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16 apr 2012

Lande si racconta: «Il denaro? Non mi interessa. Prima famiglia e onore»


Il «Madoff dei Parioli» parla per la prima volta da quando è stato arrestato: la sua «verità» sulla maxi truffa ai vip. «Dai magistrati una linea di massimo danno»

Gianfranco Lande (foto Proto)Gianfranco Lande (foto Proto)
ROMA - Gianfranco Lande, detto il «Madoff dei Parioli», dal quartiere che ha contribuito più di altri a diffondere la sua fama, è in carcere dal 24 marzo 2011. Accusato per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati di attività finanziaria abusiva, truffa e ostacolo alla pubblica vigilanza è difeso dagli avvocati Salvatore Sciullo e Susanna Carraro. 
Le domande sono state recapitate a Regina Coeli tramite posta ordinaria mentre le sue risposte sono state inviate per fax. 
Lande, lei ha parlato di «bullismo giudiziario».

Ma perché i magistrati dovrebbero fare i «bulli» con lei?
«Bullo è chi approfitta impropriamente di un temporaneo vantaggio. Per alcuni è la stazza, per altri il numero, per altri la vastità di poteri concessa dalla procedura penale. In quella occasione mi riferivo al pubblico ministero e alla gip, i quali hanno proceduto sommariamente su una linea di massimo danno. I greci chiamavano tale atteggiamento "hybris"».

Lande con uno dei suoi legali in aula (Proto)Lande con uno dei suoi legali in aula (Proto)
I suoi soci hanno avuto condanne pesanti, perfino superiori alle richieste del pm. Cosa teme ora?
«Non temo nulla. Lenin diceva che i fatti sono argomenti dalla testa dura. Posso aggiungere che, per questo, resistono a qualsiasi tentativo di strumentalizzazione. Della qualità dei miei «soci» ho già parlato. I fratelli Raspi partecipavano al progetto Dharma. Gli altri si facevano gli affari propri. E' emerso chiaramente che chi ha patteggiato lo ha fatto sotto l'enorme pressione della permanenza in carcere».

Cos'è il denaro per lei?
«Non ho mai capito chi si danna per accumularlo. E non ho mai voluto accumularne. Ho sempre vissuto del mio lavoro e ho dato per scontato che avrei lavorato fino all'ultimo giorno della mia vita. Prima del denaro vengono l'onore e la famiglia, poi la soddisfazione professionale, quindi gli interessi intellettuali».

L'esterno della sede della Epg ai Parioli: la placca della società è stata rimossa (Milestone)L'esterno della sede della Epg ai Parioli: la placca della società è stata rimossa (Milestone)
Ripercorrendo le tappe della sua vita, in aula, non ha avuto un momento di commozione. In cella, invece, le capita?
«L'unico momento di commozione l'ho avuto il 20 dicembre 2011 ricordando che la mia ex compagna ha dovuto affrontare 8 mesi di carcere. Che ciò ha colpito anche sua figlia e che la nostra famiglia è stata sbriciolata. Il tutto senza che ne derivasse un vantaggio per le indagini o per gli investitori».

Sigilli alla porta della società Epg di Gianfranco Lande (Milestonemedia)Sigilli alla porta della società Epg di Gianfranco Lande (Milestonemedia)
Durante il processo, lei evita di guardare il pm Luca Tescaroli...
«Ho sempre risposto sinceramente e dettagliatamente alle domande del pubblico ministero e mi sono messo a sua disposizione già da novembre 2010, ma lui ha scelto di ignorare tale atteggiamento. Pur rispettando profondamente la sua funzione, mi disturba trovare nel mio campo visivo chi non si è soffermato un attimo a riflettere sulla custodia cautelare per gli indagati (poi imputati) e per gli investitori. La reclusione preventiva è molto efficace nel rendere impossibile il mio accesso agli archivi societari e nel menomare la mia capacità di difesa».

Bernard Madoff, in carcere negli Usa per una truffa da 50 miliardi di dollari, usava pagare i vecchi investitori con i soldi dei nuovi. Lei operava attraverso uno schema analogo ?
«Le società che fanno riferimento a me, quelle del gruppo Dharma, non hanno mai operato in tale modo. Ho riscontrato invece che Eim Inc, la cui movimentazione bancaria in Italia non controllavo, funzionava così».

Lande come appariva nel suo blog prima dell'arresto Lande come appariva nel suo blog prima dell'arresto
Tra i clienti di Bernard Madoff c'erano anche vip (si è parlato di Spielberg, Malkovich, il nobel Elie Wiesel). Nel suo caso compaiono registi, attori, ballerine. I suoi prodotti non attraevano investitori di professione?
«La gestione per conto di soggetti istituzionali è un segmento ad altissima concorrenza e dai margini assai ridotti. Due società del gruppo Dharma erano invece attrezzate per fornire servizi tecnici e infrastrutturali, segmento molto più proficuo, a investitori istituzionali di piccole e media dimensioni».

Il liquidatore dell'Egp, Gianluca Brancadoro, ha detto che erano stati creati «schermi di interposizione tra Lande e i risparmiatori utilizzando società con lo scopo di mascherare la realtà e frodare i risparmiatori» 
«Non ho bisogno di difendermi. La sua relazione (di Brancadoro, ndr ) è stata scritta sulla base di un colossale pregiudizio e un'analisi che definire frammentaria è generoso. Mi riservo di chiedere conto per le vie legali di tutte le affermazioni che, come pubblico ufficiale, avrebbe dovuto verificare attentamente».

Lei ha detto che progettava di aprire una banca. Come l'avrebbe finanziata, con quali garanzie?
«Agharti (una delle sue società, ndr .) sin dal 2007 era registrata in Francia. Come holding bancaria (Ente finanziario secondo la direttiva europea 48/2008): se i miei cosiddetti soci fossero stati davvero tali, avrebbero aderito al mio progetto creando patrimonio nel gruppo Dharma invece di far entrare e uscire 220milioni di euro in Eim Inc (l'ammontare del crac, ndr ).

Promotore in proprio. Assicuratore in proprio (Vector Aerospace). Solo con la sua compagna Raffaella Raspi sembra aver avuto un rapporto produttivo di partnership... 
«Dharma Holdings aveva 130 azionisti ed era previsto che l'azionariato si espandesse ulteriormente. Avevo elaborato un modello di business per il quale era stato registrato un marchio. Non si trattava di un banale progetto di banca familiare ma della creazione di un soggetto «paneuropeo», il primo nella sua specie».

Secondo i calcoli il suo ex socio, Roberto Torregiani, aveva messo da parte quasi 1 milione di euro l'anno. Lei dice di non aver un soldo. Dobbiamo ritenerla uno sprovveduto?
«Chiariamo bene che Torregiani, come Castellacci, procacciava clienti per se stesso e gestiva discrezionalmente i patrimoni affidatigli. Se avesse procacciato clienti per me, i loro denari mi sarebbero stati trasmessi e li avrei investiti. Ciò non è accaduto. Se Torregiani ha messo da parte tanti soldi grazie alla sua attività in Eim inc, lo sprovveduto è lui».

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