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9 set 2012

P2p, siamo tutti sorvegliati "Entro tre ore, sanno chi siete"


Secondo uno studio dell'Università di Birmingham, l'attività di monitoraggio di chi condivide in Rete materiali coperti da copyright è consistente. E per individuare un indirizzo serve un tempo minimo. Ma convertire le informazioni in prove per il tribunale è difficile

LA RICERCA arriva dall'Università di Birmingham, e potrebbe far preoccupare gli utenti dei siti di "torrent", quelli su cui milioni di utenti condividono contenuti di ogni tipo. Musica, film, documenti, file coperti da copyright il cui scambio, illecito secondo le associazioni dei produttori, è da sempre sotto osservazione. Ma finora nessuno sapeva il livello di dettaglio di questo scrutinio. Lo studio lo rivela, e relativamente ai "torrent" più popolari, le tante società di monitoraggio del web possono individuare l'indirizzo ip di chi scarica in circa tre ore.

LO STUDIO: DOCUMENTO IN PDF 1

Secondo lo studio, tracciare un indirizzo non è un'impresa complicata, anzi, il percorso di Rete che porta all'individuazione è piuttosto lineare da seguire. Ma ricondurre la stringa numerica alla persona fisica vera e propria è naturalmente molto più complicato, e probabilmente anche in caso di successo, dimostrare chi davvero ha scaricato qualcosa è impresa ad ampio margine di fallibilità. Peraltro in questa direzione le aziende interessate a questi dati, siano intermediari o produttori di contenuti, non possono agire direttamente: il loro strumento resta naturalmente la citazione in tribunale. Una volta in aula, far coincidere dati, persone, indirizzi, orari, software eseguiti, computer coinvolti e altro diventa un affare particolarmente complicato. Ma intanto, la montagna di informazioni raccolte cresce, anche se con una destinazione d'uso incerta.

Quello che però viene rivelato dallo studio è l'enorme attenzione riservata al fenomeno del file sharing attraverso i torrent, che non sono i file con il contenuto vero e proprio ma solo dei puntatori per scaricarli, da fonti plurime. Di fatto si registra però che gli indirizzi ip degli utenti dei vari siti finiscono sotto l'occhio degli investigatori e poi archiviati in database in cui è difficile non ipotizzare che questi dati subiscano un processo di analisi di qualche tipo.

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