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10 apr 2012

Se la biblioteca condominiale fa vendere prima la casa

Se la biblioteca condominiale 
fa vendere prima la casa

Gli immobiliaristi di New York: boccata d'ossigeno anti rumore 
È il servizio più esclusivo, negli Anni 80 era la piscina

La biblioteca condominiale, nuovo must newyorcheseLa biblioteca condominiale, nuovo must newyorchese
MILANO - Negli anni Ottanta era la piscina condominiale a far decollare le vendite di un nuovo centro residenziale. Dopo è stato il turno della palestra, poi quello della lavanderia condivisa e via con altri «sogni americani» capaci di trasformare il grigio urbano in qualcosa di esotico. Ora l'America inverte la rotta dei servizi offerti e punta, in piena era dell'ebook, sulle biblioteche condominiali. «La palestra, gli spazi verdi e il tetto attrezzato ancora motivano fortemente l'acquisto - racconta al New York Times Tami Shaoul, vice presidente di Corcoran Group, gruppo immobiliare che investe sulla nuova tendenza -. Ma i clienti sgranano gli occhi quando scoprono che tra i servizi c'è la biblioteca condivisa».

Un «low cost frill», uno sfizio a buon mercato, rispetto alla cantina refrigerata per i vini, alla sala giochi dei bambini, alla vasca idromassaggio e all'area-ricevimenti. «Basta un piccolo spazio ricavato nella lobby e il gioco è fatto», suggerisce Kathy Braddock proprietaria di una società immobiliare. Eppure, al tempo stesso, un segno evidente di lusso, «quasi come avere il quarto figlio», azzarda il paragone Roy Kim, vicepresidente di Extell, un gruppo che entro il 2013 realizzerà condomini con libreria annessa. Adesso la scommessa è indovinare se il modello sarà esportabile in Italia, dove le librerie hanno fatto il loro ingresso nei musei, nei caffè, addirittura nei ristoranti, ma non rientrano nelle attrattive elencate dagli immobiliaristi.

«L'idea della library è profondamente radicata nello spirito americano e non è stata sorpassata dall'era digitale - osserva lo scrittore e critico Philippe Daverio, primo nella classifica ebook con il suo volume «Il museo immaginato» -. Pensiamo soltanto a quanti film americani abbiamo visto dove c'è un uomo che di sera, anziché guardare Porta a Porta, si siede nella sua poltrona di cuoio, illuminata da una lampada, e legge il libro preferito... ». Anche per questo l'affaccio delle biblioteche nel settore immobiliare non sorprende. «Dagli anni Settanta in poi, con l'AT&T Building di Philip Johnson, gli Stati Uniti hanno scoperto l'utilità di aggiungere arte e cultura agli immobili. L'idea di condividere piaceri in uno stesso luogo è simbolo dell'esclusività di alcuni condomini di Park Avenue, dove si entra solo dopo approvazione unanime dei residenti, e al tempo stesso di uno spiccato spirito collettivo - prosegue Daverio -. Nella nostra cultura individualista non vedo grandi sbocchi per idee come queste».

Opinione condivisa da Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, capofila del progetto Porta Nuova che a Milano ha ridisegnato su calco newyorchese l'area di Porta Garibaldi. Prima di approdare a un progetto definitivo l'imprenditore ha studiato da vicino i modelli anglosassoni, orientali e statunitensi. «Alla fine siamo giunti alla conclusione che stavamo confrontandoci con culture profondamente diverse dalla nostra, più esibizioniste, dove l'atout condominiale viene visto come qualcosa da mostrare agli altri ma non da godere», dice Catella. Nelle residenze Porta Nuova gli architetti hanno puntato su «vere necessità». «Per esempio una sala, da affittare al consumo, per organizzare cene e party impensabili in casa: in pratica un'estensione della propria abitazione».

La mancanza di spazi, d'altra parte, è anche uno dei motivi della nascita delle librerie nei condomini americani: al 1 Rector Park, complesso di lusso ma dalle metrature ridotte, lo spazio della biblioteca è vissuto come una boccata d'ossigeno dagli schiamazzi dei bambini o dall'aspirapolvere della cameriera. «L'idea dei condomini mixed-use è approdata anche qui - dice Cristina Paini, a.d. della società Gestione che cura i condo-Hotel Ramada in Italia, circa 7200 strutture in tutto il mondo. «Ma tra i servizi prediletti dagli acquirenti continuano ad esserci palestra, spa e al massimo un putting green, per i golfisti più fanatici».

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