi. Vuole la leggenda che i primi soldi veri Berlusconi li incassi dalla madre del suo amico Fedele Confalonieri, a cui vende un pentavani con servizi e rivestimenti in ceramica. La cosa singolare è che Berlusconi in realtà non costruisce nulla, non avendo né mezzi né operai. L’edificazione vera e propria degli appartamenti viene subappaltata a imprese specializzate, che succhiano via gran parte del guadagno. Bene o male, comunque, l’impresa di via Alciati va in porto senza danni: Berlusconi e Canali vendono una ventina di appartamenti e riescono persino a guadagnarci qualcosa.
Certo però il giovane Silvio non diventa ricco con le case di via Alciati. Eppure poco tempo dopo, nel 1963, il volume dei suoi affari si allarga in maniera improvvisa e spropositata: lo troviamo, infatti, impegnato in una mega operazione edilizia, la costruzione a Brugherio, zona nord di Milano, di un complesso residenziale per 4 mila abitanti. Come abbia fatto il salto di qualità è un interrogativo mai sciolto. Di certo c’è solo che nell’affare ci sono ancora la Banca Rasini in veste di parziale garante dell’operazione, e Pietro Canali. Due costruttori veri, i fratelli Botta, sono incaricati della edificazione del mega-complesso. Ha raccontato uno dei due,Giovanni, a Mario Guarino e Giovanni Ruggeri, giornalisti e autori del libro “Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv”: «Per costruire Brugherio avevamo costituito una società, la Edilnord. Berlusconi ne era l’amministratore, io e mio fratello, come altri soci, mettevamo l’opera, tiravamo su le case. C’erano un po’ di finanziamenti della Banca Rasini e per il resto non so. Guardi, dei soldi è meglio non parlare. Non sta bene curiosare su chi c’è dietro le società.Berlusconi era giovanissimo, ma pareva nato nell’edilizia e si capiva che avrebbe fatto tanta strada. Si incaricava dei permessi, appaltava i lavori, chiamava i progettisti e diceva: “questa casa la voglio così”. E così doveva essere. Uno con le idee chiare, sempre in movimento di qua e di là, bravissimo nel trattare con tutti: autorità, operai, clienti.. Se ha guadagnato con Brugherio? Non fatemi queste domande. Non posso rispondere. Chiedete a lui, e vedrete come si arrabbia. Oh, lo conosco beneSilvio Berlusconi. Ho lavorato con lui un paio d’anni, finché abbiamo finito Brugherio, e ho continuato a vederlo anche dopo… Sono convinto che prima o poi arriverà al Quirinale. Sicuro, quello diventerà presidente della Repubblica».
Dimostra di aver naso Giovanni Botta quando, nel 1986, predice l’avvento di Silvio Berlusconi al Quirinale. All’epoca, infatti, nessuno poteva immaginare che Sua emittenza un giorno si sarebbe messo in politica. Anche l’ex socio d’affari, invece, mostra di non voler ficcare il naso nelle origini della fortuna economica di Silvio Berlusconi. Le indagini giornalistiche svolte finora hanno appurato soltanto che quelle ignote fortune vengono dalla Svizzera. Della Edilnord, la società dell’affare di Brugherio, Berlusconi è infatti soltanto un socio d’opera, vale a dire quello che nell’impresa mette tempo e cervello. Socio accomodante, alias finanziatore, è la Finanzierungesellschaft fur residenzen Ag di Lugano dell’avvocato Renzo Rezzonico. Ma il professionista è probabilmente soltanto un fiduciario dei veri finanziatori, che restano protetti dalla ermetica discrezione del sistema finanziario svizzero. Chi ci sia dietro quella sigla dal nome impronunciabile, da dove vengono i soldi che permettono il grande balzo diSilvio Berlusconi nell’edilizia, è ancora oggi un segreto ben custodito. E’ grazie a quei finanziatori, comunque, che dopo l’impresa di Brugherio Silvio Berlusconi può dire addio ai vari Rasini, Canali, Bottae mettersi in proprio. Lui ha iniziato a pensare in grande. Più in grande di tutti.
 
Qui mi voglio fermare, lasciandovi appuntamento al prossimo articolo, dove cercheremo di capire le origini di Milano 2.

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