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14 giu 2013

Francesco Caio è «Mr Agenda digitale» Il manager: lavorerò gratuitamente

Ha lavorato per Lehman Brothers e Nomura ed è stato
consulente del governo inglese di Gordon Brown

Francesco Caio (Imagoeconomica)
Francesco Caio è «Mr Agenda digitale». Il copyright è dello stesso
premier, Enrico Letta, che ha presentato con questa formula il nuovo
incarico dal suo account Twitter. Il manager alla guida da un paio di
anni di Avio, ora controllata da General Electric, lavorerà pro bono
come ha subito voluto sottolineare. «L'unico modo per accettare questi
incarichi è farlo nello spirito del civil servant».

D'altra parte il board di General Electric ha datoimmediatamente il
proprio beneplacito: nella cultura americana considerano come la
naturale evoluzione di un manager di successo quella di mettere a
disposizione il know how per la società civile (e, forse, sarebbe
anche ora di importare questa prospettiva da noi). Al di là delle
competenze che tutti gli riconoscono – oltre ad avere lavorato nel
settore a livello europeo per Lehman Brothers e poi per Nomura, è
stato consulente del governo inglese di Gordon Brown – Caio è la
persona giusta perché la sua carriera è solidamente fuori dall'Italia.
Banalmente se ci sarà da calpestare qualche piede per portare a casa
il risultato collettivo lo si farà. E pazienza. Anche se la sua
filosofia nell'affrontare l'argomento sarà positivista e potrà essere
sintetizzata in due slogan ampiamente affrontati nel libro «Banda
Stretta» di cui sono stato coautore: non reinventiamo la ruota (cioè
ripartiamo da quello che di ottimo già c'è in Italia anche su questi
temi senza per forza volerci dare la zappa sui piedi) e le rivoluzioni
digitali si fanno con il pensiero analogico dove peraltro noi come
europei e italiani abbiamo ancora molto da dire.

«Volgarizzare» un po' l'argomento potrà servire anche per tirarlo giù
dalla torre d'avorio e portarlo nella vita quotidiana di tutti noi,
aiutandoci a sdrammatizzare la paura di non essere più all'altezza del
cambiamento. La sindrome di Un giorno di ordinaria follia,
straordinario film del '93 di Joel Schumacher in cui Michael Douglas
impazziva dopo aver ricevuto una lettera di licenziamento giustificata
dal suo essere diventato «obsoleto», va affrontata in molti settori
tra cui l'editoria. Ma senza creare un muro tra ciò che c'è
nell'industria tradizionale manifatturiera e dei servizi e un
supposto, molto ipotetico, mondo digitale. Ancora di più oggi con la
riscoperta del fare – basti guardare al fenomeno dei makers – dove il
digitale è uno dei tools a disposizione per reinventare ciò che già
esiste. «Futuro Artigiano» di Stefano Micelli è un'ottima guida a
riguardo.

Più in generale la stessa piattaforma Internet si presta a diventare
un dopante del sistema dei servizi al cittadino. Un esempio?
Servirebbe una bella app per cercare lavoro (e il bello è che si può
già fare con gli open data). Certo bisognerà rimettere un po' in
ordine qualche ingranaggio che non ha funzionato come si sperava, a
partire dall'Agenzia digitale. L'idea di Caio è lavorare con una
scadenza di 8-10 mesi. No di più. Sul tema Letta, che ha anche
istituito un mini-comitato part time di consiglieri con il professore
della Bocconi, Francesco Sacco, Luca De Biase (Sole24Ore) e Benedetta
Rizzo (VeDrò), pensa già a un decreto.

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