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19 set 2012

Soldi ai gruppi parlamentari, torna il controllo esterno. Retromarcia dei partiti dopo il passo falso --> un altro modo di mangiare soldi con consulenze d'oro?



Alla Camera torna «il principio della verifica dei bilanci dei gruppi parlamentari da parte di una società esterna». Lo ha deciso la Giunta del Regolamento con voto unanime da parte di tutti i partiti. La disposizione arriva dopo il tira e molla di questi giorni.
La massima trasparenza contabile sui fondi ai gruppi parlamentari era, a sentire i partiti, l'obiettivo condiviso da tutti, che però (fino ad oggi) si sono divisi sulla possibilità di affidare la certificazione dei bilanci dei gruppi a società esterne specializzate piuttosto che agli uffici di Montecitorio.

Dopo il caso Lusi con la gestione privatistica dei fondi pubblici della Margherita attuata dall'allora tesoriere del partito e le spese pazze del gruppo Pdl alla regione Lazio, Montecitorio si accinge a varare un Regolamento che introduce maggiore trasparenza nell'erogazione dei Fondi ai gruppi parlamentari.
A proporre il controllo dei bilanci da parte di società di certificazione esterne era stato il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Ma le posizioni, anche all'interno dello stesso partito, non sempre sono risultate uniformi.
Antonio Leone (Pdl) e Gianclaudio Bressa (Pd) hanno preparato la prima bozza di Regolamento nella quale non c'era la disposizione di affidare ad una società di certificazione esterna il controllo dei bilanci, questo perché in Giunta (prima della decisione di oggi) i gruppi si erano orientati per il controllo interno alla Camera, da parte dei deputati questori.


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In Aula però le posizioni si sono modificate.
Dario Franceschini (Pd) e Massimo Donadi (Idv) hanno annunciato ieri che i loro gruppi ricorreranno in ogni caso alla certificazione esterna.
Pier Ferdinando Casini ha precisato che se il nuovo Regolamento «prevederà la possibilità» per i gruppi di fare la certificazione esterna l'Udc farà questa scelta.
Sulla stessa linea anche Benedetto Della Vedova (Fli) che ha invitato a dare «un segnale forte» in nome della trasparenza.
Peppino Calderisi del Pdl ha ricordato «le questioni di costituzionalità», in quanto i controlli esterni violerebbero l'autodichia (il principio dell'autogiurisdizione degli organi costituzionali). Lo stesso ha fatto il leghista Raffaele Volpi, corretto però più tardi dal capogruppo della Lega alla Camera, Gianpaolo Dozzo. Che ha precisato: «La Lega Nord dà la massima disponibilità per una totale traspareza dei bilanci, ivi compresa la possibilità di certificazione da parte di società esterne, come abbiamo già fatto con la società Price Water House Coopers, per il bilancio del movimento».
A imbeccare il Pdl sono stati invece i giovani formattatori, il cui leader Alessandro Cattaneo ha osservato: «Ma perchè cari partiti italiani non vi volete bene? Perchè continuate a fare tutto il possibile perchè un onesto cittadino italiano vi volti definitivamente le spalle per iscriversi con entusiasmo e convinzione al partito dell'antipolitica?»

Oggi la decisione unanime della Giunta che (secondo quanto riferito dal portavoce di Fini, Fabrizio Alfano) ha scelto di adottare il testo Bressa-Leone integrandolo con il principio della verifica dei bilanci dei gruppi da parte di una società esterna.
Il testo stabilisce che: ogni gruppo abbia uno statuto, in cui sia indicato un tesoriere responsabile e un organismo amministrativo e il bilancio dovrà essere redatto in base a precisi criteri contabili omogenei tra tutti i gruppi; in più si esplicita che i soldi possono essere usati unicamente per le finalità strettamente connesse all'attività parlamentare. Si tratta di 36 milioni di euro l'anno distribuiti in base alla consistenza dei gruppi.

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