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28 mag 2012

Il giallo di una villa in Sardegna venduta da Daccò al coinquilino di Formigoni


Gli inquirenti vogliono approfondire la compravendita per tre milioni di euro di una casa venduta la scorsa estate dal faccendiere ad Alberto Perego




MILANO  -  "Chi parla di utilità da me ricevute deve dimostrarlo e circostanziarlo". Roberto Formigoni ieri è stato categorico. Ma altrettanto chiari sono il procuratore aggiunto Francesco Greco e i sostituti Antonio Pastore e Laura Pedio, che intitolano un capitolo del verbale dell'interrogatorio a Pierangelo Daccò, il faccendiere arrestato nell'indagine sui fondi neri della fondazione Maugeri "Altre utilità a favore del presidente Formigoni". La procura continua a smentire che il governatore sia indagato. Ma è difficile negare che i magistrati stiano valutando se iscriverlo o no: "Altre utilità" è l'espressione giuridica con la quale in un'indagine penale si formula il reato di corruzione o di concussione. 

La villa in Sardegna
In questi giorni gli ufficiali di polizia giudiziaria di Guardia di finanza e Polizia stanno quantificando tutte le spese che potrebbero essere riconducibili al governatore. Provando a isolare, tra le tante spese di Daccò, ciò di cui avrebbe beneficiato direttamente Formigoni. Il viaggio a Nizza in jet privato con partenza il 21 aprile 2011, per esempio, è costato 51mila euro. In quei giorni, però, la carta di credito Viseca del consulente della fondazione Maugeri fa registrare spese per più di 10mila euro in Costa Azzurra. Al ristorante Bacon vanno 2115 euro, altri 8115 euro servono per saldare due conti all'hotel Martinez di Cannes. Lì "si 
trovava la barca", racconta Daccò, e lì, aggiunge, "abbiamo dormito e trascorso tutte le vacanze di Pasqua e per poi tornare a Milano con lo stesso aereo preso in noleggio". Quanto di queste cifre erano "regali" per Formigoni? Gli investigatori stanno cercando di scoprirlo. Così come stanno cercando di vederci chiaro su un'operazione che non convince la procura: una villa in Sardegna venduta la scorsa estate da Daccò al coinquilino del governatore, Alberto Perego, per tre milioni di euro.

Caraibi
Altrettanto costose sono state le vacanze ai Caraibi. Oltre al viaggio in jet privato da 100mila euro per Saint Marteen, ci sono le spese da 114 e 38mila euro per le ville affittate nel Capodanno 2010-2011. In quei giorni, la carta di credito impazzisce: 1484 euro per il ristorante Le Pressoir, 1266 euro per l'hotel Eden Rock, e così via. Del gruppo fa parte Formigoni, il suo fedele Alberto Perego, altri due amici e il rettore di una scuola paritaria di Bassano del Grappa, don Guido Randon. Transazioni da capogiro sono registrate anche per i due anni precedenti: si va dai 1265 euro per il conto dello Straw Hat Restaurant del 2009 ai 13mila dollari versati il 9 gennaio del 2010 per il costosissimo Altamer Resort.

Le cene
Poi ci sono le cene. Di una, da Sadler a Milano, parla, in un altro interrogatorio Gianfranco Mozzali, uno dei manager arrestati, indicando tra i partecipanti proprio Formigoni, insieme a Perego e Simone. Non era esattamente come mangiare in trattoria: alla fine Daccò saldava conti che arrivavano fino a 26582 euro alla volta. Altrettanto costosi sono i pranzi, più intimi, da Bulgari, dove il governatore era ospite di Daccò, come quest'ultimo racconta. Le credit card del faccendiere ne riportano diverse, con totali che sfiorano i duemila euro. Gli incontri conviviali erano importanti, a detta del lobbista - come lo presenta il suo avvocato Gian Piero Biancolella - per curare le sue "pubbliche relazioni" e per mostrare ai suoi clienti "le mie conoscenze importanti".

Gli esordi
Ma qual era il vero ruolo di Daccò in Regione? Per i suoi clienti, come la fondazione Maugeri, si occupava del "disincaglio" delle pratiche che non prendevano il largo, ottenendo percentuali del 25% sugli importi sbloccati. È un lavoro che svolge dal 1978: "L'economo del Fatebenefratelli mi chiese se potessi verificare presso la Regione Lombardia lo stato di alcuni pagamenti". Al Pirellone fu "indirizzato da un politico, tale Michele Colucci (esponente del Psi lombardo, fratello del questore della camera Francesco, Pdl)".

La ragnatela
È il 1997. Da due anni presidente della Regione è Formigoni, amico intimo di Daccò. "Il mio amico e socio Antonio Simone mi ha portato a casa Costantino Passerino (l'ex direttore amministrativo della Maugeri, ndr) Alla cena partecipammo io, lui e Simone. Nel corso della cena Passerino mi parlò di alcune problematiche della fondazione (...) e mi disse che aveva bisogno del mio intervento per la risoluzione di questi problemi". Daccò comincia a darsi da fare e si rivolge subito agli uomini che in Regione sostengono il movimento di Formigoni. "Parlai con il direttore generale della sanità dell'epoca, Francesco Beretta, un ciellino". Poi ci sono i contatti con Carlo Borsani, ex assessore alla Sanità in quota An, con il suo successore, il leghista Luciano Bresciani, e con Giancarlo Abelli, assessore alla Famiglia.

La festa per la Massei
Un ruolo centrale, nella strategia di Daccò, ce l'ha Alessandra Massei, una dei memores domini di Cl. La dirigente, socia in affari di Daccò, ex manager della Maugeri, tra il 2008 e il 2011 è ai vertici della Asl di Venezia, dove, secondo i sindacalisti della Uil, avrebbe cercato di "privatizzare" la riabilitazione affidando ai suoi ex datori di lavoro di Pavia. Poi approda in Regione Lombardia. E al suo arrivo, secondo Passerino, sarebbe stata organizzata una "cena per festeggiare l'assunzione". I pm hanno trovato sui suoi conti numerosi versamenti in contanti. E ritengono che si sia occupata dell'accreditamento dei posti letto per una clinica del gruppo a Milano. La stessa clinica per la quale Daccò guadagna più di 4 milioni di euro per un'intermediazione immobiliare. È sempre più difficile sostenere che frequentare il giro formigoniano non abbia fruttato vantaggi economici all'uomo che pagava le vacanze del governatore.

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