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22 mag 2012

Istat, in Italia salari al palo da venti anni

IL RAPPORTO DELL'ISTITUTO DI STATISTICA: «TRA '93 E 2011 VARIAZIONE NULLA DELLE RETRIBUZIONI»


Oltre 1,8 milioni gli scoraggiati non più alla ricerca di lavoro

Variazione nulla delle retribuzioni medie negli ultimi venti anni (Ansa)Variazione nulla delle retribuzioni medie negli ultimi venti anni (Ansa)
MILANO - I salari reali sono rimasti al palo in Italia negli ultimi 20 anni. Lo sottolinea l'Istat nel suo rapporto annuale. «Tra il 1993 e il 2011 - spiega l'Istat - le retribuzioni contrattuali mostrano, in termini reali, una variazione nulla, mentre per quelle di fatto si rileva una crescita di quattro decimi di punto l'anno».

GLI SCORAGGIATI - Sono più di un milione e 800.000, in Italia, gli «scoraggiati» ossia coloro che pur non avendo un lavoro non lo cercano perchè pensano di non trovarlo. Secondo quanto emerge dall'ultimo rapporto Istat, tra gli inattivi «si è ridotta l'area di chi non è interessato a lavorare» mentre è cresciuta la «zona grigia», ossia di coloro che cercano lavoro «non attivamente e che pur non cercandolo, sarebbero comunque disposti a lavorare». L'Istat segnala che «lo scoraggiamento e l'attesa degli esiti di passate azioni di ricerca sono state le principali motivazioni della mancata ricerca di una occupazione, segnalate da oltre 1 milione e 800 mila inattivi».

GLI ATIPICI - «Il peso degli occupati atipici (dipendenti a tempo determinato, collaboratori o prestatori d'opera occasionale) sul totale degli occupati - sottolinea ancora l'Istat - è in progressivo aumento: ha iniziato con un lavoro atipico il 44,6 per cento dei nati dagli anni '80 in poi. Il primo lavoro è stato atipico nel 31,1 per cento dei casi per la generazione degli anni '70; nel 23,2 per cento dei casi per i nati negli anni '60 e in circa un sesto dei casi tra le generazioni precedenti». Senza considerare che «a dieci anni dal primo lavoro atipico, quasi un terzo degli occupati è ancora precario e uno su dieci è senza lavoro». Secondo l'Istat, «il passaggio a lavori standard è più facile per gli appartenenti alla classe sociale più alta, mentre chi ha iniziato come operaio in un lavoro atipico, dopo dieci anni, nel 29,7 per cento dei casi è ancora precario e nell'11,6 ha perso il lavoro».

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