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23 mag 2012

Jonathan Ive, baronetto dell'iPhone onoreficienza per il designer Apple Diventa "Sir" il progettista numero uno di Cupertino. "Sono il prodotto di un'istruzione di tipo britannico", dichiara. E per Steve Jobs era un partner spirituale, che ha contribuito in modo determinante ai successi attuali dopo il rientro dell'Ad negli anni 90

INDUSTRIA

Jonathan Ive, baronetto dell'iPhone
onoreficienza per il designer Apple

Diventa "Sir" il progettista numero uno di Cupertino. "Sono il prodotto di un'istruzione di tipo britannico", dichiara. E per Steve Jobs era un partner spirituale, che ha contribuito in modo determinante ai successi attuali dopo il rientro dell'Ad negli anni 90di TIZIANO TONIUTTI

MILIONI DI PERSONE ogni giorno utilizzano un prodotto che prima di arrivare sulle scrivanie o nelle tasche, è stato lungamente abbozzato, covato e elaborato nella mente di Jonathan Ive, il numero uno dei desiger di Apple. Sue le idee di forma e funzionalità per i prodotti che hanno portato Cupertino in vetta alla classifica delle aziende più liquide d'America: gli iMac colorati e i successivi, i Powerbook Titanium e alluminio fino ai Macbook "unibody", il primo iPod e soprattutto iPhone e iPad. Ive è britannico, una rappresentanza d'eccellenza nella California in cui passa gran parte del suo tempo. Per il servizio reso al paese, Buckingham Palace ha deciso di onorarlo del titolo di baronetto. E da oggi il vertice del design Apple può anteporre il titolo di "Sir" al nome di battesimo.

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Nato quarantacinque anni fa a Chingford, Londra est, il capo designer della Apple  ha studiato al politecnico di Newcastle. "Persino quando era al liceo ero consapevole della straordinaria tradizione del Regno Unito nel campo del design e della manifattura", racconta in un'intervista. "E' importante ricordare che la Gran Bretagna è stata la prima nazione a industrializzarsi quindi credo si possa dire che la mia professione è di fatto nata qui". La spada sulla spalla ha lasciato un segno nell'anima nel bravo designer: Ive si è detto "grato ed emozionato per la riconoscenza". E il novello cavaliere va fiero di essere il "prodotto di un'istruzione di tipo britannico". 

Partner spirituale. Ma già prima del titolo, Jonathan Ive non era proprio uno qualunque. Steve Jobs parlava di lui come di un "partner spirituale", tale era l'affiatamento tra due delle menti più in alto nell'azienda della mela. Due veri amici anche fuori dalla sala riservata a cui avevano accesso solo loro, anche se Ive non nasconde che Jobs si sia attribuito la paternità di alcune delle sue idee. Riconoscendo però che senza la spinta motivatrice dell'ex ad Apple, molte ottime idee non sarebbero mai diventate un prodotto. La stima di Steve per Ive era stellare: "Lui capisce come nessun altro cosa Apple progetta e realizza", diceva Jobs. Che conosceva perfettamente l'abilità di Ive: sintetizzare meccanismi molto complessi, inseriti in architetture semplici. Minimalismo di facciata, ma dentro la macchina, tecnologia sofisticata. Raggiungere entrambi gli obbiettivi ha lo stesso grado di difficoltà, togliere è spesso più difficile che aggiungere. 
Jonathan Ive conosce il punto di equilibrio tra i due processi. E il progetto più bello, nelle sue parole, è "quello a cui sta lavorando ora". Cosa sia, non è dato saperlo. Almeno non dice come tanti, "quello su cui lavorerò domani". Ne parla sorpreso, come può esserlo una persona che ha disegnato alcuni dei prodotti più apprezzati al mondo e che di fatto insieme a Jobs ha portato un'azienda instabile come era Apple a metà degli anni 90 alla conquista del mondo.

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