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18 gen 2013

Il telelavoro di Bob, programmatore assenteista


VEVA APPALTATO IL SUO LAVORO D'INFORMATICO A UN'AZIENDA CINESE CHE LAVORAVA IN REMOTO


La truffa è stata scoperta dopo un'indagine interna: si pensava a un virus. E' stato licenziato in tronco

E' stato bello fin che è durato. Poi un controllo nei sistemi di sicurezza ha messo fine alla truffa, che pare andasse avanti da mesi. Protagonista della storia, un programmatore di software quarantenne, noto solo come "Bob", che, stufo di passare la giornata alla scrivania arrovellandosi fra codici e numeri, ha dato un nuovo significato all'espressione "telelavoro", togliendo di fatto il lavoro (che faceva però fare ad altri, spacciandolo poi per suo e ricevendo pure elogi per la sua dedizione e la sua bravura).

L'APPALTO - In pratica l'uomo – descritto come tranquillo e anonimo, di quelli per intenderci che non ti giri a guardare due volte in ascensore – aveva appaltato il suo noioso lavoro d'informatico ad un'azienda di Shenyang, in Cina, che ogni giorno, grazie ai codici di autenticazione che lui stesso aveva provveduto a far recapitare dall'altra parte del mondo tramite FedEx, si collegava in remoto al server VPN (acronimo per Virtual Private Network) della ditta americana del softwerista e svolgeva tutti i suoi compiti, mentre nel frattempo "Bob" passava la giornata a farsi i fatti suoi online (guardando video dedicati ai gatti su Youtube, aggiornando i profili Facebook e LinkedIn e navigando in eBay e Reddit). Non solo.

IL REPORT - A fine giornata dalla Cina arrivava pure un report con l'elenco degli interventi eseguiti, così che il programmatore potesse fare la sua bella relazione giornaliera ai capi. Risultato: trimestre dopo trimestre, le quotazioni di "Bob" all'interno dell'azienda erano cresciute a tal punto che i vertici lo consideravano ormai il miglior softwerista della compagnia, salvo però doversi ricredere in fretta. A far scoprire il trucchetto di "Bob" è stata proprio la connessione VPN aperta con Shenyang dalla sua postazione lavorativa e attiva regolarmente da mesi, che ha insospettito i responsabili della rete interna che, temendo la presenza di un virus o una violazione dei loro sistemi di sicurezza, hanno quindi fatto fare un controllo al Verizon Risk Team. E la verità è stata a dir poco sconcertante per tutti.

LE CREDENZIALI - «Il punto focale della nostra indagine è stato lo stesso programmatore – ha spiegato Andrew Valentine di Verizon in una nota sul Security Blog – le cui credenziali erano state utilizzate per creare e mantenere aperta la connessione con la Cina e far così credere che l'impiegato stesse regolarmente lavorando alla sua scrivania dalle 9 alle 5, quando in realtà passava tutto il tempo a navigare online, come si è poi scoperto analizzando una sua tipica giornata di lavoro. Ulteriori ricerche nel computer dell'uomo hanno poi permesso di scoprire centinaia di fatture in pdf emesse per la compagnia cinese, mentre un successivo controllo della cronologia web ha fatto venir fuori tutta la storia». Manco a dirlo, l'intraprendente "Bob" è stato licenziato in tronco.

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