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17 mag 2012

Lusi in Senato: «Ho dato 70 mila euro a Renzi» «Facevo quello che mi dicevano»


Tre ore davanti alla Giunta. L'ex tesoriere della Margherita accusa di nuovo Rutelli, Renzi e Bianco

Luigi Lusi (Ansa)Luigi Lusi (Ansa)
ROMA - Fa nomi (Rutelli, Bianco, Matteo Renzi), cifre, chiarisce i meccanismi dei finanziamenti, attacca il partito («Ho agito come fiduciario e lascio nelle casse 20 milioni»). È iniziata attorno alle 21 di ieri sera nella Giunta per le autorizzazioni del Senato l'audizione fiume (tre ore) di Luigi Lusi, l'ex tesoriere della Margherita accusato di essersi indebitamente appropriato di circa 21 milioni di euro dai conti del partito.


Su di lui grava la richiesta d'arresto avanzata dalla Procura di Roma, su cui i colleghi della Giunta, prima, e di tutto il Senato, poi, dovranno pronunciarsi. L'audizione che si è svolta nella Sala Pannini del Senato si è protratta fino a quasi mezzanotte, con l'ex tesoriere che non solo ha ripetuto ciò che aveva già raccontato ai magistrati, ma ha consegnato alla Giunta un suo memoriale. In pratica ha sostenuto di non essere responsabile in quanto persona. Ha sottolineato di aver dato soldi (ha parlato di annualità e di mensilità) a varie fondazioni, tra cui quella di Rutelli e ad una fondazione chiamata «Centocittà». Lusi sostiene che Matteo Renzi, sindaco di Firenze, avesse richiesto una cifra intorno ai 120 mila euro, suddivisa in tre fatture, poi il leader Rutelli «mi ha chiesto di non pagargli la terza e così ho dato a Renzi solo 70 mila euro». Ad Enzo Bianco, invece, veniva fornito - sempre secondo il racconto di Lusi - un mensile di 3.000 euro, poi passato a 5.500. E ad una società di Catania legata al marito della segretaria di Bianco sarebbe stata fornita una cifra di circa 150 mila euro, erogati - racconta l'ex tesoriere - tra il 2009 e il 2011.


Lusi tornerà davanti alla Giunta, probabilmente mercoledì prossimo, per rispondere alle domande dei commissari. L'attesa per le sue dichiarazioni, ieri, era palpabile in Senato. In particolare da parte del Pdl (partito al quale appartiene il relatore sul caso, Giuseppe Saro, che ieri al termine dell'incontro ha giudicato la testimonianza di Lusi «molto utile»). «Vedrete, si farà saltare come un kamikaze a Ramallah, vuoterà il sacco», si sussurrava nei corridoi di Palazzo Madama. Un'aspettativa alimentata da quanto l'ex tesoriere aveva dichiarato pubblicamente qualche settimana fa davanti alle telecamere di Servizio pubblico : «Posso far crollare il centrosinistra». E da quanto poi ha messo a verbale davanti ai magistrati. Affermazioni pesanti: «Ai vertici della Margherita c'era un patto per spartire i soldi». E poi: «Mi sono accollato spese altrui». E ancora: «I soldi? Il 60 per cento ai Popolari, il 40 per cento ai rutelliani». Infine: «I Popolari ignoravano quanto prendeva Francesco, che ritengo abbia avuto qualcosa di più. Alcuni sapevano delle case che ho comprato». E così via. Ebbene, ieri Lusi ha ribadito tutto e detto forse anche qualcosa in più sotto il fuoco di fila di una sfilza di domande di Saro.
Naturalmente Rutelli ha smentito tutto e ha puntato l'indice contro Lusi definito un «ladro patentato e scaltro», abilissimo nel «carpire in modo diabolico» la fiducia altrui. E un'altra smentita è arrivata da Matteo Renzi, attraverso la sua pagina Facebook:«Lusi dice di avermi dato dei soldi. Due mesi fa erano 140mila euro. Oggi siamo scesi a 70mila. Sarà la crisi…. Non solo confermo che non ho mai preso una lira, come è facilmente riscontrabile dai bonifici, dagli assegni e dai documenti. Ma continuo a dire come faccio dalla Leopolda 2010 che il finanziamento ai partiti va abolito, subito».
L'attesa in Senato sull'audizione di Lusi era forte perché politicamente il caso Lusi-Margherita sta alla coalizione di centrosinistra come il caso Lega-Bossi sta al centrodestra. Per uno scherzo del destino anche le cifre in questione sono più o meno equivalenti (ventuno milioni contro i diciotto di «the Family»).

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