'AZIENDA DI E-COMMERCE ASSUME DA SUBITO A TEMPO INDETERMINATO, MA CON QUALCHE CAUTELA...
Tre mesi di prova per testare il neo-assunto: «Così valutiamo come lavora». Ma c'è chi lamenta di essere stato illuso
LA STRATEGIA - La strategia è questa: l'azienda con quartier generale negli Stati Uniti assume i suoi dipendenti italiani - al netto degli stagisti impegnati in programmi di formazione universitaria - con un contratto (da subito) a tempo indeterminato. Un investimento importante, nessuna considerazione sull'articolo 18 che ingesserebbe il mercato del lavoro per la presunta mancata flessibilità in uscita, soprattutto il tentativo di smarcarsi dalla precarietà diffusa che penalizza le scelte (anche di vita) dei giovani.
IL PERIODO DI PROVA - La contropartita che richiede l'azienda è però chiara: il periodo di prova lo è a tutti gli effetti. I 60 giorni lavorativi (tre mesi solari) vengono utilizzati dal management per testare il neo-assunto. Se non è sufficientemente "smart" (per dirla utilizzando un lessico caro agli anglosassoni) e non dà prova di abnegazione totale viene messo alla porta. E' una tendenza evidente soprattutto per le funzioni aziendali di tipo commerciale, in cui la produttività viene valutata anche per l'eventuale raggiungimento degli obiettivi. Ma sostengono i suoi detrattori è una pratica che interesserebbe altri dipartimenti (dal legale all'amministrativo) e sarebbe diventata preponderante, tanto da dar seguito a un forte turn-over del personale. In termini di diritto del lavoro - segnala la giuslavorista Maria Vinciguerra (di Kpmg Advisory) - «è tutto perfettamente legittimo, anzi sarebbe persino auspicabile da parte delle imprese usare al meglio questo periodo-finestra per valutare attentamente il candidato», per evitare poi di trovarselo sul "groppone" (in attesa della riforma Fornero). Considerazione condivisa anche dell'azienda che parla di «criteri meritocratici, dove chi ha competenze ha possibilità di far carriera e crescere professionalmente».
LE ASSUNZIONI - Resta un interrogativo: in 60 giorni lavorativi si riesce a valutare minuziosamente le qualità di un candidato? Dalla sede milanese di Groupon assicurano di sì. Eppure - segnalano alcuni dipendenti messi alla porta prima del termine del periodo di prova - soltanto da marzo sarebbero cominciate le prime lettere di licenziamento individuali e molti avrebbero abbandonato la loro scrivania venerdì, non rientrando il lunedì (e alimentando "un clima di tensione diffuso"). I maligni sostengono che il boom delle assunzioni (Groupon ha 430 dipendenti e in quest'ultimo anno ha contrattualizzato centinaia di giovani, grazie alla definitiva sedimentazione dei consumi legati agli acquisti collettivi) si sarebbe arrestato per la crescita dei reclami degli utenti e con la difficoltà di far fronte ai rimborsi. Ma - al netto delle considerazioni di tipo economico - Groupon sembrerebbe anticipare il principio-ispiratore del disegno di legge Fornero: «Il posto di lavoro legato alla produttività», come ha segnalato il titolare del Welfare in un recente forum di Corriere Tv. Eppure qualche malessere c'è.
Nessun commento:
Posta un commento