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17 apr 2012

Mafia, arresti a Palermo nel partito di Romano «Condizionamenti nella gestione dei rifiuti»

N MANETTE ANCHE VINCENZO GANCI CANDIDATO A CONSIGLIERE COMUNALE NELLA LISTA-CARONIA


Arrestato Francesco Lo Gerfo, indagato come il boss mandamento

Arresti a Palermo nella notte (Ansa)Arresti a Palermo nella notte (Ansa)
MILANO - Il clan mafioso di Misilmeri condizionava l'attività amministrativa del comune di Palermo per controllare il lucroso affare dei rifiuti. È quanto emerge da indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo, che hanno portato lunedì notte ai cinque arresti dell'operazione «Sisma». In carcere Francesco Lo Gerfo, 50 anni, indicato come il boss del mandamento, Mariano Falletta, 53 anni, Antonino Messicati Vitale, 40 anni, Stefano Polizzi, 55 anni, e Vincenzo Ganci, 46 anni.

IL CANDIDATO - Quest'ultimo figura nella lista delle amministrative «Amo Palermo», collegata alla candidata sindaco Marianna Caronia, deputata regionale dei Popolari di Italia domani (Pid), il partito dell'ex ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, attualmente sotto processo a Palermo col rito abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa. Un avviso di garanzia ha raggiunto il presidente del consiglio comunale di Misilmeri, Giuseppe Cimò, 48 anni. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, con intercettazioni telefoniche e ambientali ma anche grazie al contributo di collaboratori di giustizia tra i quali Stefano Lo Verso, dopo l'arresto del capomafia di Misilmeri, Antonino Spera, la reggenza era stata assunta da Lo Gerfo.

LE ATTIVITA' CRIMINOSE - Oltre a controllare attività criminali tipiche, come le estorsioni e i videogiochi installati nei locali pubblici, il boss manovrava perchè soggetti a lui vicini scalassero i vertici della politica locale, come il presidente del Consiglio comunale ora indagato. Punto di snodo tra la mafia e il Comune, secondo la Procura, era quello di Vincenzo Ganci, che in politica ci stava da consigliere di circoscrizione e che si apprestava a fare il salto tentando di approdare al consiglio comunale di Palermo. Tra i più remunerativi interessi economici della cosca, quelli nel settore dei rifiuti, dove il mandamento operava attraverso la ditta di Mariano Falletta, ritenuto in effetti un prestanome di Lo Gerfo. Il boss poteva così distribuire posti di lavoro presso il Coinres (Consorzio intercomunale rifiuti energia servizi), ente costituito tra la Provincia regionale di Palermo e 22 Comuni dell'Ato 4, e acquisire commesse dal Comune di Misilmeri.

IL CONSORZIO DEI RIFIUTI - Il Coinres versa ora in serie difficoltà economiche e nei Comuni serviti la raccolta dei rifiuti è spesso interrotta per giorni dai dipendenti del Consorzio che protestano per gli stipendi non pagati. Sotto la gestione di Lo Gerfo, il mandamento mafioso di Misilmersi aveva assorbito la 'famiglià di Villabate, che negli ultimi faceva riferimento, invece, al mandamento di Bagheria. Il dettaglio viene ritenuto significativo dagli inquirenti perchè segnala un mutamento delle articolazioni territoriali mafiose con un ritorno agli assetti storici di Cosa Nostra. Nel corso delle indagini è stata pure ricostruita un'estorsione ai danni di una sala ricevimenti, la «Villa Fabiana» di Bagheria. A imporre il pizzo, proprio la cosca di Villabate, capeggiata da Antonino Messicati Vitale. Una parte dell'attività investigativa ha riguardato anche la famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, il paese d'origine dell'ex ministro Romano, e in particolare un suo esponente, Salvatore Barrale, indicato come uno dei principali responsabili del mantenimento delle famiglie di detenuti. Al boss Lo Gerfo, infine, faceva riferimento anche la famiglia mafiosa di Bolognetta, di cui uno dei referenti più in vista era Stefano Polizzi, accusato di aver curato alcune estorsioni. Il mandamento di Misilmeri era inoltre in contatto con i mandamento palermitani di Porta Nuova, Pagliarelli, Brancaccio e Tommaso Natale.

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