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2 apr 2012

Facebook verso l'Ipo: vale 103 miliardi di dollari. Lo stop ai titoli manda in crisi le piattaforme online

Si cominciano a chiaire i contorni della quotazione di Facebook a Wall Street, quella che si annuncia come l'Ipo dei record. E si scoprono anche dei lati poco positivi: al di là dei timori di una bolla che potrebbe causare la valuazione ormai stratosferica dell'azienda, sono in ballo molti posti di lavoro nelle piattaforme online specializzate nella negoziazione di società non quotate. SecondMarket ha deciso di tagliare il 10% del proprio personale (ora 150 persone) per far fronte al calo del carico di lavoro, prevedibile dopo che il social network sarà sbarcato a Wall Street. Come scrive il Wall Street Journal, SharesPost - rivale di SecondMarket – ha condotto l'ultima negoziazione di azioni Facebook, 150mila titoli quotati 44,1 dollari l'uno.

Proprio questo valore sta facendo discutere gli analisti: in base all'ultima asta prima dell'Ipo condotta su SharesPost (una "borsa privata" dove singoli individui possono acquistare e vendere azioni fuori mercato) la società di Mark Zuckerberg vale 103 miliardi di dollari, ovvero l'8,9% in
più rispetto alla precedente valutazione. In attesa della in Borsa, dove Facebook punta ad arrivare in maggio, il social network - secondo indiscrezioni - sospenderebbe da questa settimana gli scambi sul mercato secondario e lavorerebbe alla risoluzione delle partite ancora aperte.
Il co-fondatore, Mark Zuckerberg, intanto vola in Giappone dove nelle ultime ore ha incontrato il premier Yoshihiko Noda.

Un incontro - afferma il Wall Street Journal - che suggella il boom che Facebook sta sperimentando in Giappone: nel settembre 2010 il social network aveva solo 2 milioni di utenti giapponesi, poi balzati in poco più di 12 mesi a 12 milioni. «Sono ancora un principiante di Facebook, per favore insegnatemi tutto» ha scritto di recente su Twitter Masayoshi Son, il maggiore imprenditore nipponico nel settore tecnologico. Prima dell'ascesa di Twitter e Facebook, i servizi di social network in Giappone era dominati da società nazionali quali Mixi, lanciata nel 2003, Gree e Mogabe.

Dall'Ipo dei record il social network punta a raccogliere 5 miliardi di dollari, cifra che potrebbe facilmente salire a 10 miliardi. La quotazione, una della maggiori della storia americana, si è resa necessaria per il superamento dei paletti imposti dall'attuale normativa, in base alla quale una
società deve necessariamente quotarsi se raggiunge i 500 azionisti.

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