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28 mag 2012

Trame e affari all'ombra del Titano Il sistema Karnak fa tremare San Marino


Nella Serenissima Repubblica fioccano le inchieste giudiziarie. A quelle dell'Antimafia se ne è aggiunta una della Procura di Rimini. Una storia di malaffare trasversale. I protagonisti sono manager, finanzieri, investigatori privati, imprenditori truffaldini, camorristi, massoneria vera o presunta. Insieme muovono milioni di euro per una società che crea fatturato in Italia ma che, nel nostro Paese, non paga le tasse

Scorre veloce, impercettibile agli occhi, il fiume carsico che bagna San Marino. E' un torrente nero, grigio, nascosto. Nasce nelle province più ricche e depresse d'Italia e sfocia in questo borgo medievale che conta 33 mila anime. Se non fosse per la frontiera, sembrerebbe di essere in Italia. Non è così. Nella Repubblica del Titano di italiano restano le scolaresche in gita e i capitali criminali. In un solo anno le indagini che hanno svelato i percorsi clandestini del denaro diretto a San Marino sono state cinque. Napoli, Bologna, Catanzaro, Milano, sono le Procure antimafia che hanno sviscerato gli affari dei clan all'ombra del Titano. 

Società finanziarie gestite di insospettabili sammarinesi che riciclano i denari della camorra, della mafia e del clan dei casalesi. Istituti di credito che aprono le proprie casse ai narcomilioni della 'ndrangheta. Faccendieri accusati di essere riciclatori per conto delle 'ndrine che possono contare su conti sicuri a due passi dalla Romagna. Potrebbe sembrare una fiction ancora da scrivere. Ma non è così, nell'ultimo anno a San Marino è accaduto tutto questo. L'Antimafia è intervenuta meno volte in realtà marchiate come mafiose che qui. Un susseguirsi di indagini in grado di delineare meccanismi di cui si è sempre sentito parlare, ma che difficilmente venivano alla luce. 

Alle inchieste dell'Antimafia si è aggiunta l'inchiesta della Procura di Rimini. Una storia di malaffare trasversale. Uomini d'affari, finanzieri, investigatori privati che si sentono James Bond, imprenditori truffaldini, camorristi capaci di sfruttare l'avidità che acceca i dirigenti di grosse aziende, Massoneria presunta o inventata. Tutti insieme appassionatamente intessono trame misteriose che celano affari milionari. 

Marco Bianchini prima di essere arrestato (oggi ha solo l'obbligo di dimora), era il dirigente della Karnak, una grossa ditta fonitrice di cancelleria, con commesse pubbliche milionarie. La società a cui fa capo Karnak, la Bi-Holding, ha sede a San Marino, ma il fatturato lo crea in Italia, e qui che dovrebbe pagare le tasse. Mai fatto. Tanto che oggi con l'Agenzia delle Entrate stanno per raggiungere un accordo. Karnak pagherà 10 milioni di euro, una bazzecola in confronto agli 850 milioni di imposte dirette evase, contestati dal Fisco. Un contenzioso che va avanti da anni. 

All'accertamento fiscale si è aggiunta un'indagine penale. Sulla società italo-sammarinese si è abbattuto un uragano giudiziario chiamato "Criminal Minds". L'indagine iniziata due anni fa, a gennaio scorso ha portato a una serie di arresti. L'ex direttore Bianchini ne esce male, prima arrestato e ora con l'obbligo di dimora. Una sfilza di reati contestati a lui e agli altri indagati, dall'estorsione al trasferimento fraudolento di beni. Ma chi è realmente Bianchini? Fino al suo arresto era presidente e amministratore Karnak, ma anche per sua stessa ammissione appartenente a un ordine parallelo a quello ufficiale dei Cavalieri di Malta. Con a capo un misterioso "Padre". 

Insieme a Bianchini avrebbero fatto parte di questo ordine anche Giovanni Pierani, amministratore delegato Karnak, e Riccardo Ricciardi, sospettato di essere vicino al clan di Torre del Greco. E proprio durante le perquisizioni nella casa romana di Ricciardi, i finanzieri hanno trovato documenti in cui si parla del fantomatico Ordine di Malta e sopratutto una lista dove sono indicati delle cifre da pagare a giudici e militari. Una tabella dove non sono indicati i nomi dei magistrati né dei militari. Le città invece sì. Bologna, Roma, Rimini. Sarebbero i luoghi in cui i presunti corrotti si troverebbero. Il documento, pubblicato da Repubblica.it, parla da sé. Ora gli investigatori stanno cercando di capire se quei pagamenti sono stati realmente effettuati e quindi se corruzione c'è stata, oppure sono carte senza valore, utilizzate da Ricciardi, frequentatore di camorristi, per raggirare Bianchini. Lui stesso durante l'interrogatorio, dopo avere ammesso di fare parte della misteriosa loggia, racconta che in carcere ha avuto un illuminazione: "Forse era una strategia per gabbarmi". 

Spetta agli investigatori svelare l'arcano. Esiste la "Setta del Padre" capace di corrompere giudici e pubblici ufficiali, o sono soltanto millanterie spese da furbetti del quartiere per fregare potenti direttori d'azienda con qualche scheletro nell'armadio? A chiudere il cerchio di questa storia oscura, misteriosa e criminale, la cosiddetta "Squadra nera", il "Black team"  che si nascondeva dietro la Mb class di San Marino. Una società di noleggio auto gestita da Ricciardi e Bruno Platone, anche lui indicato come personaggio dalle amicizie camorriste. Il ruolo di Platone e Ricciardi non era solo quello di noleggiatori. Ma organizzavano anche spedizioni punitive per recuperare crediti della società finanziaria che fa capo a Karnak, la Fingestus. 

Salvatore Vargiu, indagato e pentito, descrive così la squadra di Platone: "Interferiva ogni volta che vi era la necessità di utilizzare le maniere forti e di creare timore nei soggetti". Tra di loro, secondo Vargiu, anche rappresentanti Karnak che si licenziavano. Il gruppo Platone, li avrebbe obbligati a firmare assegni non intestati con la minaccia di incassarli "qualora avessero portato alla concorrenza anche un solo cliente Karnak". Dal sistema Karnak descritto negli atti dell'inchiesta emerge il quadro di una San Marino in cui finanza e violenza, colletti bianchi e sottobosco mafioso, lavorano fianco a fianco. Ma come in tutte le storie e i romanzi criminali uno dei personaggi scopre di averla fatta grossa, e decide di pentirsi. In questo caso il suo nome è Salvatore Vargiu, un investigatore privato "assunto" da Bianchini quando era a capo di Karnak.

La gola profonda che fa tremare San Marino. Atto K. Può sembrare lo step di un operazione segreta, di attacco frontale al pianeta. Invece è un memoriale che sta facendo tremare San Marino. La firma è di  Salvatore Vargiu, titolare della società Cio (Central Information Office) di San Marino. Il campo d'azione è quello della sicurezza a tutto tondo. Investigazioni ma anche vigilanza privata. Nel 2007 diventa operativa. "L'interesse di rendere attiva l'agenzia era dovuta alle continue pressioni di alcuni personaggi politici, i quali insistevano perché a loro dire i tempi sono maturi, la Repubblica ha necessità della tua esperienza". E' uno dei passaggi iniziali del documento. Ma la storia di Vargiu si intreccia con la Karnak. E' il 2008 e lo 007 viene convocato dal braccio destro della società. "Il mio nominativo gli era stato fatto dal colonnello Zecchini della Gendarmeria e dal Maresciallo Stefano Bernacchia della polizia giudiziaria". 

I dirigenti Pierani e Bianchini temono controlli della Guardia di Finanza, e incaricano Vargiu di rintracciare un'eventuale talpa. Temono che dall'interno di Karnak qualcuno mantenga rapporti con la Guardia di Finanza e con la società Errebian Spa di Roma. "Società concorrente sospettata da Pierani, si legge nel memoriale, che avrebbe posto in essere una serie di azioni legali e politiche per far sì che Karnak non potesse più lavorare in Italia". La struttura Karnak, così la denifinisce Vargiu, ha dei costi. "Per mantenere una struttura come la nostra bisogna investire, ed il prezzo è anche questo. Abbiamo purtroppo molti nemici". E' un passo del memoriale in cui l'investigatore riporta alcune considerazioni che Pierani avrebbe espresso in sua presenza. 

"Sai quanto ci è costato sinora questo accanimento della Guardia di Finanza. Sai quanto ci costano gli avvocati". Ma Vargiu riferisce altri particolari, ancora più inquietanti. "Se si perde dobbiamo pagare 772 milioni di euro (riferito al contenzioso con l'Agenzia delle Entrate; ndr), abbiamo persone che contano dobbiamo metterle in gioco. Se si perde il presidente (Bianchini) o si suicida o scappa in Argentina(...). Ora mi sto adoperando per cercare di lavorare con lo studio Tremonti saremo più tutelati(...) la settimana scorsa siamo stati a Roma con il Presidente (Bianchini), ha organizzato una cena di lavoro in villa. E' andato tutto bene, almeno sai come sono i politici, ci hanno detto che sono dalla nostra parte, ci hanno tranquillizzati, abbiamo sponsorizzato l'uscita di un libro di un politico". E' solo la parola dell'indagato Vargiu, che nel memoriale racconta la sua esperienza diretta. Parole soltanto parole? Tutte al vaglio degli investigatori che hanno scoperchiato il sistema Karnak. 

Vargiu mette nero su bianco anche l'elenco di correntisti Fingestus, la società finanziaria gestita da Karnak, secondo gli inquirenti cassaforte del gruppo sammarinese. "Utilizzata come raccolta e transito di denaro riciclato da imprese e soggetti italiani e stranieri e depositato tramite conti cifrati presso la Banca Agricola Commerciale di San Marino". E poi elenca alcuni correntisti segreti. Tra di loro spunta il nome di un industriale siriano, di cui Vargiu scrive: " operativo nel settore immobiliare e finanziario, depositava come prima operazione 150 milioni di dollari. Da informazioni riservate risulta sospettato di appoggiare il terrorismo islamico". Un conto cifrato, a detta di Vargiu, apparterrebbe anche a Cromofin Spa. "Repubblica" ha verificato, e Cromofin dal 2011 è diventata una srl, la proprietà è per il 5 per cento di Fedra Fiduciaria Spa, tra i consiglieri c'è Giampietro Nattino, che ricopre la stessa carica all'interno di Caltagirone Editore Spa. Il 95 per cento della società indicata dalla gola profonda è della Finnat Fiduciaria Spa, presidente del Cda è Fabio Virgili, lo stesso di Biagiotti Group, di cui Finnant detiene il 100 per cento di azioni. 

Karnak chiama Italia. Fa impressione il lungo elenco di debitori italiani verso la società di San Marino. Enti pubblici, ministeri, presidenza del Consiglio, ordini professionali. Di tutto di più. Dal pubblico al privato Karnak era diventata leader nel settore della cancelleria. E da questi enti avanzava un sacco di soldi. La Guardia di Finanza durante una perquisizione ha sequestrato l'elenco dei decreti ingiuntivi, intestati a Karnak e ad alcune società del gruppo. E si legge che la Rai doveva a Karnak oltre 715 mila euro, più interessi al giugno 2008 pari a 372 mila euro. La presidenza del Consiglio dei ministri aveva accumulato un debito di oltre 800 mila euro, e interessi dovuti alla società di Bianchini per circa 400 mila euro.

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