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2 apr 2012

Il presidente Schmitt copia la tesi di dottorato La scoperta dopo venti anni e le dimissioni


Lo scoop del settimanale Hvg travolge la prima carica dello Stato, criticato anche per la sua vicinanza al discusso premier Orban

Il presidente della Repubblica Pal SchmittIl presidente della Repubblica Pal Schmitt
MILANO - Alla fine ha dovuto cedere. Il presidente della repubblica ungherese Pal Schmitt ha rassegnato le sue dimissioni, dopo essere finito al centro di accuse sul fatto che la sua tesi di dottorato risulterebbe per l'80 per cento copiata. Il capo dello stato ha annunciato il suo passo lunedì in Parlamento, dopo che domenica aveva affermato di non voler lasciare il suo incarico ritenendo di avere la «coscienza pulita». Aveva, invece, attaccato il Senato accademico dell'Università Semmelweis, la sua Alma Mater, che la scorsa settimana ha riconosciuto che la tesi di dottorato dell'ex olimpionico di scherma era per la gran parte frutto di un copia-e-incolla di citazioni di uno studioso bulgaro e uno tedesco. «In base alla Costituzione, il presidente deve rappresentare l'unità della nazione ungherese. Io, purtroppo, sono diventato un simbolo di divisione. Sento che è mio compito lasciare l'incarico», ha affermato il capo dello stato magiaro di fronte al Parlamento.

LO SCANDALO - Da settimane Pal Schmitt era sotto i riflettori. L'opposizione ha ripetutamente chiesto le dimissioni di questo stretto alleato del discusso primo ministro Viktor Orban. Alla fine della scorsa settimana, lo stesso premier era parso separare la sua posizione da quella di Schmitt, sottolineando che eventuali dimissioni dovevano essere frutto di una scelta personale. La vicenda parte venti anni fa, nel 1992, quando l'ex olimpionico di scherma ottenne il suo dottorato di ricerca con una tesi sui programmi olimpici. Il settimanale Hvg rivelò che l'80 per cento della tesi sarebbe una ricopiatura di uno studio del ricercatore bulgaro Nikolai Georgiev e, in alcuni parti, del tedesco Klaus Heineman. Su 215 pagine, solo 18 si potrebbero dire certamente farina del sacco di Schmitt. Diciassette 17 pagine, invece, verrebbero da una ricerca di Klaus Heineman. Il resto dallo studioso bulgaro. Sia la figlia di Georgiev che Heineman hanno smentito la versione di Schmitt, per cui quelle citazioni sarebbero venute da lavori comuni: mai l'attuale presidente avrebbe collaborato con loro.

LA COMMISSIONE - Dopo la rivelazione, l'Università Semmelweis ha creato una commissione ad hoc che, pur prendendo atto del fatto che gran parte dello studio di Schmitt era fatto di citazioni non riportate in bibliografia, ha concluso che il plagio non vi sarebbe stato. Conclusione, questa, rovesciata il 29 nmarzo dal Senato accademico dell'Ateneo, che invece ha strappato il titolo di dottore di ricerca al presidente. Il quale, dal canto suo, domenica ha detto alla radio pubblica Kossuth che la decisione del Senato accademico non sarebbe legittima in base alle normative attuali. La vicenda di Schmitt ha un parallelo in Germania, dove, lo scorso anno il ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg si dovette dimettere per una vicenda analoga. Pensando a questo caso, la scorsa settimana anche l'Economist scrisse, con sarcasmo, che in un altro paese «il presidente starebbe in questo momento scrivendo la lettera di dimissioni o cercando una lettera da copiare». Alla fine le dimissioni sono venute. A voce.

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