Il sistema creditizio spagnolo finanzia i debiti della Liga. E adesso sarà salvato dall'Europa
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Il debito del calcio spagnolo, prima e seconda divisione, ronza attorno a 5 miliardi, un mezzo punto del deficit nazionale. Fosse una famiglia (o anche solo un'azienda normale) avrebbe già i libri in tribunale visto che gli incassi annuali sono dell'ordine dei 1,8 miliardi, ma le spese correnti sono di 300 milioni più alte. Per andare in pari (senza neppure cominciare a restituire i debiti) bisognerebbe liquidare i calciatori di un terzo della Liga oppure il Real Madrid dimezzare il monte stipendi ai vari Ronaldo, Kaka e co.
Solo di tasse arretrate e oneri sociali il futbol deve un miliardo al Regno di Spagna. Il ministro dell'Educazione e dello Sport, José Ignacio Wert, ha appena firmato un accordo con la Liga de Fútbol Profesional in base al quale, dal prossimo campionato, il 35% dei diritti tv andrà a garanzia degli arretrati. Per mettersi in regola con il Fisco, Real, Barça e gli altri hanno tempo però fino al 2020. Otto lunghissimi anni. Cominciando a pagare dalla stagione 2014-2015. «E' diffusa la sensazione - ha ammesso il ministro - che il calcio abbia ricevuto un trattamento di favore».
I restanti 4 miliardi di debiti sono un altro «favore» che le banche spagnole hanno concesso alle loro squadre: la commistione politico-finanza ne è la causa. Le varie casse locali dipendenti dalle giunte regionali o dalle grandi municipalità concedevano prestiti a imprenditori perché amici del partito o, nel migliore dei casi, perché utili all'occupazione nel bacino elettorale, indipendentemente dalla sostenibilità dei progetti. Il calcio con il suo seguito popolare rientrava (rientra?) nelle priorità politiche. Questioni spagnole? Non più visto che saremo tutti noi dell'Eurozona a coprire l'insolvenza delle banche che finanziano la Liga. Bruxelles deve ancora decidere come, ma di alternative ce ne sono poche.
Dall'Ue hanno sollecitato più volte una rottura del triangolo Liga-politica-finanza. Il Bayern Monaco, finalista di Champions e, da buon tedesco, con i conti in ordine, ha parlato di concorrenza sleale. A che squadra terrà l'arbitro, Angela Merkel?
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