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24 ago 2011

Microsoft fa causa a Motorola per Android. Uno smartphone su due negli Usa è "Google inside"

Perché Google ha messo sul tavolo quasi 13 miliardi di dollari per comprare Motorola Mobility? Anche per portarsi a casa una serie di brevetti (17mila quelli complessivamente rilevati) utili a respingere le accuse che le grandi rivali – Apple e Microsoft in testa – le stanno muovendo, direttamente e attraverso alcuni produttori di smartphone, per l'utilizzo improprio di tecnologie coperte da copyright. A dare sostanza a questa tesi, è di ieri la notizia che proprio Microsoft ha presentato denuncia in carta bollata per la presunta violazione di sette brevetti relativi ad Android impiegati negli smartphone Droid 2, X Droid, Cliq XT, Devour, Backflip e Charm. E la richiesta avanzata dal colosso di Redmond è ormai un ritornello noto: se l'International Trade Commission dovesse dare ragione a Microsoft, per Motorola scatterebbe il blocco dell'importazione (e quindi della vendite) di questi prodotti negli Stati Uniti. 

Gli avvocati di Microsoft hanno motivato l'azione legale spiegando come la compagnia abbia "una responsabilità verso gli impiegati, i clienti, i partner e gli azionisti e deve salvaguardare la propria proprietà intellettuale. Motorola infrange i nostri brevetti e abbiamo fiducia nel lavoro dell'Itc". Dichiarazioni ormai stereotipate, al pari di quelle scontate dei portavoce di Motorola, che hanno confermato come la società "si difenderà vigorosamente dalle accuse". 

La cosiddetta "guerra dei brevetti" conosce in ogni caso un nuovo capitolo – la causa in questione ha per oggetto presunte violazioni relative alla modalità di sincronizzazione di posta elettronica, contatti e calendari e alla notifica del segnale telefonico e a quella del cambiamento del livello di carica della batteria – e si tratta a tutti gli effetti del sequel della denuncia che Microsoft sporse nell'ottobre del 2010 per gli stessi brevetti, ma relativamente a un numero più ristretto di prodotti. L'azienda di Redmond aveva inoltre chiamato davanti ai giudici Motorola in passato perché reputava esose le richieste di royalties per i brevetti in suo possesso, in presunta violazione degli accordi presi con l'Ieee (Institute of Electrical and Electronics Engineers) e l'Itu (International Telecommunication Union), con i quali s'impegnava a concedere i propri brevetti sulle tecnologie Wlan e H.264 su basi "non discriminatorie e ragionevoli". Il produttore, da parte propria, aveva puntato il dito sull'utilizzo non autorizzato (da parte di Microsoft) di 16 dei suoi brevetti.

In attesa del 4 novembre, quando i giudici toglieranno il riserbo sui risultati dell'inchiesta (la sentenza definitiva è invece fissato al 5 marzo 2012), resta il fatto che se Google pensava di frenare le azioni giudiziarie della concorrenza con il botto dell'acquisizione ferragostana, si è invece subito materializzata una prima e decisa risposta contraria. Arrivata tra l'altra dall'azienda (Microsoft) che dal successo di Android sta ricavando fior di quattrini (si parla di un miliardo di dollari l'anno) sfruttando gli accordi di licensing perfezionati con alcuni produttori di smartphone e tablet (Htc il nome più noto) che utilizzano il sistema operativo di Mountain View.

Android, intanto, continua a scalare le classifiche di gradimento fra gli utenti di smartphone negli Stati Uniti. Stando infatti ai dati resi noti nelle scorse ore dalla società di ricerca Npd, la piattaforma mobile di Google ha catturato il 52% del venduto del secondo trimestre 2011, surclassando quelle degli iPhone con iOs (la cui fetta di mercato si ferma al 29%) e dei BlackBerry con a bordo il sistema operativo proprietario di Research in Motion (scesi all'11%). Windows Phone e WebOs, il software che Hewlett Packard ha giubilato con l'annuncio dello spin off della divisione pc e che i rumors danno come possibile obiettivo di Qualcomm, si sono invece dovuti accontentare entrambi di una quota inferiore al 5%.

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