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21 dic 2012

Grillo come Berlusconi? Differenze e somiglianze di due fenomeni tutti italiani Dal

lo spot dello Yomo a quello per il M5S: «Tutti e due sanno usare la tv». Ma «Berlusconi è il corpo, Grillo la voce»

Grillo mentre attraversa lo stretto (Reuters)Grillo mentre attraversa lo stretto (Reuters)
MILANO - In questi mesi l'hanno sussurrato in molti. «Grillo è come Berlusconi, Grillo è il nuovo Berlusconi». Diverse le storie, le biografie e la provenienza. Ma populismo, antipartitismo, demonizzazione dell'avversario, personalismo, battute, grande conoscenza del mezzo televisivo paiono tratti comuni del fondatore di Forza Italia e del "portavoce" del Movimento Cinque Stelle. Soprattutto usato per comunicare con gli elettori. Ma davvero Grillo assomiglia a Berlusconi? PerGiuliano Santoro, autore di Un Grillo qualunque (Castelvecchi)le analogie ci sono eccome. «Entrambi si pongono al di fuori della politica di professione. Berlusconi ha fatto di questo posizionamento un punto di forza quando è sceso in campo nel 1994. Anche Grillo, seppur abbia annunciato di non volersi candidare, ripete come un mantra la contrapposizione tra noi, gli onesti, quelli che lavorano e loro, i politici che rubano, che non si danno da fare abbastanza per il paese».

INVETTIVE E BATTUTE - Uno dei tratti in comune che più salta agli occhi è la conoscenza del mezzo televisivo. C'è chi – come il giornalista del Tg1 Angelo Polimeno nel suo libroRepubblica Atto Terzo - si è spinto a scrivere che Berlusconi abbia tentato di incontrare Grillo attraverso Antonio Ricci, autore di una storica trasmissione del Biscione nonché autore del comico genovese. «Berlusconi scese in campo mandando una videocassetta alle sue reti. Grillo usa YouTube come se fosse la televisione, e come Berlusconi deve il suo successo alla televisione, Grillo ha creato il M5S attraverso la rete. Ma è dalla televisione che proviene anche lui, da questo non si scappa», spiega Santoro. Niente proposte politiche quando si parla all'elettore. I tecnicismi sono noiosi per il pubblico. Meglio l'invettiva, la battuta, deresponsabilizzando se stessi e i cittadini. Ancora meglio puntare tutto su una figura carismatica. Il resto deve scomparire al cospetto del leader. «Il mantra è sempre lo stesso e va far leva sul malcontento diffuso. Loro (i politici di professione) fanno male. Io uomo della strada, dell'azienda posso fare meglio», sottolinea Santoro. Per il giornalista è interessante anche la logica aziendalista adottata dal Movimento Cinque Stelle unita a quella antagonista. «Per candidarsi chiedono di mandare il curriculum come in azienda, secondo una retorica meritocratica, facendo passare il messaggio: diamo un'opportunità a tutti, ma soprattutto a chi se la merita. Ma poi è Grillo a tenere le fila e a dettare le regole».

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