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19 feb 2013

Chi è Giovanni Malagò, il nuovo capo del Coni

Giovanni Malagò è da pochi minuti il nuovo presidente del Coni. Direte
voi: e chi è Malagò? Nel 2009, nel libro che ho scritto su Roma per
Rizzoli, ho dedicato un capitolo a lui e alla sua straordinaria
capacità di creare relazioni a Roma, partendo da un circolo sportivo
(l'Aniene). Il personaggio merita. Qui un piccolo estratto dal libro



Giovanni Malagò arriva al circolo canottieri alle 21.45 del 4 agosto
2009 ed è molto soddisfatto: i Mondiali di nuoto sono appena finiti,
tre delle quattro medaglie conquistate dall'Italia sono state ottenute
da soci del suo circolo (Federica Pellegrini e Valerio Clerici) e di
questi suc cessi il presidente dell'Aniene ne ha appena parlato in
Campidoglio con il sindaco Alemanno. Malagò accende un grosso sigaro
cubano, si siede di fronte a un tavolino immerso nell'odore umido del
fiume Tevere, e inizia a parlare del «mondo parallelo» del circolo
Aniene: un mondo di cui non aveva mai parlato prima. Da queste parti
direbbero che è parecchio glamour: pantaloni estivi grigio nocciola,
mocassini neri senza fibia, camicia bianca sbottonata, petto
abbronzato. Il presidente è un personaggio tutto da raccontare. Per
anni è stato il punto di riferimento romano di Giovanni Agnelli che,
in onore al gran seduttore dominicano che nella Parigi del primo
Novecento conquistò le donne più belle del mondo, lo chiamava il
Porfirio Rubirosa dei Parioli. Malagò di fatto non ha mai nascosto di
essere, oltre che uomo di potere, anche un discreto latin lover. Prima
dei figli avuti con Polissena di Bagno (oggi moglie dell'editore Carlo
Perrone) e Lucrezia Lante della Rovere (figlia a sua volta del duca
Alessandro Lante della Rovere e di Marina Ripa di Meana), Malagò ha
avuto parecchie fidanzate famose (Claudia Gerini, Monica Bellucci) e
chiunque voglia trovare informazioni su tutto quello che di mondano
accade a Roma deve rivolgersi proprio a lui, «Megalò», come l'aveva
ribattezzato un'altra Agnelli (Susanna).

Ogni mattina prima delle nove e trenta, l'avvocato chiamava
«Giovannino» per chiedergli quanto di nuovo accadeva nella vita (non
solo politica) della Capitale, e Malagò metteva sempre a disposizione
il suo tesoretto di conoscenze romane ereditato in parte dalla madre
che – da nipote del vecchio ministro della Democrazia cristiana Pietro
Campilli e dell'ex governatore della Banca d'Italia Donato Menichella
– aveva costruito nel corso degli anni una buona rete di relazioni
nella borghesia capitolina. Le molte note di colore relative alla sua
vita privata (Malagò è amico tanto di Walter Veltroni quanto di
Francesco Totti; tanto dei fratelli Vanzina quanto di Luca Cordero di
Montezemolo; tanto di Carla Bruni quanto di Gianni Letta; tanto di
Giuseppe Tornatore quanto di Luigi Abete) nascondono però un
personaggio complesso che va ben al di là del potente uomo di sport.
Questo signore con il fisico asciutto e la fama da sciupafemmine è
infatti conosciuto a Roma anche per quel suo lungo curriculum di
manager di successo che gli ha permesso di rendere l'Aniene un
cruciale canale di dialogo tra molte amministrazioni e i potenti della
città. Lo stesso Megalò ammette l'esistenza, all'interno dell'Aniene,
di un mondo parallelo che vive in simbiosi con quello sportivo: «Da un
lato ci sono le medaglie olimpiche, le performance dei grandi atleti.
Dall'altro c'è tutto quello che riguarda la vita di imprenditori,
manager, professionisti, banchieri, giornalisti e costruttori romani.
Il clima che si crea nella nostra struttura ha dato la possibilità di
dare vita ad aggregazioni tra banche, di favorire molti accordi
strategici per la città, di firmare alleanze tra imprenditori e di
trovare importanti intese politiche. È successo più volte che soci
illustri dell'Aniene abbiano concluso grandi affari nel nostro circolo
ma questo avviene in maniera non voluta. Diciamo pure casuale: qui si
mangia, si beve, si gioca a tennis, si fuma un sigaro, si parla, non
so, della Roma calcio, dell'Alitalia, scattano i meccanismi di
complicità, si risolvono i problemi e si concludono accordi. Sarebbe
stupido nasconderlo: l'Aniene significa sport ma in un certo senso
significa anche business. È per questo, per i particolari valori che
esprime il nostro circolo, che mi hanno chiesto di entrare a far parte
di altre formidabili famiglie romane. Penso all'Unicredit. Ma penso
anche all'Auditorium».

Il potere dei circoli è una forza reale con cui ogni amministrazione
cittadina deve fare i conti. Come spiega l'assessore alla cultura di
Roma Umberto Croppi, «i circoli hanno obiettivamente l'ambizione di
essere anche un potere di supplenza delle politiche romane ma è anche
vero che cominciano a contare davvero a Roma nel momento in cui le
altre strutture di comando esercitano in modo non ottimale le proprie
funzioni amministrative ». Questi, spiega l'assessore, sono ambienti
di cui va tenuto conto anche per il semplice fatto che hanno una loro
funzione all'interno della produzione culturale della città: sono
luoghi di scambio, di socializzazione, di mediazione. «L'errore
commesso fino a oggi, a mio avviso, è stato quello di aver considerato
i circoli come uno dei volti senza cui sarebbe sostanzialmente
impossibile controllare gli equilibri della città: ed è proprio un
atteggiamento di questo tipo ad averli trasformati in ambienti dove
ognuno crede quasi di essere il padre eterno.»

Per provare a capire in termini più concreti la forza di un circolo
come l'Aniene e per comprendere in che senso questa realtà rappresenti
davvero una sorta di «partito reale ed efficiente della classe
borghese», il modo migliore è quello di scoprire i nomi di alcuni soci
illustri. Ci sono i banchieri: Luigi Abete, presidente della Banca
nazionale del lavoro, il suo direttore generale Fabio Gallia, Emanuele
Emmanuele, numero uno della fondazione bancaria più ricca della
Capitale (la Fondazione cassa di risparmio di Roma). Ci sono gli
imprenditori: Cesare Romiti (presidente onorario di Rcs Media Group e
fondatore della società finanziaria Gemina), Alessandro Benetton
(vicepresidente esecutivo del gruppo Benetton), Elio Catania (ex
presidente e amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato), Luca
Cordero di Montezemolo (presidente della Ferrari ed ex numero uno di
Confindustria), Matteo Cordero di Montezemolo (figlio di Luca e
amministratore delegato della società di private equity Charme),
Vittorio Merloni (presidente di Indesit Company), Andrea Mondello,
(presidente della Camera di commercio di Roma), Giuseppe Statuto
(immobiliarista romano), Marco Tronchetti Provera (ex numero uno di
Telecom), i fratelli Toti, importanti costruttori (Claudio, presidente
della Virtus Roma e Pierluigi, azionista del gruppo Rizzoli),
Alessandro Angelucci (figlio di Antonio, editore di «Libero » e del
«Riformista», e titolare di un articolato impero nella sanità privata
romana e il cui fratello, Giampaolo, il 5 febbraio 2009 è stato
coinvolto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Velletri a
proposito di una truffa per 170 milioni ai danni del Servizio
sanitario nazionale), Carlo Perrone (editore del «Secolo XIX») e
Andrea Rizzoli (direttore marketing della Rizzoli audiovisivi). Ci
sono molti componenti di una potente famiglia romana, i Caltagirone,
un loro lontano parente, Francesco Bellavista Caltagirone, e uno dei
bracci operativi del loro gruppo, Massimo Caputi. A questi vanno
aggiunti anche gli uomini legati alla politica e allo sport. Soci
Aniene sono Luca Danese (imprenditore romano e nipote della moglie di
Giulio Andreotti), Maurizio Gasparri (ex ministro della Comunicazione
e capogruppo al Senato del PdL), Jas Gawronski (parlamentare europeo
del Popolo della Libertà ed ex portavoce di Silvio Berlusconi), Gianni
Letta (sottosegretario alla presidenza del Consiglio), Antonio Marzano
(numero uno del Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro e
presidente della commissione per le riforme voluta dal sindaco di Roma
Gianni Alemanno), Altero Matteoli (ministro delle Infrastrutture del
quarto governo Berlusconi), Raffaele Ranucci (imprenditore romano,
senatore del Partito democratico e grande amico di Francesco Gaetano
Caltagirone), Andrea Ronchi (ministro per le Politiche comunitarie del
Popolo della Libertà), Walter Veltroni (ex sindaco di Roma ed ex
segretario del Pd), Piero Marrazzo (governatore della Regione Lazio),
Rocco Crimi (sottosegretario allo Sport presso la presidenza del
Consiglio), Mario Pescante (ex presidente del Coni e deputato del
Popolo della Libertà), Gianni Petrucci (numero uno del Comitato
olimpico nazionale) e Franco Chimenti (presidente della Federazione
italiana golf).

(...)

Diventare soci dell'Aniene non è però semplice. L'ingressonel circolo
avviene per gradi: la domanda deve esserepresentata da due soci con
almeno cinque anni d'anzianità (la lista d'attesa oggi è lunga trenta
mesi) e deveessere valutata da un collegio dei probiviri formato
dasette persone socie del circolo da più di quindici anni.L'esame dura
venti minuti: si verifica lo status delle persone,ogni proboviro fa
una domanda al candidato e se ilcolloquio va bene inizia un periodo di
frequenza che puòdurare da un minimo di tre a un massimo di quattro
mesi.In questo spazio di tempo il candidato frequenta ilclub senza
esserne socio, quando entra mette una firma sul registro delle
presenze e a poco a poco si fa conoscere. Alla fine del periodo di
prova, il suo ingresso viene votatoda ogni socio su una scheda
colorata. Ogni voto negativodeve essere bilanciato da tre voti
positivi e nel casoin cui il parere contrario arrivi da membri con più
diventicinque anni di anzianità i segni positivi, invece chetre,
devono essere cinque. Dal 1997, ovvero da quando Malagò è presidente,
nessuno è però mai stato bocciato.Ovviamente, se il presidente propone
al collegio deiprobiviri una nomina onoraria, si può diventre soci
anchesenza seguire il complesso iter di ammissione. «Il criterio è
semplice» ammette Malagò. «Premiamo chi hafatto qualcosa di concreto e
di fattivo per il circolo.» Sitratta dunque di casi eccezionali, che
accadono di rado.Fino al 2008, nell'arco di tutta la presidenza
Malagò, erasuccesso solo due volte: nel 2006 con il governatore
delLazio Piero Marrazzo, «perché ha fatto una cosa per noimolto
importante: ha rinnovato le concessioni che eranoferme da
quarant'anni»; nel 2007 con l'allora sindacoWalter Veltroni, «perché
ci ha dato la possibilità di ultimareun percorso che avevamo iniziato
negli anni».Gli affariMolti dei grandi affari siglati all'Aniene
riguardano in primapersona proprio Malagò. E gli esempi da fare
sonomolti. La conoscenza personale di Carlo Toto (numerouno di Air
One) lo ha messo nelle condizioni di assumereun ruolo importante
all'interno della compagnia aerea(Megalò è stato membro del consiglio
di amministrazionedella stessa Air One) e di svolgere
un'intermediazione decisivacon gli ambienti di Confindustria ai tempi
della nascitadella cordata di imprenditori che ha salvato la
compagniadi bandiera italiana, l'Alitalia. La sua amicizia
conl'avvocato Agnelli gli ha consentito di acquisire quelle
ulterioriesperienze necessarie per consolidare il suo ruoloda
amministratore delegato di una delle più famose concessionarieromane,
la Samocar (fondata nel 1977 dal padreVincenzo). L'intesa con Luca
Cordero di Montezemolo ha rafforzato il suo ruolo di rappresentante
ufficiale del marchio Ferrari nel Lazio, nella Campania, in Toscanae
in Sardegna (a Roma chiunque voglia avere una Ferrariin anteprima è
proprio a Malagò che si deve rivolgere) e quello di consigliere
d'amministrazione della Tecni-mont (la divisione di ingegneria e
sviluppo della Montedisondi cui tra l'altro è socio il figlio di Luca
Cordero,Matteo). La stima che ha per lui il numero uno di Mediobanca
Cesare Geronzi gli ha inoltre consentito di esserenominato membro del
cda della banca più importanted'Italia (l'Unicredit). Il suo rapporto
con le passate amministrazionidi centrosinistra (e in particolare con
l'expresidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra el'ex sindaco
di Roma Walter Veltroni) lo ha proiettato nel consiglio
d'amministrazione dell'Auditorium e della Festadel cinema. I suoi
ottimi rapporti con Piero Marrazzo lo hanno lanciato nel consiglio di
amministrazione di unaimportante realtà culturale (la Fondazione
Lazio). Il suo feeling con Lupo Rattazzi (figlio di Susanna Agnelli)
gli haconsentito di fondare insieme a lui una società di investimento
(la GL Investimenti). E infine, oltre a essere advisordi una delle
principali banche d'affari del mondo(l'Hsbc), Malagò è anche
vicepresidente della squadradi basket romana: quella Virtus Roma che
ha presiedutofino al 2001 e il cui numero uno è oggi il
costruttoreClaudio Toti (socio dell'Aniene e compagno di calcettodi
Malagò). Se è vero che dal punto di vista sportivo l'Aniene
rappresenta un'eccellenza nel panorama internazionale – il circolo ha
portato ventuno atleti alle ultime Olimpiadi,ha strutturato campioni
come Federica Pellegrini (oronei duecento stile libero a Pechino 2008
e oro nei 400 e200 stile libero ai Mondiali di Roma del 2009), come
Alessio Boggiatto (oro nei quattrocento misti ai Mondialidi Fukoka nel
2001) e come Lorenzo Porzio (bronzonel canottaggio alle Olimpiadi di
Atene 2004) – è anchevero, come abbiamo visto, che i circoli sportivi
esercitanouna forte «pressione» nelle partite più importanti chesi
disputano nella Capitale. Un'attività in parte raccontatadallo stesso
Malagò nel corso di un convegno organiz-zato a Milano dalla «Gazzetta
dello sport» nel dicembredel 2005. Il presidente dell'Aniene era stato
il managerincaricato di creare le condizioni affinché Roma si
aggiudicassel'edizione 2009 dei Mondiali di nuoto. Grazie alsuccesso
dell'impresa, Malagò era stato invitato a Milano per illustrare le
modalità con cui aveva portato a terminel'operazione e con cui aveva
ottenuto l'assegnazione peri Mondiali del 2009. Ecco infatti come
Malagò descrisse in quell'occasione la sua strategia: «Per i Mondiali
eravamo sfavoriti. I giapponesi avevano siglato un accordo conla Fina,
ma noi facemmo un gran lavoro di lobbing e allafine sapevamo chi erano
gli undici delegati che avrebberovotato per Roma, uno per uno». Le
sincere parole delpresidente (che sostanzialmente ha ammesso di essere
venutoa conoscenza prima del tempo di chi aveva intenzionedi votare la
candidatura dell'Aniene e di chi no) scatenarono un piccolo caso
diplomatico. Da Yokohama chiesero di smentire la dichiarazione e
persino la Federazione internazionale del nuoto (la Fina) chiese
chiarimenti immediati. Fatto sta che «il gran lavoro di lobbing» alla
fine sortiràun ottimo risultato e Malagò quei Mondiali li otterrà
davvero.

(...)

Il 6 maggio 2009, al Comitato olimpico spettava scegliereil nuovo
presidente nazionale e i candidati che sisarebbero dovuti sfidare
erano tre: Gianni Petrucci,Franco Chimenti e Paolo Barelli. Chimenti
si ritirerà ametà aprile 2009. Barelli (presidente della
Federazioneitaliana nuoto e senatore del Popolo della Libertà)
eral'unico degli aspiranti a non essere iscritto al circolo di Malagò
e la sua eventuale elezione avrebbe avuto l'inevitabileeffetto di
indebolire un po' l'universo legato alcircolo canottieri Aniene. Il
sindaco di Roma si resepresto conto di come quell'elezione fosse un
buon pretestoper sottrarre potere al mondo di Letta, e decise
diappoggiare apertamente Paolo Barelli, anche a costo dicontravvenire
a una regola non scritta secondo la quale la politica deve rimanere
fuori da un'elezione delicatacome quella del Coni. Il 15 aprile 2009
arrivò dunque ladichiarazione d'amore: «Paolo Barelli» disse
Alemannoall'Adnkronos «è una garanzia per lo sport italiano». Pur
essendo Barelli un senatore del Popolo della Libertà, Letta lavorò a
lungo per evitare che il candidato diLupomanno acquisisse eccessivo
peso nella più importanteistituzione sportiva romana (e nazionale). Il
pretestodello scontro arrivò con un'intervista rilasciata da
Barellialla «Gazzetta dello sport» nel marzo del 2009, in cuiil
senatore del PdL lasciava intendere l'appoggio direttoalla sua
campagna da parte di Silvio Berlusconi. «Per rispettoe coerenza» disse
«non potevo fare un passo delgenere senza confrontarmi col presidente
del Consiglio.» Questa frase mise Letta nelle condizioni di poter
intervenirein via ufficiale nella battaglia del Coni e il giorno
dopol'intervista inviò una nota ufficiale a tutte le redazionidei
giornali sportivi nazionali spiegando che Barelli nonera affatto
appoggiato da Palazzo Chigi. Alla fine, il mondo dell'Aniene uscì
doppiamente vincitore. Oltre alla nomina di Petrucci (la terza
consecutiva), nel corso delle stesse elezioni la giunta federale
delComitato olimpico nazionale registrò l'ingresso di unnuovo membro.
Un uomo del circolo canottieri Aniene, Giovanni Malagò.

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