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25 mar 2013

Giallo sulla morte di Berezovski Lui disse: “La mia vita non ha senso”


L'oligarca russo Boris Berezovski


Primi accertamenti della Scientifica:
«In casa nessuna sostanza sospetta»
Si lavora sulla pista del suicidio.
Spunta un'intervista inedita:
«Non so più che cosa fare»
Il portavoce di Putin: «Aveva chiesto
perdono, voleva tornare in Russia»

La polizia scientifica britannica ha confermato di non aver trovato alcuna sostanza sospetta in casa di Boris Berezovski, l'ex oligarca russo anti-Putin trovato morto ieri nel sua residenza di Ascot. La polizia ha svolto accertamenti «precauzionali» per escludere la presenza di agenti chimici o radioattivi. Gli accertamenti di natura «precauzionale» sono stati condotti da reparti speciali della polizia scientifica britannica nella villa dell'oligarca russo Boris Berezovski, da anni nemico giurato di Vladimir Putin, trovato morto ieri nella sua residenza del Surrey, nel Regno Unito, dove si era esiliato dal 2000. La polizia ha confermato che «non vi sono pericoli» per la gente che abita nella zona. 

 

Berezovski, 67 anni, è stato trovato morto ieri nel bagno. Secondo uno dei suoi legali russi, Aleksandr Dobrovinski, si sarebbe suicidato, ma alcuni amici non credono a questa ipotesi, mentre la polizia britannica per ora non si sbilancia: e ieri ha definito non ancora chiare le cause del decesso. 

 

Il controverso oligarca russo aveva dichiarato alla vigilia della sua morte che la «sua vita non aveva più senso» e che «non sapeva più che cosa avrebbe dovuto fare d'ora in avanti». Dichiarazioni rilasciate in un'intervista informale e non registrata con un giornalista di Forbes, pubblicata nel sito Forbes.ru. «La mia vita non ha più senso. Non ho voglia di fare politica. Non so cosa devo fare - aveva confidato Berezovski al reporter Ilia Jegoulev -. Ho 67 anni e non che cosa potrei fare d'ora in avanti». Il giornalista aveva promesso a Berezovski che l'intervista non sarebbe stata pubblicata ma ha deciso di renderla pubblica dopo l'annuncio della sua morte. 

 

Non solo. Ll'oligarca russo negli ultimi tempi avrebbe voluto rientrare in Russia e aveva scritto una lettera al leader del Cremlino chiedendo «perdono» e di poter rientrare in patria da uomo libero, offrendo in cambio la sua rinuncia a qualunque opposizione politica. A rivelarlo è il quotidiano britannico The Guardian, che cita affermazioni dell'addetto stampa di Putin, Dmitri Peskov, e altre fonti russe. Peskov ha dichiarato alle tv russe che Berezovski aveva chiesto «perdono» a Putin e che prima di morire stava trattando con i vertici moscoviti un rientro in Russia. «Era un aperto e franco oppositore di Putin, ma sfortunatamente non era solo un oppositore politico», ha raccontato il portavoce, alludendo ai numerosi processi e inchieste in contumacia per frode e riciclaggio cui era sottoposto in patria, dove aveva da anni perso tutti i suoi "asset" economici, e che l'oligarca dichiarava essere motivati politicamente e manovrati dallo stesso Putin. 

 

Il Guardian scrive anche che il leader nazionalista russo Vladimir Zhirinovski, stretto alleato politico di Putin, dice di averlo incontrato per caso in una località turistica sul Mar Rosso. Zhirinovski da allora era a favore di un processo di distensione che consentisse a Berezovski di tornare nel suo Paese dopo quasi 13 anni di esilio a Londra. In una recente intervista al periodico Forbes, l'ex «eminenza grigia» del Cremlino ai tempi di Boris Ieltsin confessò di «non volere altro che di poter tornare in Russia».

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