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1 giu 2012

Il Fisco "avvisa" 300mila contribuenti "Il suo reddito incompatibile con le spese" Una lettera dell'agenzia delle Entrate invita al "ravvedimento operoso", ma solleva perplessità e proteste per i toni e per alcune indicazioni poco chiare, dai metodi di accertamento all'acquisto di fabbricati



Il Fisco "avvisa" 300mila contribuenti 
"Il suo reddito incompatibile con le spese"

Una lettera dell'agenzia delle Entrate invita al "ravvedimento operoso", ma solleva perplessità e proteste per i toni e per alcune indicazioni poco chiare, dai metodi di accertamento all'acquisto di fabbricati



ROMA - "Gentile contribuente, dalla sua dichiarazione dei redditi 2011 risultano alcune spese apparentemente non compatibili con i redditi dichiarati". Trecentomila italiani hanno letto questa frase, aprendo la lettera inviata loro in questi giorni dall'Agenzia delle entrate. Una lettera dalla forma ambigua e, come hanno segnalato alcuni lettori a Repubblica.it, dai toni vagamente "minacciosi".

In pratica, il Fisco ha messo a confronto la dichiarazione 2011 con le spese effettuate nel 2010 e, nel caso di 300 mila contribuenti, ha ritenuto che ci fosse qualche incongruenza tra le due voci, segnalandola per raccomandata ai diretti interessati. "Questa comunicazione ha finalità esclusivamente informative - si legge nella lettera - e pertanto non è necessaria da parte sua alcuna risposta". La filosofia dell'iniziativa è specificata qualche riga dopo: si sollecita il "ravvedimento operoso" di chi ha commesso qualche irregolarità e viene invitato a provvedere bonariamente all'integrazione di quanto "dimenticato" o dovuto allo Stato, dopo aver verificato la "compatibilità del reddito complessivo dichiarato per il 2010 con le spese indicate nel prospetto".

Il guaio è che tra coloro che hanno ricevuto la lettere ce ne sono molti che si sentono con la coscienza a posto e si chiedono: se la risposta non è richiesta, cosa devo fare? Nella sua ambiguità, qui la lettera lascia intendere che in assenza di chiarimenti anche da parte di chi si ritiene in regola, l'Agenzia procederà ai "necessari approfondimenti".

Altre perplessità riguardano proprio le modalità di questi eventuali, successivi accertamenti. Ossia se verrà impiegato il metodo dell'accertamento puro - come specificato nella lettera - , dove il Fisco sommerà le spese effettuate nel 2010 e verificherà che non superino del 20% il reddito dichiarato (in caso contrario, il contribuente dovrà dimostrare come sono state finanziate); o se invece - come pare al contrario indicare l'allegato alla lettera-  verrà utilizzato l'accertamento tramite redditometro, un metodo statistico per determinare il reddito in base all'analisi di indici indicativi di capacità contributiva salvo prova contraria del contribuente.
 
Ma non è tutto. Tra "acquisto di autovetture" e "spese pe ril lavoro domestico" - alcune delle voci riportate sull'allegato - si trova anche "acquisto di un fabbricato". Proprio questo punto è fonte di altri dubbi. Se un immobile è stato acquistato nel 2010, in seguito alle modifiche all'articolo 38 del Dpr 600/73 che calcola il costo del fabbricato su un unico periodo di imposta e non più ripartito in cinque anni, la spesa per la casa in questione potrebbe essere stata erroneamente attribuita al solo 2010. Facendo risultare così come evasori tutti coloro che hanno comprato casa in quell'anno.

"Dalle verifiche che stiamo effettuando - ha dichiarato il presidente di Federconsumatori, Carmelo Finocchiaro - le cosiddette spese effettuate non tengono conto se sono state realizzate con risparmi degli anni precedenti, se sono immobili arrivati da successioni o donazioni, se la spesa sostenuta è spalmata negli anni successivi in termini finanziari come può essere una macchina o una casa o altro bene comprato a rate. Non vorremmo pensare che questa lettera possa aprire la strada a future cartelle sulla base appunto di sistemi di calcolo sbagliati". Inoltre la preoccupazione della federazione dei contribuenti è che il ravvedimento operoso serva soprattutto all'evasore di professione per ottenere così una sorta di "condono occulto". 

Gli avvisi fanno parte di un piano per la lotta all'evasione, concordato da Agenzia e ministero dell'Economia, che dovrà portare nelle casse dello Stato almeno 10 miliardi di euro. I controlli saranno 380 mila e non toccheranno solo i privati cittadini. Per le grandi imprese, con ricavi o compensi non inferiore a 100 milioni di euro, le verifiche saranno 2.000; 13.000 per le imprese di medie dimensioni, mentre sarano 130.000 per le piccole imprese, autonomi e professionisti.

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